Guido Gozzano, il precursore del crepuscolarismo

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Di Giusy Celeste

Il 9 Agosto 1916 morì all’età di soli 32 anni Guido Gozzano, celebre poeta e scrittore italiano. Egli è ricordato per essere stato tra i poeti dalla profonda sensibilità d’animo che furono considerati i precursori del crepuscolarismo. I suoi più grandi maestri di poesia furono Gabriele D’Annunzio e Giovanni Pascoli, che scoprì a amo profondamente emulandone lo stile artistico.

Guido Gozzano, il precursore del crepuscolarismo: vita e opere

“Nulla s’acquista e nulla va distrutto: / o eternità dei secoli futuri!”.

Guido Gozzano

Il 19 Dicembre 1883, a Torino, nacque Guido Gozzano. Dopo gli studi liceali (fu bocciato per ben due anni al liceo classico Cavour) si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza del 1904. Le sue lezioni preferite erano quelle di letteratura italiana tenute dal poeta Arturo Graf. Un anno prima, però, aveva pubblicato i suoi primi versi di matrice dannunziana (“La vergine declinante”, “L’esortazione”, “Vas voluptatis”, “La parabola dell’Autunno”, “Suprema quies” e ”Laus Matris”) e un racconto (“La passeggiata”) sulla rivista torinese ”Il venerdì della Contessa”. Nel 1907 pubblicò ufficialmente la sua prima raccolta poetica dal titolo ”La via del rifugio”. Furono questi gli anni in cui ebbe una complicata relazione con la poetessa Amalia Guglielminetti.

Numerose furono le sue collaborazioni con giornali di diversa tipologia. Si annovera la partecipazione letteraria alla rivista ”Il Corriere dei Piccoli” per il quale inventò numerose fiabe. Nel 1904 iniziò la sua malattia, quello che dopo pochi anni (1916) lo portò alla morte: la turbercolosi polmonare. A causa di questa decise nel 1912 di partire per l’India, sperando che il clima potesse aiutarlo. In questo periodo scrisse alcuni articoli inviati al quotidiano ”La Stampa” e raccolti dopo la sua morte nell’opera ”Verso la cuna del mondo” (1917).

Stile poetico

Esponente di spicco del Crepuscolarismo, Gozzano riportò i temi classici di tale corrente: la delusione del presente storico e la caduta sulla propria anima della nostalgia di ciò che è perduto ma continuamente e disperatamente sognato. L’amore, la vita di provincia, tutto ciò che da lui veniva descritto era fatto con amore ed ironia al tempo stesso. Apparentemente semplice, il suo stile era molto complesso ed estremamente profondo. Motti popolari e citazioni auliche ”dell’alta letteratura” costituivano il mix geniale della sua scrittura.

Giusy Celeste