Amazzonia: cosa la sta distruggendo?

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Di Martina Cordella

L’Amazzonia è definita come il polmone verde del nostro Pianeta. Questo perché può assorbire da 150 a 200 miliardi di tonnellate di carbonio e rappresentando una risorsa fondamentale per l’equilibrio climatico del Pianeta. Le sue foreste pluviali forniscono dal 17 al 20% dell’acqua dolce della Terra ma negli ultimi trent’anni, come indica il WWF, abbiamo perso una media di foresta tropicale pari a 12.000 kmq all’anno, ma nei periodi peggiori si è arrivati a 28.000 kmq. A minacciare la foresta amazzonica è soprattutto la deforestazione, praticata anche illegalmente per far spazio agli allevamenti. Questa viene praticata appiccando incendi, che non sono però gestibili e che sono aumentati dell’83% solo nell’ultimo anno.

Amazzonia – Photo Credits Teleambiente

Deforestazione dell’Amazzonia: tutta colpa della carne

Secondo un’inchiesta di Global Witness, il 70% della foresta amazzonica abbattuta è ora popolata da bestiame. Sotto il mirino dell’indagine c’è l’azienda produttrice di carne JBS, che negli anni avrebbe acquistato bestiame da alcuni ranch i cui terreni andavano a comporre l’equivalente di circa ventimila campi da calcio di deforestazione illegale. Agendo in questo modo, l’azienda è andata contro gli accordi legali e volontari di non-deforestazione. Inoltre, nel 2020 ha acquistato da 144 degli stessi ranch, così come 470 dei suoi fornitori indiretti contenevano circa 34.000 ettari di terreno ricavato dalla deforestazione illegale. Ad essere accusate sono anche Seronni e Gruppo Mastrotto.

La denuncia di Global Witness pone l’attenzione anche sulle condizioni dei lavoratori, i quali erano obbligati a bere, fare il bagno e pulire i loro utensili usando acqua sporca proveniente da piscine stagnanti piene di letame di mucca. Lavoravano 17 ore al giorno senza servizi igienici o vestiti, in più dormivano con animali da cortile, senza acqua corrente o elettricità. Non erano stati dotati di protezioni contro le sostanze chimiche tossiche utilizzate nella fattoria, né per l’utilizzo di macchinari pesanti. I salari non sono stati pagati e quando hanno provato a lamentarsi – riferisce l’inchiesta – sono stati colpiti e cacciati fuori dal ranch.

Salviamo la foresta tropicale per far fronte al riscaldamento globale

L’altro giorno ho sentito qualcuno dire che gli oceani si innalzeranno di tre millimetri nei prossimi 300 anni: abbiamo problemi più grandi di questo. Avremo qualche casa al mare in più, non è la cosa peggiore del mondo”. Queste le parole dell’ex-presidente degli Stati Uniti Trump, piene di non curanza e disinformazione rispetto all’emergenza ambientale che stiamo vivendo. Ma cosa c’entra l’innalzamento del livello del mare con la foresta amazzonica?

Nella crisi climatica e nel sistema-Terra è tutto collegato, un problema deriva dall’altro, innescando un effetto domino tra le diverse problematiche ambientali. Come affermato all’inizio dell’articolo, l’Amazzonia ha la capacità di assorbire enormi quantità di anidride carbonica, una capacità che sta sempre più diminuendo, contribuendo all’aumento della temperatura globale che a sua volta causa lo scioglimento dei ghiacciai, facendo guadagnare centimetri agli oceani. Per questo motivo la frase pronunciata da Trump è pericolosa: oltre a sminuire la tematica, slega una problematica dall’altra e non riconosce l’interconnessione del Pianeta e, ad oggi, non ne abbiamo proprio bisogno.

Martina Cordella