Jacques Prévert, artista eclettico, pacifista convinto e poeta libertario. Il più celebre letterato del ‘900 francese. A 45 anni dalla morte, celebriamo il poeta che non seguì regole grammaticali, né metriche, creatore di una poesia libera e diretta. Attraverso i suoi versi faceva critica sociale e parlava dell’amore, in tutte le sue infinite forme. Tutto immerso in atmosfere fantastiche, quasi fiabesche e con un forte senso dell’umorismo.

“Me ne frego totalmente di quale sia il ruolo del poeta, mi hanno chiamato poeta, ma io ho scritto così, sono un artigiano, ho scritto per far piacere a molti e infastidire altri, e va bene!”

Jacques Prévert, pacifista ateo e libertario

Prévert è senza dubbio uno degli autori più popolari di Francia. Oltre ad interessarsi della poesia era anche un appassionato di cinema e fu anche sceneggiatore e dialoghista. In seguito alle sue vicende personali e all’ambiente in cui crebbe, sviluppò una spiccata sensibilità verso i più deboli e gli ultimi della società. Appartenente alla corrente del Surrealismo, Prévert fu autore di liriche in prosa e in versi che esprimono i suoi convincimenti più grandi: la Religione è un inganno, la Filosofia è un lusso, la Società è autrice di ingiustizie e l’Amore è l’unica cosa che può permettere all’uomo di evadere dalla sofferenza quotidiana.

Il poeta è sempre considerato come un essere diverso che in qualche modo ha il compito di lasciare ai suoi versi la libertà di esprimere quello che l’uomo “normale” non potrebbe fare. Le caratteristiche principali delle opere di Prévert sono l’uso di frasi brevi e di ripetizioni per enfatizzare i concetti. Inoltre il poeta usa molte frasi esclamative proprio perché la sua è una poesia scritta quasi di getto, parlata. 

L’Amore come salvezza e veicolo di Libertà

L’uomo vive nel dolore. Nella società moderna del consumo, tutto si somiglia e di conseguenza l’uomo vive una monotonia che gli procura angoscia. Il dolore, in questo caso, viene identificato nella difficoltà di vivere. A farne le spese sono soprattutto le classi meno abbienti della società. La religione, la guerra e la povertà sono invece, per il poeta, i mali collettivi. Quei mali che interessano tutti, indipendentemente dal grado sociale di appartenenza. Ateo convinto, Prévert paragona la religione alla guerra perché fautrici entrambe di un potere catastrofico che distrugge soprattutto, ancora una volta, i reietti della società.

“Padre nostro che sei nei cieli, restaci! E noi resteremo sulla terra, che a volte è così bella.” 

Il poeta attraverso i suoi versi denuncia le ingiustizie ma cerca anche di dare dimostrazione di gioia di vivere, libertà creatrice e amore. L’Amore, infatti, è l’unica via d’uscita. Un concetto di amore fisico e concreto. Un amore che permette all’uomo di contrapporsi al male e alla meschinità del mondo. Simbolo della libertà estrema sono i bambini e gli animali, perché privi della bassezza e dell’individualismo tipici degli adulti.

Nel 1946 pubblica la sua prima raccolta Paroles. Un successo di pubblico enorme. A questo successo, seguiranno “La pioggia e il bel tempo”, “Alberi” e “Le foglie morte”. Abbiamo selezionato per voi cinque delle sue poesie tratte dalla raccolta.

Spectacle, Intermède

Se la parola è d’argento e il silenzio d’oro,
il grido del cuore dovrebbe essere un diamante multicolore

Il giardino

Mille anni e poi mille
Non possono bastare
Per dire
La microeternità
Di quando m’hai baciato
Di quando t’ho baciata
Un mattino nella luce dell’inverno
Al Parc Montsouris a Parigi.

I ragazzi che si amano

I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell’abbagliante splendore del loro primo amore

Paris di notte

Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L’ ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia

Il giudizio delle nazioni

Minerva piange
le spunta il dente del giudizio
e di nuovo la guerra ricomincia

Ilaria Festa

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