L’estate ormai sta giungendo al termine e l’autunno si prepara a salutarci di nuovo. In questo momento, la nostalgia per una stagione che porta con sé speranza, serenità e rinascita, si fa sempre più sentire. Se l’inizio dell’estate è ricca di rossi e gialli, la sua fine ritrova i viola ed i blu. Il cinema è riuscito a fare della forza del respiro dolceamaro degli ultimi giorni estivi, insieme al fermento per le nuove partenze, uno dei punti di forza delle proprie pellicole.

La nostalgia: le estati del passato

Nostalgia in Before Sunrise - Photo Credits: thebundle.art

Se la memoria permette di ricordare momenti di elettrizzante felicità e di violenta tristezza, la nostalgia consente di connettersi con il mondo e sentirsi parte di esso. Ciò avviene in un continuo rimando di emozioni contrastanti che si uniscono in una sublimazione armonica. La nostalgia è nel cinema un esplicito di ciò che è, che è stato, ciò che sarebbe potuto essere e ciò che non sarà mai più. Questo vive in una rappresentazione dell’estate fatta di spazi avvolti in raggi d’orati in grado di racchiudere l’eccitazione generata dallo spirito di libertà.

Una tematica comune a questa tipologia di film estivi è la centralità della giovinezza. Giovani sono, ad esempio, all’inizio del loro viaggio, i Jesse e Céline di Richard Linklater. I protagonisti della trilogia Before si perdono, negli anni, nei tramonti indaco e nelle luci brillanti della stagione. L’amore smarrito, amico dei volti baciati dal sole e delle acque dai riflessi splendenti, ricorda al pubblico la dolcezze del grande amore. La romanticizzazione di esperienze comuni è il motore della nostalgia. Tutto diventa romantico, anche la perdita, anche la sofferenza.

Giovanissimo è anche Elio che nella sua estate conosce per la prima volta l’amore, lo smarrimento e se stesso. Luca Guadagnino presenta un’Italia gentile, piena d’arte e tenerezza, in un quadro che evoca i giardini di Monet. Call me by your name parla di una stagione che finisce ma non senza cambiare la vita di chi l’ha vissuta. L’universo di Elio ed Oliver nasce con l’estate italiana del 1983 ma non muore mai. Il film genera malinconia nel pensiero della prima forma di adorazione provata, del dolore romantico, delle prime esperienze formative e di un’Italia del passato.

L’estate ed il coming of age

Temi di romanticismo e nostalgia si ritrovano spesso anche in film estivi incentrati sulla crescita di giovani protagonisti. Le storie coming of age riportano ad un passato che non c’è più ma che esiste in un tempo infinito: quello del ricordo. “Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a 12 anni” recita Gordie Lachance. Stand by Me, diretto da Rob Reiner e tratto dal racconto The Body di Stephen King, narra di quattro amici che si lanciano in un intenso viaggio nell’estate del 1959. Tra scontri, scoperte ed imprese alla ricerca di mistero, i protagonisti vivono un’avventura che sembra eterna. Inevitabilmente però la fine dei sogni arriva. Con l’autunno tornano la scuola e le responsabilità e con la crescita la magia sparisce sempre più.

L’autunno arriva, la crescita cambia lo stato di cose ma, proprio come per il protagonista di Stand by Me, i ricordi di un’estate di felicità ingenua rimangono indelebili. Il ritorno ad una vita di monotonia dopo un’esperienza di libertà estiva è presente anche in Kings of Summer. La pellicola porta ad accettare un destino che ci accomuna tutti: il passaggio delle stagioni della vita. La malinconia di fine estate diventa nostalgia dell’infanzia che, rievocata, emoziona ancora una volta lo spettatore.

Il mondo è in pausa e tutti possono fuggire

Un altro elemento comune a tutti questi titoli è la capacità e la voglia dei personaggi di scappare dalla realtà. L’estate, soprattutto quella dei protagonisti dei film coming of age, è fatta di fughe. Wes Anderson in Moonrise Kingdom crea nell’isola di New Penzance del 1965 un mondo abitato solamente da Sam Shakusky e Suzy Bishop e dal loro desiderio di esplorare l’universo. Le tinte arancio, fedeli allo stile del regista, osservate attraverso il velo nostalgico, rievocano fantasie immaginate in prima persona e donate allo spettatore che ritrova in esse esperienze vissute ma forse dimenticate.

Se l’esistenza è fatta di continue corse, queste pellicole mostrano l’evasione. Queste fermano il tempo della stagione del sole che però è costretta a tramontare sul finale, proprio come l’infanzia che è costretta ad evolversi. Callum e Sophie in Aftersun, film composto di frammenti di Charlotte Wells, utilizzano i giorni di vacanza al mare per creare un rifugio familiare in vista di una rottura dichiarata. Padre e figlia, nel loro grande amore, esistono già ricordando il proprio presente, registrandolo per mantenerlo vivo, per saperlo reale e vicino. La Sophie adulta conversa il dolore omaggiandolo con la dolcezza dei suoi occhi da bambina. La fine dell’estate ricorda, al fine, la fugacità del tempo dopo una stagione dalle emozioni sospese.

Francesca Cramerotti

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