Torna la nostra rubrica Black Urban! Oggi ricordiamo il rapper e dj statunitense Afrika Bambaataa, al secolo Lance Taylor, una delle figure più rappresentative della “vecchia scuola” dell’hip hop. L’artista ha stravolto il sound dell’hip hop, grazie ad un innovativo utilizzo di sintetizzatori e vocoder. Bambaataa ha contribuito a inventare l'”electro rap”, uno stile che caratterizza molta musica degli anni ’80. Il rapper è inoltre fondatore della Universal Zulu Nation, comunità di ragazzi di colore che ha contribuito a portare la pace fra le gand di New York. Rivediamo insieme la sua vita e la sua carriera.
Afrika Bambaataa, le origini nel Bronx, culla dell’hip hop
Afrika Bambaataa nasce col nome di Lance Taylor il 17 Aprile del 1957 a New York, esattamente nel Bronx, celebre quartiere che ha dato i natali all’hip hop. È figlio di immigrati giamaicani e delle Barbados. La madre e uno zio sono attivisti, così, fin da bambino, Lance è esposto al movimento di liberazione dei neri. Da adolescente, partecipa alle iniziative del gruppo attivista “Bronx River Projects”. A causa della politica ufficiale del Bronx negli anni settanta, la gente in questo periodo inizia ad associarsi alle gang, per ragioni di sicurezza.
Le bande criminali diventano presto la “legge in assenza della legge”. Combattono contro il commercio di droghe pesanti, cercando di riportare alla legalità le zone ritenute “deviate”. Dopo aver fondato la gang dei Savage Seven (più tardi rinominata Black Spades) ed esserne divenuto il leader, Lance inizia ad instaurare relazioni amichevoli con i membri di altri gruppi criminali. Di conseguenza, i Black Spades diventano la banda più numerosa ed influente del Bronx. L’ascolto dei numerosi dischi della madre, intanto, contribuisce all’interesse di Taylor per la musica.
La svolta dopo il viaggio in Africa
Dopo aver viaggiato in Africa ed aver visto il film Zulu (1964, Cy Endfield), la visione del mondo di Taylor cambia. L’uomo inizia a ripudiare la violenza e convince la propria gang ad avere un atteggiamento pacifico verso il prossimo. Resta impressionato dalla solidarietà degli Zulu, e le comunità locali visitate in Africa lo ispirano a crearne una nel suo quartiere. Lance Taylor cambia così il suo nome in Afrika Bambaataa Aasim, adottando il nome del capo Zulu Bhambatha, che è considerato il precursore del movimento anti-apartheid. Bambaataa forma la comunità “Bronx River Organization”, come alternativa ai Black Spades.
In seguito, Bambaataa inizia ad organizzare delle feste hip-hop, utilizzando la musica come strumento per interrompere le violenze esercitate dalle gang e per perseguire valori quali la pace, l’unità, l’amore, e il divertimento. Alla fine degli anni ’70, il cantante forma la Universal Zulu Nation Family Of Funk, nota più semplicemente come Zulu Nation. Si tratta di una comunità di ragazzi di colore (rapper, artisti di graffiti e altre persone coinvolte nella cultura hip hop) che contribuisce a portare la pace fra i gruppi micro-criminali. Divenuto successivamente noto anche con il nome Master of Records, Bambaataa fonda due gruppi rap: i Jazzy 5 e i Soulsonic Force.
Le innovazioni musicali di Bambaataa
Nel 1980 Bambaataa e la sua Zulu Nation pubblicano il loro primo singolo, Zulu Nation Throwdown. Partecipano anche ad un tour che, secondo le intenzioni del musicista, vuole soprattutto contribuire ad espandere la cultura dell’hip hop. Nel 1982, Bambaataa riceve in regalo una vecchia tastiera elettronica, utilizzata in precedenza dai Kraftwerk, e una beat box. Da quel momento, tali apparecchiature diventano le più utilizzate dal deejay. Afrika Bambaataa è fra i primi artisti a intuire le incredibili potenzialità espressive del rap.
Propone uno stile di manipolazione di vinili ed effetti sonori, sfruttando giradischi, drum-machine e vocoder. Il suo innovativo uso dell’elettronica nei brani hip hop, lo consacra come uno dei maestri del rap della vecchia scuola. Il rapper e dj, è stato definito come “il primo a capire le potenzialità espressive del rap e a piegarlo al gusto chic degli intellettuali”. A lui sono attribuite la paternità della house, della techno, del freestyle, del Miami bass e del funk carioca.
Planet Rock, la prima traccia hip hop della corrente electro-funk
Afrika Bambaataa è spesso ricordato per la sua Planet Rock, pubblicata il 17 Aprile 1982. Si tratta della prima traccia hip-hop costruita interamente su una base elettronica, con cui il rapper ha inventato l’“electro-funk”. Gli arrangiamenti includono una drum machine Roland TR-808, un sintetizzatore e un vocoder. In Planet Rock sono presenti inoltre spezzoni di altre canzoni, fra cui Trans Europe Express dei Kraftwerk. La canzone inaugura la collaborazione con il produttore discografico Arthur Baker, conclusa nel 1984.
La canzone è stata definita come uno dei migliori singoli del 1982 dall’NME. Robert Palmer del New York Times, l’ha descritta come “forse il disco pop nero più influente del 1982”. Diversi musicisti e gruppi, tra cui Run-DMC e Fatboy Slim, hanno ammesso che Planet Rock li ha influenzati. La canzone è stata remixata e ripubblicata più volte, è stata descritta come una delle canzoni electro definitive da AllMusic ed è stata votata la terza più grande canzone hip hop da Rolling Stone.
Afrika Bambaataa considera l’hip hop uno strumento di pace
Dopo aver subito un calo di popolarità dovuto all’emergere di nuovi generi musicali, quali la house, e altri musicisti hip hop, nel 1991 Bambaataa pubblica The Decade of Darkness 1990-2000. L’album è orientato verso la musica da ballo commerciale di inizio anni novanta e la nascente techno. Oltre i dischi ufficiali (17 album in studio in totale), Bambaataa nel corso della sua carriera pubblica numerosi singoli, l’ultimo dei quali é Funk On The 1, disco uscito nel 2019 e realizzato come tributo a Sly & the Family Stone.
uscite inoltre diverse compilation facenti riferimento alle sue opere. Tra queste, Don’t Stop: Planet Rock Remix, un EP che contiene alcuni remix di brani tratti dal suo repertorio, realizzati da autori vari. A prescindere dalla grande qualità della sua musica, Bambaataa – che nel corso della carriera ha collaborato con vere e proprie stelle della black music, come James Brown – ha il merito di considerare l’hip hop come strumento di pace.
A cura di Valeria Salamone
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