Cultura

Aldo Palazzeschi, il pater della neoavanguardia

Aldo Palazzeschi, pseudonimo di Aldo Pietro Vincenzo Giurlani, famoso scrittore e poeta italiano, nasce a Firenze il 2 febbraio 1885 e muore a Roma il 17 agosto 1974, oggi avrebbe compiuto 138 anni. Ha svolto un ruolo fondamentale nel panorama letterario italiano, in quanto è considerato come uno dei padri fondatori del movimento futurista. Dopo le prime opere in cui sono presenti elementi crepuscolari, si avvicina a F. T. Marinetti e al suo gruppo.

Nel 1910 pubblica L’incendiario e nel 1911 Il codice di Perelà, 2 delle sue opere più riuscite della fase futurista. Nel 1914 scrive il manifesto futurista Il controdolore, che assurge il ruolo di dichiarazione ufficiale della sua adesione al movimento marinettiano e afferma l’importanza del riso, il tratto caratterizzante della sua poesia. Tuttavia, il poeta scanzonato si allontana dal gruppo con lo scoppio della prima guerra mondiale assumendo posizioni neutraliste, contrarie a quelle interventiste dei futuristi.

Accenni biografici di Aldo Palazzeschi e le tendenze crepuscolari

Esponenti del movimento futurista: di lato a sinistra Aldo Palazzeschi ph- credits https://www.studenti.it/aldo-palazzeschi-vita-poesie-e-opere.html
Esponenti del movimento futurista: di lato a sinistra Aldo Palazzeschi

Aldo Palazzeschi nasce come Aldo Pietro Vincenzo Giurlani a Firenze dal padre Alberto Giurlani e dalla madre Amalia Martinelli. Obbedendo alla risoluta volontà paterna frequenta gli studi di ragioneria, coltivando solo successivamente il suo vero interesse per la scrittura. A 17 anni si dedica alla recitazione e si iscrive alla scuola di teatro Tommaso Salvini. Con lo scopo di non irritare il padre, che era contrario al mestiere di attore, decide di rinunciare al cognome anagrafico e di impiegare come pseudonimo il cognome della nonna materna, appunto, Palazzeschi. Poco dopo decide di dedicarsi alla poesia. Esordisce nel 1905 con la raccolta I cavalli bianchi, pubblicata grazie al sostegno finanziario della famiglia. A essa fa seguito la raccolta Lanterna nel 1907.

In queste 2 opere emergono le tendenze crepuscolari presenti nel primo Palazzeschi come il tono semplice e il rifiuto della tradizionale identità del poeta-vate. Dal punto di vista dei contenuti sono presenti elementi oscuri, fiabeschi e continui riferimenti alla morte, alla malattia e alla vecchiaia. Nel 1908 pubblica il suo primo romanzo Riflessi, scritto con uno stile liberty. Nella prima parte dominano elementi mistici, nella seconda un registro comico tipico del pettegolezzo mondano. Quest’opera è seguita nel 1909 da un’altra raccolta Poemi, accolta da un pubblico più ampio. Essa si distingue per un tono più solare e le poesie seguono un filo conduttore. Inizia ad emergere pian piano quell’estro funambolico, disarmonico, che costituisce il tratto distintivo delle sue opere future.

L’approdo al Futurismo e il manifesto Il Controdolore

Nel 1909 Filippo Tommaso Marinetti, rimasto colpito dalle liriche contenute in Poemi, nel quale Palazzeschi fa ampio uso della tecnica del verso libero, lo invita ad aderire al movimento futurista e a collaborare alla sua nuova rivista Poesia. Questo avvicinamento all’Avanguardia segna per Aldo Palazzeschi l’inizio del periodo più prospero per la sua attività poetica. Il 1910 è un anno di svolta e pubblica L’incendiario, una raccolta di poesie futurista, dedicata a Marinetti. È una delle suo opere più celebri. In essa c’è lo scherzoso componimento E lasciatemi divertire, nel quale Palazzeschi immagina di recitare il pezzo davanti ad un pubblico sconvolto e abbattuto.

Nel 1911 pubblica il romanzo Il codice di Perelà, la miglior opera in prosa del movimento futurista. Nel 1914 pubblica sulla rivista Lacerba, di cui è collaboratore, il manifesto futurista Il controdolore, nel quale Palazzeschi sostiene che il riso è la forza motrice del mondo, nonché l’elemento fondamentale della sua poesia. Per lo scrittore la letteratura è uno strumento attraverso il quale si può evadere e garantire il divertimento. Palazzeschi nega il dolore, in quanto per lui è solo uno stato temporaneo, e si avvale dell’uso della farsa, degli sberleffi e del riso.

Ciò che sorprende è il fatto che molte antologie futuriste includono anche le prime opere di Palazzeschi, che con il loro tono flebile e rigido sono incompatibili con i toni vitali e dinamici di Marinetti. Questo atteggiamento dei futuristi di chiudere un occhio nei confronti dei suoi componimenti dimostra che ritengono Palazzeschi uno scrittore valido e capace. Tuttavia Palazzeschi non ricambia lo stesso entusiasmo, che il gruppo prova per lui.

Aldo Palazzeschi e il primo conflitto mondiale: allontanamento dal futurismo

Con lo scoppio del primo conflitto mondiale nell’estate del 1914, in Italia nascono 2 schieramenti: interventisti e neutralisti. I futuristi sono fortemente interventisti, sostengono la necessità della guerra, al differenza di Palazzeschi che è contrario. La sua posizione lo pone in contrasto con i membri del gruppo. Lo scrittore è costretto ad arruolarsi quando l‘Italia entra in guerra, resta poco tempo al fronte e viene mandato di stanza a Firenze, a Roma e a Tivoli. Quando torna dalla guerra Aldo Palazzeschi non è più la stessa persona di prima. I ricordi di quel periodo e il suo disaccordo con la guerra emergono chiaramente nella sua opera autobiografica Due imperi… mancati, pubblicata nel 1920.

Si presenta come una sorta di diario al quale affida le sue tristi e amare riflessioni sul tragico e agghiacciante conflitto concluso da poco. Quest’opera, ovviamente, è stata condannata dai futuristi. Durante gli anni del fascismo non aderisce alla cultura ufficiale e collabora al Corriere della Sera dal 1926. Nel 1932 si allontana definitivamente dalla scrittura stravagante di matrice futurista e si riavvicina alle forme tradizionali. A sancire questo abbandono da parte di Palazzeschi è l’opera pubblicata nel 1934 Le sorelle Materassi, che si concentra sulla solitudine delle 4 protagoniste.

Il periodo romano

Nel 1941 Aldo Palazzeschi si trasferisce a Roma, dove resta fino alla morte. Nel 1945, una volta terminato il secondo conflitto mondiale, pubblica un altro libro autobiografico Tre imperi… mancati. Nell’opera condanna esplicitamente il fascismo e la politica di Mussolini. Nel 1954 vengono pubblicate nuove edizioni de Il Codice di Perelà e di Sorelle Materassi, con il titolo L’uomo di fumo. Nel 1957 riceve dall’Accademia Nazionale dei Lincei il premio Feltrinelli per la letteratura. Infine nel 1960 l’Università degli Studi di Padova gli assegna la laurea in lettere honoris causa. Durante gli anni ’60 la poesia futurista di Aldo Palazzeschi ritorna in auge presso la critica e ottiene un gran riscontro dal pubblico.

Lo scrittore si muove su questa scia favorevole e pubblica con Mondadori nel 1968 Cuor mio, in cui raccoglie le liriche scritte a partire dal secondo dopoguerra. Nel 1972 supervisiona alla produzione dello sceneggiato televisivo Sorelle Materassi messo in onda dalla Rai. Nello stesso anno pubblica la sua ultima raccolta poetica nella collana Mondadori Lo specchio intitolata Via delle cento stelle. Con quest’opera prova un nuovo sperimentalismo lasciando scivolare i versi così come vengono. Continua a ricevere riconoscimenti e premi. Durante i preparativi per i festeggiamenti per i suoi 90 anni, Aldo Palazzeschi si spegne a Roma il 17 agosto 1974.

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Elisa Adamo

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