Antoon Van Dyck, pittore fiammingo, nato alla fine del ‘600 è ricordato per i suoi magistrali ritratti di corte. Visse in Italia ma poi si trasferì definitivamente in Inghilterra, dove crebbe la sua fortuna grazie ai favori del re Carlo I. Van Dyck fu un pittore che cercò sempre di distinguersi, nonostante si ispirasse palesemente ad alcuni dei suoi miti e maestri.
Vita di un “enfant prodige”
Antoon Van Dyck, nasce ad Anversa, settimo figlio di una ricca famiglia borghese che commercia in sete e stoffe pregiate. Compie il suo apprendistato dal pittore H. van Baelen, e a 17 anni ha già un suo piccolo studio. Tra il 1616 e il 1620 diventa assistente e collaboratore di Rubens. Fu proprio il celebre pittore ad avvicinarlo definitivamente al mondo dell’arte. I primi testi che ne narrano la collaborazione risalgono al 1617. Il famoso artista riconobbe subito il talento di Van Dyck tanto che gli permise di completare alcune delle sue opere che aveva avviato solo con un disegno preparatorio.
Dopo un primo breve periodo in Inghilterra, Van Dyck si reca in Italia, precisamente a Genova. Qui risiederà per quattro anni e vi realizzerà la maggior parte delle sue opere italiane. Genova non è una meta casuale, dal momento che le nobili famiglie locali intrattenevano da decenni rapporti commerciali con le Fiandre. Qui però, il giovane pittore incontra non pochi ostacoli. Osteggiato nelle commissioni pubbliche dai più influenti pittori locali, sceglie di dedicarsi quasi esclusivamente alla ritrattistica. L’oligarchia genovese si ritrova nei ritratti di Van Dyck. Rientrato ad Anversa nel 1628, decide di trasferirsi a Londra. Qui arriva nel 1632 e grazie alle sue straordinarie doti di ritrattista diviene pittore ufficiale del re.
Antoon Van Dyck, un nuovo sguardo verso il Barocco
I valori estetici espressi nel Rinascimento furono messi in crisi e così l’arte diede vita alla nuova corrente artistica: il Barocco. Van Dyck è uno degli esponenti più rappresentativi. Faceva anche parte della cosiddetta “Scuola di Anversa”. Una scuola di artisti attiva ad Anversa, prima nel XVI secolo quando la città era il centro economico dei Paesi Bassi, e poi nel XVII secolo quando divenne la roccaforte artistica del barocco fiammingo, appunto, sotto Peter Paul Rubens, suo mentore ed amico.
Ritratti e Autoritratti
Il talentuoso pittore fiammingo non eseguì solo autoritratti della nobiltà europea. Tanti sono anche gli autoritratti. Vi proponiamo forse il suo più particolare: “Autoritratto con girasole”. Eseguito da Van Dyck durante il periodo di fama maggiore, precisamente nel 1632/33. Era stato infatti da poco nominato principal Paynter in order to their Majesties, primo pittore di corte da re Carlo I e gli erano state donate una grande collana d’oro ed il titolo Sir. Van Dyck infatti decide di autocelebrarsi, ritraendosi con un abito di seta cremisi, con lo sguardo per osservare gli spettatori ed un evidente collana d’oro al collo. Accanto a lui, un grande girasole, sul cui significato si è sempre molto dibattuto.
Un bellissimo dipinto del periodo giovanile è il ritratto di Sofonisba Anguissola. La pioniera della pittura rinascimentale declinata al femminile, incontra il promettente pittore fiammingo che era stato convocato nel capoluogo siciliano dal Viceré Emanuele Filiberto di Savoia per eseguire alcuni ritratti e la grande pala della Madonna del Rosario. Van Dyck era entusiasta di incontrare la pittrice tanto da volerle fare un ritratto. Lo sguardo della pittrice non è rivolto allo spettatore ma trasmette tutta la fierezza di una donna matura che ha fatto della sua vita una rivoluzione.
Un altro ritratto degno di nota è sicuramente “Il Ritratto di Carlo I in tre posizioni”. Il quadro, realizzato nel 1635, rientra nella serie di numerosi ritratti che Van Dyck esegue per il re d’Inghilterra Carlo I. La particolarità però è che questo dipinto non nasce con lo scopo di ritrarre il re in modo da celebrarne la potenza del sovrano. Il quadro fu infatti inviato a Roma per permettere al grande scultore Gian Lorenzo Bernini di eseguire un busto del sovrano. Il celebre scultore, si muoveva difficilmente dall’Italia e perciò Van Dyck, per facilitare e rendere più preciso il lavoro di Bernini, ritrasse il re in tre posizioni, facendone poi un quadro comunque molto ammirato.
Non solo ritratti
Van Dyck non fu solamente un eccellente ritrattista. Nonostante fu grazie a questi che costruì la sua fama e la sua fortuna, degni di nota sono anche i dipinti di carattere mitologico e religioso a cui il pittore non dedicò solo una parte marginale della sua produzione artistica.
Esempi validissimi sono ad esempio “Sansone e Dalila”, dipinto in due versioni, a distanza di 10 anni (1620 e 1630) o “Madonna col Bambino” dipinta nel 1620/27 o ancora “Riposo durante la fuga in Egitto” realizzato nel 1630.
Ilaria Festa
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