Honolulu, capitale delle Hawaii, è una località alla quale dobbiamo molto. Oltre ad essere un paradiso naturale, nonché il rifugio di Mago Merlino de La spada nella roccia («Honolulu, arrivo!»), ha infatti dato i natali a diversi personaggi famosi. Pensiamo all’ex Presidente degli Stati Uniti Barack Obama o a Bette Midler, ad esempio. O, ancora, a Jason Momoa, Nicole Kidman e, naturalmente, a Bruno Mars. Classe 1985, Peter Gene Hernandez ha origini portoricane e filippine. Suo padre è solito chiamarlo Bruno, per via della somiglianza con il wrestler Bruno Sammartino. I commenti poco gentili delle ragazze, che lo considerano poco attraente, lo fanno sentire invece, fuori dal mondo, quasi un marziano. Da qui, lo pseudonimo Bruno Mars.

Trasferitosi a Los Angeles per inseguire il suo sogno, inizia a farsi strada come autore di pezzi come Right Round di Flo Rida e Kesha, Nothin’ On You di B.o.B. e molti altri. La vera occasione, tuttavia, arriva nel 2010, con il singolo Just The Way You Are, che schizza in cima alle classifiche. Da quel momento, tutte le porte si spalancano, e l’aspirante star prende il volo. Tra Grammy Awards, collaborazioni riuscite e momenti clou, come l’Halftime Show del Super Bowl 2014, Mars diventa un punto di riferimento per la scena pop. Cantautore, ballerino, produttore (ha partecipato a successi internazionali come Fuck You! di Cee Lo Green e Wavin’ Flag di K’naan), è recentemente tornato alla ribalta in duetto con Lady Gaga, nella ballad Die With a Smile, in testa alle vendite. Oggi, 8 ottobre, l’esplosivo musicista spegne trentanove candeline, e si appresta a raggiungere la soglia dei fatidici -anta con un bagaglio discografico di tutto rispetto. Per festeggiare il suo compleanno, ripercorriamo insieme le canzoni essenziali di questo energico artista.

Bruno Mars: le aspirazioni da miliardario e la bellezza della semplicità

Bruno Mars
Bruno Mars nel video di Just The Way You Are, suo primo grande successo

Era il 2010, i Brangelina erano ancora la golden couple di Hollywood e venivano citati ovunque, anche nei brani reggae pop. In Billionaire, gli esordienti Bruno Mars e Travie McCoy immaginano cosa farebbero con miliardi di dollari a disposizione. La ricchezza estrema è uno status che fa gola a tutti, ma il duo non si lascia travolgere dal dio denaro e, dopo gli ovvi sfizi e qualche soddisfazione personale, si concentra sui problemi seri. Ritrovarsi sulla copertina di Forbes «smiling next to Oprah and the Queen» ha il suo fascino, ma è più importante assicurare aiuti agli sfollati dell’Uragano Katrina, pensare alla recessione economica e garantire un pasto caldo a chiunque. «And not a single tummy around me would know what hungry was» vale più di mille macchine nuove.

Dalle aspirazioni monetarie si passa alle dediche d’amore con Just The Way You Are, primo estratto dall’album di debutto Doo-Wops & Hooligans. A detta dello stesso Mars, la canzone «è una dedica a tutte le giovani ragazze e un invito a rimanere sempre se stesse e a non cambiare per una moda, uno stile. In fondo se una è carina lo è comunque per la sua testa e la sua femminilità». Quante volte ci si danna per quell’imperfezione che si fatica ad accettare o quelle particolarità che, ai nostri occhi, diventano difetti irrecuperabili? Molte più di quanto sia salutare, e il sorriso rassicurante di Bruno mentre ci canta di non preoccuparci troppo del riflesso di uno specchio è un balsamo per l’anima.

Inni al mal d’amore e alla sana pigrizia

È capitato a tutti, dopo una love story finita male, di restare avviluppati in un vortice di dolore ed autocommiserazione. Un tunnel che, a volte, sfocia in veri e propri istinti autodistruttivi. Quella persona, proprio quella con la quale pensavamo di aver trovato la pace, ci fa sprofondare nella disperazione più nera, senza possibilità, almeno in apparenza. Grenade è l’addio dolceamaro di Bruno alla storica ex Chanel Malvar, una ragazza per cui avrebbe volentieri preso un proiettile o un colpo di qualsiasi arma. La pop ballad perfetta, ma non preconfezionata, arricchita dalle doti canore di un vero e proprio showman.

È possibile che roots reggae, ska, musica hawaiana, pop e R&B fondersi in un unico pezzo? A quanto pare sì, e il risultato è divertentissimo. Leggenda narra che Mars, Philip Lawrence ed Ari Levine, insieme a K’naan si trovassero in studio di registrazione, senza però riuscire a scrivere del materiale. Da quello stallo, nacque l’idea di realizzare un’elogio della pigrizia, il cui protagonista rivendica il suo diritto a passare una giornata a poltrire nel letto. The Lazy Song è un inno al dolce far niente, accompagnato da uno strepitoso video, di cui esistono due versioni, la seconda delle quali vede la partecipazione di Leonard Nimoy.

Bruno Mars: romanticismo q.b.

Prima dell’avvento di Ed Sheeran e della sua Perfect, durante i matrimoni risuonava solo una canzone creata ad hoc per i lieti eventi. Quella canzone, neanche a dirlo, era Marry You. Complice la cover dei ragazzi di Glee, questa wedding song tenera e frizzante dal sound anni Sessanta ha impazzato in lungo e largo. Tuttora, a dirla tutta, è presente in ogni playlist a tema che si rispetti. Quando TikTok era ancora solo una hit di Kesha, Youtube era l’ideale per condividere attimi di vita. Una veloce ricerca sulla piattaforma potrebbe riportare alla luce decine di clip con questa colonna sonora. Filmati amatoriali caricati da sposi, damigelle e invitati, tutti impegnati in un’entrata in chiesa danzante o in una coreografia provata e riprovata con i bigodini già in posa. Niente di costruito, solo sana goliardia.

Voce, presenza scenica e, soprattutto, carisma. È questa la ricetta per una popstar degna di questo titolo. Mars, cresciuto a pane e Michael Jackson, ha studiato dai migliori, e ha ampiamente superato l’esame in Locked Out of Heaven. Vagamente ispirato alle sonorità di Beat It o di Message in a Bottle dei Police, questo reggae rock dalle sfumature new wave è una dimostrazione pratica della maturazione artistica e personale del cantautore. Nel video che trascina il singolo, tutto il talento e la capacità di tenere il palco sono più che evidenti. Le atmosfere patinate e retrò esaltano il suo appeal da crooner moderno.

L’eco di un sentimento lontano lascia il posto al rimpianto nella ballad When I Was Your Man, struggente amarcord di un fallimento di coppia. Mars ammette che, al tempo della relazione, avrebbe dovuto corteggiare di più la sua partner. Portarle fiori, prestarle attenzione, sorprenderla con dei doni, anziché darla per scontata. Ormai, però, inutile piangere sul latte versato. A dare il colpo di grazia ci penserà, in verità, Miley Cyrus, anni dopo. La sua Flowers, infatti, è letteralmente una dichiarazione d’indipendenza nei confronti dell’ex marito, che riprende in più passi il testo e la melodia del collega. Rose e regali sono belli, ma superflui, quando in un rapporto mancano rispetto e comunicazione.

Bruno Mars e le feel good songs

Dopo tanta nostalgia, nel 2016 Bruno Mars ci ha donato la feel good song per eccellenza, Uptown Funk. Chiamato a rapporto da quel genio di Mark Ronson, l’inedito duo ha confezionato una piccola bomba a orologeria, esplosa nel mercato discografico ed eletta dalla rivista Billboard “canzone del decennio”. Dalla lusinga a Michelle Pfeiffer, che pare abbia apprezzato la citazione, al videoclip in cui bruno balla con il suo iconico completo rosa, Uptown Funk ha fatto incetta di premi ed è un esempio lampante di quanto la musica possa migliorare le giornate. Impossibile rimanere fermi, quando parte quell’inciso.

Da un Grammy a un altro, Mars è stato, per un periodo, esperto in “Song of the Year”. That’s What I Like, secondo estratto dal terzo album in studio 24K Magic, ha ricevuto infatti due grammofoni d’oro per questo soul dalle influenze hip hop, trascinante e coinvolgente come solo i suoi pezzi sanno essere. Il culmine di una carriera che, in seguito, sembra aver subito più di una battuta d’arresto, ma senza che il cantautore sia mai realmente finito “fuori dal giro”. Ci sono stati anni di silenzio, ma ora, complice una certa Stefani Germanotta, Bruno Mars sembra essere di nuovo in pista a tutti gli effetti, ed è tornato per restare.

Federica Checchia

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