Cinema

A proposito dei David di Donatello 2023: un nuovo vento di cinema

Si è svolta ieri sera la sessantottesima edizione dei David di Donatello, premio dell’industria cinematografica italiana. Conferito dall’Accademia del Cinema Italiano, è andata in onda su Rai 1 con la conduzione di Carlo Conti e Matilde Gioli. Sotto la direzione artistica di Piera Detassis, sono stati assegnati ben 25 Premi, che vedremo di seguito. Dal miglior film al miglior regista emergente, passando per premi come il David Giovani, questa edizione è risultata anomala rispetto alle precedenti. Ma vista da un’ottica più ampia, si può notare come questa edizione dei David sia stata uno sunto di quello che il cinema italiano sta offrendo da anni a questa parte. Il vento del cambiamento nel cinema nostrano sta soffiando e i David, per fortuna, ne seguono la scia.

David di Donatello 2023: i vincitori

Luca Marinelli e Alessandro Borghi sul palco dei David di Donatello con il premio di miglior film per Le Otto Montagne

Di seguito i vincitori dei David di Donatello 2023:

MIGLIOR FILM

Le Otto Montagne

MIGLIOR REGIA

Marco BELLOCCHIO (Esterno Notte)

MIGLIOR ESORDIO ALLA REGIA

Giulia Louise STEIGERWALT (Settembre)

MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE

La Stranezza (Roberto Andò, Ugo Chiti, Massimo Gaudioso)

MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE

Le Otto Montagne (Felix Van groeningen, Charlotte vandermeersh)

MIGLIOR PRODUTTORE

La Stranezza (Angelo Barbagallo, Attilio De Razza)

MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA

Settembre – Barbara RONCHI

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA

Esterno notte: Fabrizio GIFUNI

MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA

Siccità: Emanuela FANELLI

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA

Nostalgia: Francesco DI LEVA

MIGLIOR AUTORE DELLA FOTOGRAFIA

Le otto montagne: Ruben IMPENS

MIGLIORE COMPOSITORE

Il pataffio: Stefano BOLLANI

MIGLIOR CANZONE ORIGINALE

Ti mangio il cuore – PROIETTILI (TI MANGIO IL CUORE): Joan Thiele, Elisa Toffoli, Emanuele Triglia, Elodie

MIGLIORE SCENOGRAFIA

La stranezza: giada CALABRIA, loredana RAFFI

MIGLIORI COSTUMI

La stranezza: Maria Rita BARBERA

MIGLIOR TRUCCO

Esterno notte: Enrico IACOPONI

MIGLIOR ACCONCIATURA

L’ombra di Caravaggio: Desiree CORRIDONI

MIGLIORE MONTAGGIO

Esterno notte: Francesca CALVELLI con la collaborazione di Claudio Misantoni

MIGLIOR SUONO

Le otto montagne: Presa diretta Alessandro PALMERINI, Post-Produzione Alessandro FELETTI, Mix Marco FALLONI

MIGLIORI EFFETTI VISIVI – VFX

Siccità: Marco GERACITANO

MIGLIOR DOCUMENTARIO

Il cerchio: Sophie CHIARELLO

MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE

The Fabelmans

Il nuovo corso del cinema italiano

Come accennato sopra, il cinema italiano sta attraversando un periodo di grande rinnovamento e di messa in discussione. Non si può negare, essendo sotto gli occhi di tutti, che la ricerca di cinema di genere italiano non verta più solo in produzioni dal budget risicato o a festival di nicchia. In Italia, si sta riscoprendo l’arte del cinematografo in quanto espressione artistica ed autoriale. Ne sono la dimostrazione i grandi successi commerciali dei due film che più hanno sorpreso a questi David: La Stranezza e Le Otto Montagne. Il primo ha sorpreso in quanto operazione a livello commerciale rischiosa ma assolutamente remunerativa. L’unione tra tre elementi fondativi della cultura artistica italiana (la commedia, la letteratura e la storia attoriale) è risultata un’idea vincente per quanto riguarda la risposta del pubblico. E, soprattutto, ha fatto capire quanto la nostra tradizione comica abbia delle fondamenta di recitazione di alto livello. Ficarra e Picone sono risultati, oltre che dei bravi comici, dei grandi attori. Altra operazione rischiosa ma remunerativa è stata Le Otto Montagne. Adattamento cinematografico del romanzo omonimo di Cognetti, la produzione è italiana con la regia affidata a una coppia belga, Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch. E nonostante la presenza della coppia Borghi e Marinelli, il successo commerciale del film è andato oltre ogni rosea aspettativa. Il primo vince meritatamente 4 statuette su 14 nomination e il secondo sempre 4 su 14 nomination.

Volgendo lo sguardo in funzione più ampia, è innegabile che la direzione artistica della Detassis stia portando un’aria di rinnovamento nel panorama dei David. Anche solo per la loro rilevanza mediatica. A parte la parentesi del 2018 (primo anno di direzione di Piera Detassis, tra l’altro), i successi commerciali stanno iniziando a corrispondere a quelli delle statuette. E questo non perché si debba premiare chi incassa di più o chi smuove di più il mercato, ma perché finalmente ci si rende conto che a smuoverlo, questo mercato, è l’arte stessa. l’educazione all’arte del pubblico avviene anche attraverso il rischio. E La Stranezza e Le Otto Montagne ne sono la riprova tangibile. Il pubblico va a vedere ciò che gli viene proposto, non il contrario. E non è neanche una questione di conoscenza del mondo cinematografico o artistico. Lo spettatore medio (ovvero quello che riempie le sale e fa incassare) viene sottovalutato.

Il discorso che porta sul palco dei David Fabrizio Gifuni dopo aver ricevuto il premio come miglior attore (premio meritato solo in parte visto i suoi concorrenti) è giusto fino ad un certo punto. Gifuni parla di un cinema che deve essere slegato dalle logiche di mercato professando la libertà creativa. L’idea di fondo è giusta: il nostro cinema è stato fin troppo incatenato a delle logiche del profitto e deve necessariamente slegarsene. Ma, allo stesso tempo, il concetto esprime un’elitarietà che non porta nessun beneficio. Il profitto corrisponde concettualmente al pubblico. E senza pubblico il nostro cinema non sopravvive. Lo spettatore medio, come già detto, va educato e portato verso una concezione diversa di pellicola. Solo così ci si potrà slegare dal valore monetario e volgere verso una libertà creativa. Ma sono due elementi che devono andare di pari passo. Si è continuato a credere che il nostro paese non fosse più abituato a reggere la pressione di un cinema “più alto” e che ormai fosse relegato all’incasso facile con grandi nomi e grandi commedie. I David e gli incassi di quest’anno dimostrano che è il contrario e che un nuovo cinema italiano è possibile e che, anzi, è doveroso.

Alessandro Libianchi

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