«Un archeologo è un marito ideale. Più invecchi e più si interessa a te.». Scherzava, Agatha Christie, ma neanche troppo. Tutti conosciamo la scrittrice britannica attraverso i suoi gialli; considerata una delle autrici più prolifiche ed influenti del XX secolo, ha dato vita a due dei personaggi più iconici della letteratura, il detective belga Hercule Poirot e la curiosa e intuitiva Miss Marple. I suoi romanzi sono stati tradotti in tutto il mondo, e molti di questi sono stati adattati per il cinema. Diversi registi, l’ultimo dei quali Kenneth Branagh, hanno portato sul grande schermo Assassinio sull’Orient Express. Lo stesso vale per titoli come Dieci Piccoli Indiani o Assassinio allo specchio, di cui ricordiamo la suggestiva trasposizione con una maestosa Liz Taylor e Angela Lansbury nei panni dell’anziana investigatrice improvvisata.

Ad essere meno nota, al contrario, è la vita privata della stessa Dame Christie, degna di uno dei suoi libri. Agatha Mary Clarissa Miller, nata a Torquay il 15 settembre 1890, incontrò Archibald Christie a un ballo. L’uomo era nato in India ed era un ufficiale dell’esercito. I due si innamorarono subito e, dopo aver saputo che sarebbe stato di stanza a Farnborough, in Inghilterra, il militare propose ad Agatha di sposarlo, e lei accettò. Il burrascoso matrimonio, tuttavia, s’interruppe quando Archie, innamoratosi di un’altra, chiese il divorzio. Per reazione, la Christie scomparve. Si fece ritrovare nello Yorkshire, solo dieci giorni dopo. Era registrata in un hotel come come “signora Tressa Neele” (il cognome della nuova compagna del marito). La sua fuga non è mai stata chiara; per i più si trattò di un gesto disperato guidato dal dolore; per altri, invece, Lady Murder tentò d’inscenare un delitto, sperando d’incastrare la sua rivale in amore.

Agatha Christie e l’incontro con Sir Mallowan

Agatha Christie
Agatha Christie e il suo secondo marito, l’archeologo Max Mallowan

Qualunque fossero le motivazioni dietro le sue azioni, i Christie divorziarono nel 1928. Rimasta sola, Agatha lasciò il Regno Unito, recandosi ad Istanbul e a Baghdad, a bordo dell’Orient Express. Durante il tragitto, nel 1930, conobbe Max Mallowan, un archeologo di tredici anni più giovane, che sposò nel settembre dello stesso anno. L’unione fu felice e serena, e l’autrice imparò molto dal coniuge, che la portava con sé sui siti a cui stava lavorando. Sviluppò, di riflesso, un grande interesse per l’antichità e per l’archeologia, aiutando Mallowan negli scavi, contribuendo al restauro e all’etichettatura dei reperti, oltre che a prendere appunti sul campo.

Le affascinanti esperienze accumulate in questi viaggi, naturalmente, diventarono ben presto fonte d’ispirazione per la sua produzione letteraria. Dopo la seconda guerra mondiale, parlò della Siria nel nostalgico Viaggiare è il mio peccato. Si tratta di una raccolta di memorie, aneddoti ed episodi divertenti, disposti in una linea temporale approssimativa, che si concentra più sui personaggi e sui paesaggi, che sull’accuratezza storica. Racconta, ad esempio, dell’alloggio dello scavo di Chagar Bazar, infestato dai topi e che, anche dopo l’intervento di un gatto “addestrato” per le emergenze, seguitò ad essere invaso dalle pulci dei letti.

L’archeologia nei gialli di Dame Christie

Ad essere maggiormente influenzati, in ogni caso, furono soprattutto i gialli. Molte ambientazioni dei suoi best seller si rifanno, infatti, ai mesi trascorsi negli scavi in Medio Oriente gestiti da Max. Le dettagliate descrizioni dei luoghi e dei particolari rendono evidente il fatto che Agatha Christie abbia vissuto quelle realtà in prima persona, e non solo tramite studi e ricerche svolte a distanza, come spesso accade. Tra le sue opere, Non c’è scampo è sicuramente l’esempio più calzante del connubio tra giallo e antico. La vicenda è ambientata in un sito in Iraq, dove una spedizione, alla quale partecipa Poirot, si ritrova al centro di un omicidio. Tra i protagonisti incontriamo Eric Leidner, archeologo, e sua moglie, oltre a un corollario di studiosi e assistenti, tutti impegnati nel campo, basati su persone realmente conosciute dalla Christie.

La domatrice, pubblicato nel 1938, fa parte dello stesso filone. Ritroviamo il solito Poirot, stavolta in vacanza a Gerusalemme; una sera, dalla sua camera d’albergo, sente una voce bisbigliare: «Ti rendi conto, vero, che dev’essere uccisa?». Da questa frase choc si svilupperà una catena di eventi che porterà l’investigatore ed altri turisti a Petra, in Giordania. Anche in questo caso, si tratta di posti ben noti a Lady Mallowan e consorte. Leggermente diversa in termini di genere è la spy story Il mondo è in pericolo, per la quale, stavolta, non scomoda i suoi personaggi storici. Nonostante qui si parli di intrighi internazionali, tuttavia, Christie inserisce elementi riconducibili alla sua attività parallela. Ci troviamo, infatti, a Baghdad, altra città da lei visitata durante una missione.

Poirot sul Nilo, capolavoro di Agatha Christie

Tra gli scritti più celebri della sua bibliografia, spicca certamente Poirot sul Nilo, dal titolo decisamente evocativo. Uscito nel 1937, si può essere considerare il secondo capitolo di una trilogia, comprendente anche La domatrice e Non c’è più scampo, in cui Poirot è impegnato in un lungo pellegrinare, dapprima in Egitto e poi nell’Europa orientale. Il geniale belga, stavolta, s’imbarca sul battello Karnak per una crociera sul Nilo. Qui, fa la conoscenza dell’ereditiera Linnet Ridgeway e del neosposo Simon Doyle; i due sono in luna di miele, ma la ex fidanzata di lui, l’irruenta Jacqueline, li sta seguendo tappa dopo tappa.

Durante una visita ai templi di Abu Simbel, un enorme masso rischia di schiacciare Linnet; com’è ovvio, i sospetti sono tutti per Jacqueline, che però dimostra di essere altrove. Purtroppo, per la ricca americana non è finita. Tra una minuziosa descrizione dello straordinario sito archeologico, ben noto alla scrittrice, e la suggestiva atmosfera della nave, Agatha Christie sfodera l’intero arsenale delle sue conoscenze in materia, per rendere le indagini e lo sviluppo della trama verosimile e appassionante. Ad arricchire il tutto, il fatto che la romanziera abbia lavorato al romanzo direttamente in loco. Poirot sul Nilo, infatti, è stato ideato e realizzato mentre lei alloggiava all’ormai leggendario Old Cataract Hotel, a pochi passi dalla Diga di Assuan. Un luogo magico ed evocativo, in grado di stimolare la donna, l’autrice e l’archeologa, fondendo le sue anime in una sola, quella della Signora del Delitto, maestra nel portare il mistero ovunque, anche in uno scavo nel deserto.

Federica Checchia

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