Casa di Bambola, l’opera femminista di Henrik Ibsen

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Di Sonia Faseli

Casa di Bambola è una della opere teatrali più controverse scritte da Henrik Ibsen, rappresentata per la prima volta a Copenaghen il 21 dicembre. Si tratta di una critica sui ruoli tradizionalisti imposti alla donna nell’ambito del matrimonio in epoca vittoriana.

Casa di Bambola: la condizione della donna in epoca vittoriana e la censura dell’opera

A proposito di Casa di Bambola, Ibsen scrisse nei suoi appunti che “ci sono due tipi di leggi morali, una in un uomo, e un’altra completamente differente in una donna. Ma nelle leggi pratiche della vita, la donna è giudicata come se n non fosse una donna, ma un uomo”.

Alla sua prima uscita, l’opera teatrale Casa di Bambola suscitò talmente tanto scandalo per la tematica di femminismo estremo rappresentato in esso, che Ibsen fu costretto a cambiare finale nella sua opera della rappresentazione tedesca.

Secondo la visione vittoriana, infatti, il legame matrimoniale era considerato indissolubile, e l’abbandono del marito da parte della moglie sarebbe stato inaccettabile. La protagonista della vicenda, Nora, è costretta a vivere in una società in cui non sente l’appartenenza, dato che viene considerata al pari di una bambola.

Atto I

La protagonista Nora, dopo uno scambio di battute con il marito incontra l’amica d’infanzia Kristine Linde che le confessa di non avere una vita felice, senza lavoro e senza figli. Nora decide di proporre al marito di aiutare l’amica, inserendola all’interno della Banca dove egli lavora. Ma questo comporterebbe il licenziamento dell’avvocato Krogstad, con cui Nora aveva commesso un illecito in cambio di un prestito. A questo punto Krogstad decide di ricattare Nora.

Atto II

Nora cerca in tutti i modi di convincere il marito a non licenziare Krogstad, senza riuscirci. L’avvocato si reca a casa di Nora per esigere i soldi del ricatto, chiedendo altresì di ottenere un posto di rilievo nella banca. Andandomene dalla casa di Nora lascia una lettera dove propone le sue nuove richieste al marito Helmer.
Intanto la signora Linde recapita fa recapitare a casa di Krogstad una lettera per ricongiungersi a lui, dato che in passato avevano avuto una relazione.

Atto III

Nel frattempo Helmer legge la lettera lasciata da Krogstad, e inveisce contro la moglie, sollevandola dai suoi compiti di madre e di educatrice dei figli. In quell’istante arriva la cameriera con una lettera per Helemer, con la rinuncia delle pretese dell’avvocato. Ma Nora ha ormai preso consapevolezza della sua inferiorità all’interno della famiglia, sentendosi al pari di una bambola. L’atto si conclude con il tonfo di una porta che si chiude, rappresentando l’autodeterminazione della donna, e la sua ribellione a vincere la condizione di subalternità rispetto al marito.

Sonia Faseli

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