Antonio Tabucchi: la vita come “rebus”

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Di Martina Puzone

Antonio Tabucchi nasce a Pisa il 24 settembre del 1943, probabilmente il narratore più importante della seconda metà degli anni Settanta e inizio Ottanta. Diventa autore di teatro, saggista e professore di letteratura portoghese prima all’università di Genova, poi di Siena; studioso di Pessoa, ha tradotto le sue opere contribuendo alla diffusione della sua scrittura in Italia. Ha ottenuto molti premi e riconoscimenti in Italia e all’estero; i suoi libri sono stati tradotti in più di quaranta lingue.

Antonio Tabucchi – Photo Credits italiana.esteri.it

Antonio Tabucchi: la letteratura portoghese e le influenze

Nella sua formazione concorrono vari indirizzi culturali: oltre a quello portoghese e all’avanguardia primonovecentesca, vi troviamo anche il filone toscano anarchico-espressionista e intimista-esistenziale alla Cassola. Contributo importante deriva anche dagli scrittori inglesi e americani (Kipling, Stevenson, James, Conrad, Melville, Faulkner) e dal cinema (Hitchcock, Lubitsch, Curtiz).

In Piazza d’Italia – epopea di un villaggio toscano dall’Ottocento alla seconda guerra mondiale – lascia intravvedere il relativismo. Nelle opere successive esso si rivela fondarsi su una concezione della vita come disorientamento, una sorta di Rebus. Questo è come un equivoco senza importanza che verrà declinato sia in senso esistenziale e modernista, sia in senso postmoderno.

Rebus, equivoci ed enigmaticità del reale vengono vissuti in forme di nichilismo morbido o ludico, ma non con la drammaticità e l’intensità del moderno e delle avanguardie. Nel postmodernismo rientrano non solo questo nichilismo, ma anche il riuso dei generi ottocenteschi, il relativismo ontologico e la citazione costante.

L’impegno politico e gli ultimi romanzi

L’impuntatura morale e politica del primo romanzo non viene mai del tutto meno, la si riscontra anche negli ultimi: Sostiene Pereira (1994) e La testa perduta di Damasceno Monteiro (1997), ambientanti in Portogallo. Nel primo il racconto assume qualche tratto del romanzo storico e l’impegno si concilia con tematiche esistenziali e psicoanalitiche. Nel secondo prevale il piacere di una macchina narrativa perfetta, ispirata alla suspense del giallo.

Dopo Piazza d’Italia, Tabucchi ha raggiunto i suoi risultati migliori nei due libri di racconti: Il gioco del rovescio e Piccoli equivoci senza importanza. A questi si aggiungono nel genere della novella: Donna di Porto Pim e altre storie, I volatili del Beato Angelico e L’Angelo nero. Fra i romanzi segnaliamo: Il piccolo naviglio, Notturno indiano e Il filo dell’orizzonte. Nel genere fantastico rientrano: Sogni di sogni e Requiem.

Antonio Tabucchi: Rebus, piccoli equivoci senza importanza

In Piccoli equivoci senza importanza (1985), emerge l’idea della vita come viaggio, appuntamento mancato, equivoco, quindi rebus. L’io narrante racconta una storia ad un ascoltatore, che poi questi stenderà in racconto. La trama si focalizza sull’incontro del protagonista con una donna misteriosa, Miriam.

La vita è qui come un rebus irrisolto o anche un viaggio di cui è ignota la meta. Per un momento il protagonista ha creduto di trovare un senso incontrando Miriam, ma è stata solo un’illusione. La scomparsa della donna è la scomparsa stessa del senso.

Martina Puzone

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