La poesia Canzone di Giugno del poeta Marino Moretti, si rivolge al sesto mese dell’anno come un mese di pienezza e maturità. La vegetazione risplende sotto i caldi raggi di un sole ormai dorato, e i frutti seminati sono ormai pronti per esser colti, in tutto il loro splendore. Nella consueta rubrica del venerdì che celebra la Letteratura per l’Infanzia, il mese di Giugno e la sua descrizione all’interno della poetica crepuscolare.

Canzone di Giugno, Marino Moretti e il mese più dorato dell’anno

Pascoli Estate - Photo Credits: aiab.it

 Un componimento, Canzone di Giugno di Marino Moretti, che celebra la stagione del grano ma anche le fatiche ricompensate dal duro lavoro. Marino Moretti, poeta di Cesenatico, è associato alla corrente letteraria del crepuscolarismo: il termine compare infatti per la prima volta proprio in una recensione di Poesie scritte col lapis, una raccolta dello stesso Moretti datata 1910. Il suo modo di fare poesia si basa, principalmente, sull’impotenza dell’uomo nei confronti de tempo; secondariamente, sul contrasto fra il mondo esterno e i suoi sentimenti. Gli influssi di Giovanni Pascoli sono evidenti nella produzione morettiana, e prendono spunto principalmente da due famose raccolte pascoliane: Myracae e Canti di Castelvecchio.

Stormiscono le fronde
nell’aria greve e il sole
ride alle prataiole
ed alle biche bionde,
e rende tutto l’oro
il campo donde arriva
la canzone giuliva
dell’agreste lavoro.
Ecco, è piena la spiga
e la falce è nel pugno;
il buon sole di giugno
rallegra la fatica.
E la canzone sale
dal campo del lavoro
e s’accompagna a un coro
stridulo di cicale;
e sale il canto anelo
da bocche più lontane
lodando in terra il pane
ed il buon padre in cielo.

I temi della corrente letteraria del crepuscolarismo sono, per lo più, legati alle cose perdute; il rimpianto di un Ottocento ormai passato, la solitudine, l’ironia, le periferie, gli ambienti di provincia, i vecchi quartieri, le situazioni e azioni quotidiane, come anche lo scorrere di un tempo indefinito. Canzone di Giugno di Marino Moretti descrive, in un’ottica del tutto crepuscolare, la beltà di questo mese fulgido e rutilante che, l’antica cultura classica, soprannominava come Mese del Sole dedicato alla giovinezza.

Giugno, il mese della pienezza e della maturità

L’erba si agita, producendo un lieve fruscio sotto l’aria pesante e accaldata di giugno; mentre il sole, con i suoi raggi dorati, sorride ai fiori di campo nei prati e ai cumuli di grano e d’altri cereali ormai mietuti. La luminosità dell’astro rende il campo una pozza d’oro mentre, da lontano, sopraggiunge un canto gioioso e di serena rusticità, dovuto al lavoro campestre. La spiga è ricolma del frutto che a breve si riverserà nel palmo del contadino; la bellezza e luminescenza del sole di giugno rallegrano, così, la fatica del lavoro.

Da lontano si ode lo stridere delle cicale; il suono estivo per antonomasia che accompagna il meriggio e le lunghe ore chiare in cui, la canicola, risale rovente. Intanto si diffonde un altro canto, probabilmente riferito a nenie religiose in cui i fedeli pregano – forse un comune Padre Nostro – lodando il pane sulla terra e il Signore nei cieli.

L’ottica della poetica crepuscolare si schiude nell’immagine dei campi, scintillanti nei chiarori delle giornate di inizio estate, e nella figura del contadino che nella sua semplicità attende con trepidazione la raccolta dei suoi frutti. Intanto, l’elemento malinconico: il suono delle cicale e il canto religioso, simbolo di retaggi genuini e incontaminati.

Stella Grillo

PH: www.radiocompanyeasy.com

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