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Settembre 18, 2024, mercoledì

Beppe Fenoglio, cantore dell’esperienza partigiana

Beppe Fenoglio, noto scrittore, traduttore e partigiano italiano, nasce ad Alba il 1°marzo 1922 e muore a Torino il 18 febbraio 1963. A 60 anni dalla sua morte commemoriamo l’autore del famoso romanzo rimasto incompiuto Il partigiano Johnny, pubblicato postumo nel 1968. Durante la seconda guerra mondiale si unisce ai partigiani e lotta fino alla fine. I suoi scritti sono frutto delle proprie esperienze personali e infatti hanno come tematiche centrali: il movimento di resistenza italiana e il mondo rurale delle Langhe.

Le origini di Beppe Fenoglio

beppe fenoglio ph credits: Archivio fotografico Aldo Agnelli
Beppe Fenoglio – Photo credits: Archivio fotografico Aldo Agnelli

Giuseppe Fenoglio, detto Beppe, nasce ad Alba nelle Langhe. Figlio di Margherita Faccenda e di Amilcare, garzone di macellaio di orientamento politico socialista e seguace di Filippo Turati, che nel 1928 compra una macelleria tutta sua presso piazza del Duomo. Il piccolo Beppe soffre di lieve balbuzie e frequenta la scuola elementare Michele Coppino di Alba. La madre, nonostante le ristrettezze economiche, lo iscrive su consiglio del maestro delle scuole elementari al liceo Ginnasio “Govone” di Alba. Ben presto si appassiona alla lingua inglese, divora un libro dopo l’altro e inizia anche a tradurre dei testi: attività a cui si dedicherà molto negli anni successivi.

Da questo momento l’Inghilterra elisabettiana e quella rivoluzionaria diventano il suo mondo culturale ideale. Al liceo è un alunno modello e si distingue per le sue doti. Ha professori illustri come il docente comunista di lingua italiana Leonardo Cocito, il quale aderisce tra i primi alla Resistenza come partigiano e muore impiccato dai Tedeschi e l’insegnante di storia e filosofia Pietro Chiodi, anche lui partigiano, deportato in un campo di concentramento tedesco da cui riesce a tornare a guerra finita. Entrambi sono dei punti di riferimento importante per la formazione della coscienza antifascista di Beppe Fenoglio.

La vita da partigiano di Beppe Fenoglio

Dal 1940 al 1943 frequenta la facoltà di lettere presso l’Università degli Studi di Torino. Gli studi vengono interrotti dalla chiamata alle armi che lo manda prima a Ceva e poi a Pietralata per seguire il corso di addestramento per allievi ufficiali. Nel 1944 si unisce alla prime formazioni partigiane. Inizialmente entra a far parte dei rossi delle Brigate Garibaldi, poi successivamente diventa membro degli autonomi detti anche partigiani badogliani o partigiani azzurri del 1° Gruppo Divisione Alpine comandata dal maggiore Enrico Martini e della 2ª Divisione Langhe comandata da Piero Balbo.

Prende parte al combattimento di Carrù e contribuisce alla costituzione dell’eccezionale, seppur breve, Repubblica partigiana di Alba. Tale Repubblica indipendente sopravvive solo dal 10 ottobre al 2 novembre 1944. Tra gennaio e aprile 1945 lavora come interprete e ufficiale di collegamento tra le forze armate angloamericane e il gruppo partigiano di Mauri e Balbo. Questa esperienza è per Fenoglio significativa e la sua prosa ruota intorno ad essa.

Post guerra e la raccolta I ventritré giorni della città di Alba

Una volta conclusasi la guerra Beppe Fenoglio riprende gli studi universitari e decide di dedicarsi esclusivamente alla scrittura, contro il volere dei genitori. Il ritorno alla vita quotidiana e familiare dopo la guerra non è facile. Nel 1947 grazie alla conoscenza dell’inglese inizia a lavorare ad Alba come corrispondente estero di una casa vinicola. Questo nuovo lavoro è poco impegnativo e gli consente di dedicarsi con dedizione alla scrittura e al tempo stesso di aiutare economicamente i suoi genitori. Nel 1949 sul bollettino editoriale Bompiani Pesci rossi viene pubblicato il suo primo racconto Il trucco, usando lo pseudonimo Giovanni Federico Biamonti.

Presenta all’editore Einaudi i Racconti della guerra civile e il romanzo La paga del sabato, che Italo Calvino commenta in modo positivo. Importante è l’incontro a Torino con Elio Vittorini che nel 1950 si occupa della collana Gettoni per Einaudi, nata con lo scopo di accogliere gli scrittori esordienti. Nello stesso periodo conosce anche Calvino e Natalia Ginzburg. Si dedica alla stesura di una raccolta di 12 racconti pubblicata nel 1952 nella collana Gettoni con il titolo I ventritré giorni della città di Alba. Questa raccolta è divisa in due parti: i primi 6 racconti narrano episodi della guerra partigiana e gli altri 6 si concentrano sulla descrizione della vita nell’Italia contadina nel periodo compreso tra il 1939 e il 1945.

I romanzi La malora e Primavera di bellezza

Nel 1953 Fenoglio porta a termine La malora, romanzo breve pubblicato nel 1954 nella collana Gettoni. Il romanzo racconta la vita di Agostino Braida, servitore della famiglia Rabino, narrata da lui in prima persona. Il giovane commenta la sua storia contrassegnata da difficoltà e ostacoli continui e i tentativi di resistere alla sfortuna. L’opera è ambientata nelle Langhe, co-protagoniste indiscusse della vicenda. Agostino passa in rassegna la vita dei membri della sua famiglia, descrivendone le vicissitudini; lavora come servitore per 3 anni e si innamora della servente, la quale lo ama a sua volta. Tuttavia non possono sposarsi, in quanto lei è promessa ad un altro uomo. Quando finalmente riesce a tornare a casa e a lavorare la propria terra è molto felice di stare di nuovo al fianco di sua madre.

Fenoglio si dedica in modo intenso al lavoro di traduttore dall’inglese e nel 1955 la sua traduzione de La ballata del vecchio marinaio di Coleridge viene pubblicata sulla rivista Itinerari. Nel 1959 la collana Romanzi moderni Garzanti pubblica il suo romanzo Primavera di bellezza. L’opera narra la storia di un giovane studente di Alba, soprannominato Johnny per il suo amore per la letteratura inglese. Entra nell’esercito italiano come sottufficiale e quando torna nelle sue Langhe muore in un’azione della guerra partigiana. Questo finale è voluto dagli editori di Garzanti. Evidenti sono i riferimenti alla personale esperienza di Fenoglio. La storia di Johnny sarà ripresa nel suo ultimo romanzo Il partigiano Johnny a partire dal suo rientro a casa dopo l’armistizio.

Gli ultimi anni di vita

Fenoglio successivamente firma con Garzanti un contratto di 5 anni, vince il premio “Prato” e inizia la stesura di una nuova opera incentrata sulla tematica partigiana. Già dal 1960 le condizioni di salute di Fenoglio sono piuttosto precarie. A causa del fumo eccessivo gli vengono diagnosticate varie infezioni alle vie respiratorie e alle coronarie. Nel 1962 durante la consegna del premio Alpi Apuane a Versilia è colpito da un attacco di emottisi, ricoverato d’urgenza scopre di avere una forma di tubercolosi. Poco dopo gli viene diagnosticato un tumore ai bronchi e le sue condizioni peggiorano precipitosamente. Beppe rifiuta ulteriori cure e affronta la malattia con coraggio. Muore poco dopo nel 1963 a soli 40 anni.

Il partigiano Johnny

Il romanzo più celebre e riuscito di Fenoglio è Il partigiano Johnny. Viene pubblicato, incompiuto, dopo la sua morte nel 1968. È un romanzo autobiografico ed è considerato simbolo della Resistenza e del Novecento italiano. Sebbene molti degli episodi narrati siano romanzati, traggono ispirazione da vicende realmente vissute dallo scrittore. La storia riprende le vicende del personaggio Johnny narrate nel romanzo Primavera di bellezza. Il protagonista sollecitato dalle parole dei suoi ex insegnanti va via da Alba e si unisce al primo gruppo di partigiani delle Langhe. Entra a far parte di una formazione comunista detta I rossi, comandata da Tito, con la quale non condivide la propensione a far uso della violenza e la disorganizzazione.

Dopo aver fatto prigioniero un ufficiale tedesco, i Tedeschi li scovano e li massacrano. Johnny riesce a fuggire e si unisce alle brigate azzurre dei badogliani guidati dal comandante Nord, organizzazione più conforme ai suoi ideali militari. Qui rincontra il suo amico Ettore e stringe amicizia con il tenente Pierre. La presa di Alba da parte dei partigiani segna l’inizio di un lungo inverno e Johnny è consapevole che i partigiani non riusciranno a mantenere il controllo della città a lungo.

Infatti, dopo poco, Alba viene attaccata e Johnny insieme ai suoi compagni si ritirano. I rastrellamenti nazifascisti continuano e costringono Johnny a nascondersi prima in compagnia di Ettore e Pierre, ma dopo la cattura del primo e il ferimento del secondo, resta solo. Johnny prova a scambiare l’amico Ettore con un prigioniero fascista, ma non riesce e continua a vagabondare in solitudine. Il 31 gennaio 1945 i partigiani superstiti riprendono la lotta che tuttavia si rivela deludente, si ritirano di nuovo. Il romanzo termina con un finale aperto e delle sorti di Johnny non si sa nulla.

Elisa Adamo

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Foto in copertina: Archivio fotografico Aldo Agnelli

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