«Il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di poter affermare che erano perfettamente normali, e grazie tante.». Con questo incipit, ben ventisette anni fa, Harry Potter entrava di prepotenza nelle nostre vite. Il 26 giugno 1997, infatti, veniva pubblicato Harry Potter e la Pietra Filosofale, primo volume della saga nata dalla penna di J.K.Rowling. Un vero e proprio fenomeno globale, che ha rivoluzionato per sempre il genere fantasy. Sette romanzi, una serie di pseudobiblia a essi collegati, otto film, uno spin-off e un musical dopo, la Pottermania non accenna a diminuire e, anzi, continua a fare proseliti, anche tra i giovanissimi. I bambini di ieri, ormai adulti di oggi, leggono la storia di Harry ai loro figli. In questo modo, l’amore per le avventure del maghetto inglese si tramanda di generazione in generazione.

I cancelli di Hogwarts potrebbero, inoltre, riaprirsi a breve. HBO Max ha, infatti, recentemente annunciato di avere in cantiere il progetto di una serie TV tratta dai libri dell’autrice britannica. Un reboot che sta facendo sognare milioni di lettori, ma che è già al centro di diverse polemiche. I fans e la scrittrice vorrebbero uno show quanto più possibile fedele alla trama originale, mentre la casa di produzione sarebbe orientata verso qualche modifica. Nell’attesa di vedere chi la spunterà, il ragazzino con la cicatrice a forma di saetta continua a tenere banco.

Harry Potter: un inizio difficile

Harry Potter
Il primo, storico capitolo di Harry Potter e la Pietra Filosofale

Non è, tuttavia, sempre stato tutto rose e fiori. L’idea di Harry Potter s’insinuò nella testa della Rowling nei primissimi anni Novanta, mentre si trovava in treno con il suo compagno. Prese a scrivere qualcosa, ma non ne era soddisfatta; poi, sopraggiungero i problemi personali. Trasferitasi a Porto, sposò il giornalista Horge Arantes, da cui ha avuto una figlia, Jessica, ma i due si separarono poco dopo. Tornata in patria, si stabilì a Edimburgo, dove, con fatica, riprese le fila del suo libro. Fu un periodo di difficoltà economiche e di depressione, dal quale ebbero origine i noti e terribili Dissennatori, creature che risucchiano ogni speranza e gioia a chi entra in contatto troppo ravvicinato con loro. Nel 1995, però, terminò la stesura de La Pietra Filosofale e si mise alla ricerca di un agente letterario. Trovò la persona giusta al momento giusto in Christopher Little, che propose il manoscritto a dodici case editrici, i quali,però, lo rifiutarono, giudicandolo troppo lungo.

Finalmente, dopo tante porte in faccia, una porticina si aprì, e la poco conosciuta Bloomsbury Publishing accettò di dare alle stampe la sua opera. La decisione di puntare su una completa sconosciuta fu presa da Nigel Newton, allora direttore, dopo aver visto suo figlio leggere un capitolo e voler proseguire immediatamente la lettura del successivo. Quando si dice “vederci lungo”. La scelta si rivelò più che azzeccata; il romanzo fu un successo e divenne un caso editoriale.

Il successo e le altre edizioni

Harry Potter vanta la traduzione in settantasette lingue, tra le quali il latino (Harrius Potter et Philosophi Lapis) e il greco antico (Ἅρειος Ποτὴρ καὶ ἡ τοῦ φιλοσόφου λίθος-Háreios Potḕr kài hḕ tū philosóphū líthos). In America, è stata la Scholastic ad aggiudicarsi i diritti del libro, diritti che erano stati messi all’asta a Bologna durante la Fiera del libro per ragazzi. Nell’edizione statunitense, il titolo Harry Potter and the Philosopher’s Stone è diventato Harry Potter and the Sorcerer’s Stone; si pensava che i bambini non avrebbero voluto avere a che fare con qualcosa che, apparentemente, parlasse di filosofia.

In Italia, è stata la Salani a puntare sul cavallo vincente, nel 1998, con illustrazioni di Serena Riglietti e traduzione di Marina Astrologo. La copertina della prima edizione italiana non rappresenta una scena specifica del libro; questo perché l’illustratrice ha ricevuto poche informazioni su cui basarsi. L’immagine vede Harry, con un cappello con la testa di topo, mentre gioca agli scacchi dei maghi in compagnia di un topo gigante.

La nuova traduzione

Nel 2011, Salani Editore ha pubblicato una riedizione della serie, con una nuova traduzione. A curare l’iniziativa, Stefano Bartezzaghi, fratello di Alessandro Bartezzaghi, redattore della Settimana Enigmistica. Il restyling ha reso il prodotto più simile alla versione inglese del romanzo. Per quanto riguarda i nomi, molti vedono un ritorno alle origini. Il preside Albus Silente è Albus Dumbledore, la professoressa Minerva McGranitt è Minerva McGonagall, Severus Piton è Severus Snape. Neville Paciock e il suo rospo Oscar si trasformano in Neville Longbottom e Trevor, il crudele Tiger diviene Crabble. Anche le Case subiscono dei mutamenti; Tassorosso cambia in Tassofrasso, Corvonero viene declassato a Pecoranera. Alcuni termini, sono resi in una forma più appropriata. Il ghiacciolo offerto da Dumbledore torna a essere una caramella, mentre i folletti della Gringott recuperano l’identità di goblin. Il mostro che mette in pericolo il Harry, Hermione e Ron è in realtà un troll, e lo Specchio delle Brame riprende il gioco di specularità dell’edizione inglese The Mirror of Erised e assume il nome di Specchio delle Emarb. La divertente, ma nonsense, esclamazione «Pigna! pizzicotto! manicotto! tigre!» con cui il Preside dà il via al banchetto diventa «Imbecille! Medusa! Scampolo! Pizzicotto, più coerente con «Nitwit! Blubber! Oddment! Tweak!». Una “nuova veste” che ha generato delle perplessità, soprattutto nei potterheads della prima ora, affezionati alla storica prima edizione, ormai ambito cimelio da collezione.

Nonostante da quel giugno del ’97 siano trascordi quasi tre decenni, Harry Potter continua quindi ad unire e dividere, conservando intatta la sua magia. Passerà altro tempo, ma in ogni parte del mondo ci saranno sempre aspiranti maghetti in attesa della loro lettera, tutti pronti a brindare «a Harry Potter, il bambino che è sopravvissuto».

Tutti, tranne i Babbani. Anche quelli, però, sono sempre in tempo per ricredersi.

Federica Checchia

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