Nella storia dell’Arte, esistono diversi sorrisi universalmente conosciuti. Pensiamo all’ammiccante Marilyn Monroe nella serigrafia di Andy Warhol, o al ghigno soddisfatto di Cupido in Amor Vincit Omnia, capolavoro di Caravaggio; oppure, ancora, alla sensuale Maja Desnuda di Francisco Goya, provocante e smorfiosa. Tra tutti, però, ce n’è uno, impenetrabile ed enigmatico, che da secoli è oggetto di diatribe e contenziosi tra gli studiosi di tutto il mondo: quello della Monna Lisa.

Realizzata da Leonardo da Vinci tra il 1503 e il 1506, è una delle opere più famose ed apprezzate di sempre. Eternamente contesa tra il nostro Paese e il Louvre, che la ospita dal 1797, è divenuta una vera e propria meta di pellegrinaggio. Turisti provenienti da ogni parte del pianeta si accalcano ogni giorno per ammirarla e per tentare di decifrare la sua ambigua espressione. Il fascino di questa donna del mistero è accresciuto dai dubbi circa l’identità della modella scelta da Leonardo. La tesi più accreditata sostiene che, a posare per il pittore, sia stata Madonna “Monna” Lisa Gherardini, moglie del nobile Francesco Giocondo (da cui La Gioconda, altro nome usato per il dipinto). Un’ipotesi più recente, tuttavia, conduce ad un’altra dama italiana, Isabella d’Este.

Isabella d’Este: una donna di cultura

L’incredibile somiglianza tra Isabella d’Este e La Gioconda

Nata il 17 maggio 1474 nel Palazzo Ducale di Ferrara, era la primogenita di Ercole I d’Este, secondo duca di Ferrara, e della principessa Eleonora d’Aragona. Il padre, in verità, aveva auspicato l’arrivo di un maschio, ma la bambina si rivelò fondamentale per le alleanze della famiglia. La giovinetta poté contare su un ottimo precettore, Battista Guarino, che le fece conoscere la storia romana e le insegnò a tradurre il latino. Studiò canto, musica e danza; la sua formazione eccellente la resero colta e raffinata, in grado di spaziare tra i più svariati argomenti.

A soli sei anni, Isabella era stata promessa a Francesco II Gonzaga, futuro marchese di Mantova. Poco dopo, Bona di Savoia l’aveva richiesta come sposa per il cognato Ludovico il Moro, ma i giochi erano ormai fatti. All’età di quindici anni e mezzo, la fanciulla convolò a nozze con il ventitreenne Francesco. Il loro fu un matrimonio travagliato, costellato di gelosie, tradimenti e scontri, aggravati dalle difficoltà nel concepire un erede. Ad impensierirla , inoltre, era la rivalità con la sorella Beatrice. Isabella non le perdonava la redditizia unione con Ludovico (Milano era lo Stato più ricco della penisola, dopo Venezia), e di aver avuto dei figli maschi prima di lei.

Al di là delle manovre politiche e degli alti e bassi della sua vita pubblica e personale, la signora di Mantova si distinse sempre per la sua spiccata intelligenza e per la sua cultura. Sua peculiarità fu la passione per il collezionismo, ed è passata alla storia per essere stata uno dei più importanti mecenati del Rinascimento. I coniugi Gonzaga furono patroni di Ludovico Ariosto mentre questi era impegnato nella stesura dell’Orlando Furioso, e numerosi artisti si riunirono alla corte mantovana; da Raffaello Sanzio ad Andrea Mantegna, fino a Tiziano, che la ritrasse due volte. Tra di loro, anche Leonardo da Vinci.

Leonardo e Isabella, la “Monna L’Isa (bella)

Le notizie circa il genio toscano e la nobildonna sono solo parzialmente documentate. Tra le poche certezze, un disegno di Isabella eseguito da Leonardo nel 1499 a Mantova, attualmente esposto al Louvre. Ma quello che per i più potrebbe sembrare soltanto un ringraziamento dell’artista per la protezione ricevuta, per altri è un indizio fondamentale riguardo una questione ben più intricata. Sono in molti, infatti, ad essere convinti che la celeberrima Monna Lisa, altri non sia che la “primadonna del Rinascimento”. Ma come si è arrivati a quest’idea?

Un elemento da tenere certamente in considerazione è rappresentato dagli scambi epistolari tra i due protagonisti della vicenda. Sono state rinvenute diverse lettere risalenti agli anni 1501-1506, in cui Isabella, direttamente e tramite agenti, incalzava da Vinci con richieste per la promessa esecuzione di un ritratto a olio. La Gioconda, in effetti, rientrerebbe proprio in quel periodo. Ad acuire i sospetti, una lampante somiglianza tra gli schizzi preparatori, raffiguranti la margravia mantovana, e la Monna. L’abbigliamento, l’acconciatura, i tratti somatici. Certo, la moda dell’epoca era quella, ed è difficile individuare con chiarezza le similitudini tra le due, dato che il carboncino riproduce Isabella solo di profilo. Eppure, in quei capelli ondulati e sciolti, nell’elegante abito scollato, con a sbuffo e corpetto rigato, e soprattutto in quella posa serena, con le mani giunte in grembo, è impossibile non riconoscere altro.

Anche il nome, in fondo, potrebbe essere interpretato in un modo differente. Nel suo saggio Gli occhi della Gioconda – Il genio di Leonardo raccontato da Monna Lisa, Alberto Angela azzarda, forse scherzosamente, forse no, una supposizione. «Potrebbe essere divertente supporre» – butta lì l’autore- «che Monna Lisa vada intesa come Monna d’Isa, alla lombarda. Potrebbe quindi trattarsi di Isabella d’Este che Leonardo ritrasse ancora da giovane per ricompensarla dell’ospitalità». Ancor più banalmente, Monna Lisa potrebbe diventare Monna L’Isa(bella).

Il caso del quadro ritrovato

Indirettamente collegato al dubbio sull’identità della povera Gioconda, è la questione del dipinto di Leonardo perduto e ritrovato. Nell’ottobre 2013 il Corriere della Sera ha presentato un ritratto di Isabella d’Este, acconciata come Santa Caterina d’Alessandria, in collezione privata, attribuendone la paternità al Maestro e ai suoi allievi. La tela, ritrovata nel febbraio 2015 all’interno del caveau di un istituto fiduciario a Lugano e in procinto di essere venduta, è stata al centro di una battaglia processuale senza esclusione di colpi, ancora aperta. Ciò che però salta all’occhio è la somiglianza tra la Isabella ritratta come Santa Caterina, quella del disegno preparatorio di Leonardo (con il quale condivide anche la posa) e la Monna Lisa. Vestiti similari, capigliature affini, e la mano del pittore, ove certa, ove no.

La Gioconda è un rebus che ha ammaliato generazioni di appassionati, critici d’arte e semplici curiosi. Isabella d’Este è stata una figura risoluta, potente, e importantissima per il suo tempo. Se queste due donne, così complesse e piene di incognite, siano o meno la stessa persona, è una domanda destinata a restare tale. La risposta, dopotutto, è celata dietro il sorriso beffardo della Monna Lisa, e lei non sembra avere fretta di svelare nulla.

Federica Checchia

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