Che cos’è la Pace? E’ la condizione di normalità di rapporti, di assenza di guerre e conflitti. Si intende il buon accordo e la concordia di intenti, l’idea di quiete, agio, tranquillità e serenità spirituale oppure anche di calma diffusa e riposante. Consiste nella situazione contraria allo stato di guerra, garantita dal rispetto dei rapporti internazionali fra diversi popoli, e caratterizzata, all’interno di uno stesso stato, dal normale e fruttuoso svolgimento della vita politica, economica, sociale e culturale.
La letteratura, il cinema, l’arte, ecc, nel corso della storia, hanno saputo rappresentare questa emozione producendo opere di grande bellezza. La storia dell’arte, ad esempio, è piena di artisti le cui opere altro non sono che la loro pacifica visione della vita. Ecco come la pace viene rappresentata e addirittura suscitata negli occhi di chi guarda. Di seguito verranno elencate alcune delle opere più pacifiche realizzate fino ad oggi.
Pieter Paul Rubens, Minerva protegge la Pace da Marte, 1629-1630
Rubens dipinse il quadro a Londra, per una missione diplomatica di pace tra la Spagna e l’Inghilterra e lo donò a re Car lo I. Il dipinto rappresenta al centro Cerere nuda, ovvero la Madre Terra che personifica la Pace. Dietro di lei, vestita con l’armatura, vi è Minerva, dea della guerra e della saggezza e protettrice degli artigiani. La dea viene raffigurata nell’atto di allontanare Marte, dio maschile della guerra, e la furia dietro di lui.
Marte è interessato alla Pace, puntando soprattutto ai suoi frutti, personificati da Bacco, dio della fertilità, i satiri e dalle ninfe dietro di lui, che trasportano ricchezze e musica. Sopra la scena vi è raffigurato un amorino che porta nella mano una corona d’ulivo, simbolo di pace. Nell’insieme allegorico e simbolico del quadro, Rubens, però, riesce ad inserire anche un richiamo alla realtà attraverso la rappresentazione dei figli dell’ambasciatore inglese, vestiti con abiti nobiliari, tipici del periodo seicentesco.
Luca Giordano, Allegoria della Pace tra Firenze e Fiesole, 1682
Allegoria della Pace tra Firenze e Fiesole è un’opera chiamata la Soffitta, cioè una tela da soffitto che Luca Giordano dipinse per la Sala della guardia in Palazzo Pitti. Firmata “Jordanus”, raffigura una complessa allegoria nella quale si rievoca la pace fatta tra Firenze e Fiesole in periodo romano. Non solo, è anche un’allusione alla pace durevole stabilita in Toscana dai Medici, qui rappresentati dal loro stemma che Giove, dio supremo, porge a Minerva. Essi si trovano nella parte alta dell’opera, circondati da nuvole, e il sole che si eclissa con la testa del dio Giove.
Nella parte bassa dell’opera, invece, sono raffigurati altri personaggi, riconducibili al mondo terreno. Oltre ai popolani, vi è la figura allegorica dell’Arno, nudo e sdraiato a terra con un tino pieno d’acqua. La sua mano destra è rivolta verso l’alto ad indicare l’architettura sullo sfondo riconducibile alla cupola di Santa Maria del Fiore, di Firenze. L’artista napoletano ama gli impulsi drammatici e il linguaggio concitato di Rubens, a cui Giordano si ispira molto. Infatti simile all’opera precedente del pittore fiammingo, anche Giordano utilizza sfondi scuri e cupi con personaggi agitati e movimentati.
Antonio Canova, Allegoria della Pace, 1812
Con i suoi quasi due metri di altezza, l’Allegoria della Pace rappresenta un’opera dal forte valore simbolico e politico. Fu commissionata dal principe russo Nicolaj Rumianzev, figura russa ed europea cruciale in quegli anni. Diede l’incarico di realizzare quest’opera a Canova, per far esaltare il ruolo chiave della propria famiglia nelle vicende diplomatiche nazionali. Fu realizzata durante i preparativi della Campagna di Russia, scatenata da Napoleone nel 1812.
L’opera avrebbe quindi dovuto rappresentare un’allegoria della Pace a grandezza naturale, fornita di corona, scettro e grandi ali. Sulla base, vennero poste 3 iscrizioni commemorative dei trattati siglati da membri eminenti dei Rumianzev. Il problema fu la lingua da scegliere per le scritte. Inizialmente si pensò al russo secondo la committenza, poi però si pensò ad una lingua più internazionale per rispettare l’unità e la concordia tra le nazioni europee. Si decise quindi che l’allegoria della Pace avrebbe parlato in latino.
Pablo Picasso, Guerra e Pace, 1953
Picasso realizzò quest’opera nella cappella del castello di Vallauris, sulla Costa Azzurra. I due quadri monumentali da lui dipinti di oltre 100 metri vennero realizzati su pannelli di legno che riprendono la forma della volta. Sulla sinistra vi è La Guerra, rappresentata dalla sua personificazione su di un cocchio su una terra rosso sangue. Ha una spada insaguinata, un cesto pieno di insetti e una rete piena di teschi. Contro di lei sembra avanzare il “cavaliere della pace”, contraddistinto dallo scudo con incisa una colomba, simbolo di pace.
Sul pannello di destra, invece vi è La Pace, rappresentata da figure allegre e spensierate che danzano sulla musica di un suonatore di flauto. Sotto i raggi di un grande sole, vi è un bambino con un cavallo alato, mentre sulla destra, ai piedi di un albero da frutta, riposa serenamente una famiglia. Tutto è armonioso e i colori sgargianti esprimono tranquillità e vivacità. Al centro della cappella, inoltre, fu dipinto da Keith Haring un altro pannello, con quattro persone di etnie diverse riconducibili all’idea dell’armonia tra i popoli, protetta dalla immancabile colomba.
Bansky, I soldati che dipingono la pace, 2007
Grande esponente della street art, Bansky è un writer inglese che non si limita esclusivamente all’aspetto artistico delle opere, ma anche al forte impatto sociale affrontando tematiche delicate come cultura, l’etica e la politica. Uno dei tanti argomenti affrontati vi è quello della guerra, esprimendo attraverso le sue opere un forte dissenso. Un esempio fu l’opera I soldati che dipingono il simbolo della Pace, collocata originariamente fuori dal Palazzo di Westminster.
Il murales, prontamente rimosso dalle autorità, raffigura due soldati in assetto da combattimento che dipingono il simbolo della pace su un muro. Il primo, accovacciato, imbraccia il mitra mentre l’altro completa il simbolo della pace immergendo un pennello nella vernice rossa. La satira artistica di Banksy è un’aperta critica alla repressione della libertà di parola e di pensiero praticata nelle nazioni in guerra. I soldati, temendo per la loro vita sviluppano desideri di pace, ma hanno paura di esprimerlo. Questo evidenzia come in
determinate situazioni la repressione non sia solo di tipo fisico, ma anche di tipo intellettuale ed emotivo.
Federica Minicozzi