Vanessa Nakate, ugandese di 24 anni, è un’attivista per il clima che rappresenta l’Africa ambientalista. Diventata nota soprattutto dopo essere stata tagliata fuori da una foto del World Economic Forum di Davos, oggi è la voce delle comunità più vulnerabili, spesso escluse dal dibattito sul clima.
“Ho deciso di aggiungere la mia voce al movimento per il clima”
Figlia di un politico di Kampala, capitale dell’Uganda, Vanessa Nakate ha ottenuto un laurea in Business Administration alla Makerere University Business School e nel 2019 ha deciso di seguire i passi di Greta Thunberg. Grazie a lei e ai suoi Fridays For Future, Nakate si è avvicinata all’ambientalismo e da gennaio 2019 ha iniziato il suo sciopero. Avendo paura di manifestare da sola, la prima domenica di sciopero si è fatta accompagnare da sorelle e fratelli minori: in cinque hanno manifestato fuori dai cancelli del Parlamento dell’Uganda per tutta la mattina. “La natura è vita“, “Climate Strike Now” e “Quando pianti un albero, pianti una foresta” sono gli slogan di alcuni dei cartelli agitati dall’attivista.
“Avevo la sensazione di aver sprecato così tanto tempo, mentre le persone stavano soffrendo. In quel momento ho deciso di aggiungere la mia voce al movimento per il clima”.
Sono le parole Vanessa Nakate ad alcuni giornali ugandesi, poi riprese da New York Times.
Per mesi Nakate ha continuato da sola le sue proteste e da allora ha partecipato a 60 Fridays For Future, ha fondato un suo movimento Youth for Future Africa, poi diventato Rise Up Movement. Il suo scopo è di aumentare la consapevolezza dei giovani africani sulle questioni legate all’ambiente e ai cambiamenti climatici. Nakate ha organizzato la campagna di riforestazione del Congo, ha combattuto contro l’inquinamento atmosferico a Kampala, si è battuta contro i finanziamenti alle compagnie petrolifere e contro l’innalzamento delle acque del Lago Vittoria.
“È importante ascoltare gli attivisti del Sud del mondo perché rappresentano comunità diverse”.
Il suo scopo è anche quello di far sentire di più le voci degli attivisti del continente africano e degli altri paesi spesso esclusi e non presi in considerazione nei dibattiti sul clima.
“Non avete cancellato solo una foto. Avete cancellato un continente”
In poco meno di un anno Vanessa Nakate ha raggiunto un pubblico internazionale. A dicembre 2019 è stata invitata a Cop25, la Conferenza ONU sul cambiamento climatico tenutasi a Madrid. Ha partecipato poi a Unite Behind the Science, ma la sua lotta non è facile. A gennaio 2020 ha partecipato al World Economica Forum di Davos, in Svizzera, insieme ad altre cinque attiviste, tutte bianche e occidentali, tra cui Greta Thunberg.
L’Associated Press ha pubblicato poi le foto dell’evento e Vanessa Nakate è stata tagliata fuori. Nakate ha risposto con un video di 10 minuti sul suo profilo Twitter denunciando l’esclusione delle voci neri dal dibattito: “Non avete cancellato solo una foto. Avete cancellato un continente”. Vanessa ha ricevuto il sostegno di migliaia di utenti, tra cui Greta Thunberg, e sono arrivate anche le scuse dell’Agenzia di stampa. Il giornale ha dichiarato che l’intento era fare un primo piano di Greta Thunberg e non era un caso di razzismo climatico.
“Nonostante questo incidente sia stato così doloroso, ha cambiato la storia per diversi attivisti nel Sud del mondo. Penso che ciò che mi ha davvero aiutato a diventare quella che sono oggi sia il fatto che ho parlato e che le persone hanno risposto con il supporto”.
Nakate rivendica la necessità di far sentire di più le voci degli attivisti del Sud del mondo, che fanno parte delle comunità più vulnerabili e più a rischio di eventi catastrofici dovuti ai cambiamenti climatici. L’Uganda lo scorso gennaio ha visto una delle peggiori invasioni di locuste del deserto e nel resto del continente inondazioni, frane, siccità cronica, perdita del raccolto e cicloni sono sempre più frequenti.
“Non si può avere giustizia climatica senza giustizia razziale. Non è giustizia se non include tutti”
Uno degli slogan più noti di Vanessa Nakate
L’intervento di Nakate al Youth4Climate di Milano
Vanessa Nakate ha aperto la Youth4Climate, che precede la Pre Cop26, con un discorso che mostra a tutti la sofferenza di un intero continente.
“In Madagascar si muore di fame. Paesi come l’Uganda, la Nigeria, l’Algeria stanno soffrendo sempre di più tra caldo e siccità. Ma non è solo l’Africa. Pensiamo ai Caraibi, a chi lascia le isole per scappare, alle persone del Bangladesh. Servono finanziamenti, non prestiti, ma sussidi a fondo perduto. Perché è facile costruire strade e aprire viadotti, ma i nostri leader non riescono a riconoscere che perdite e danni della crisi climatiche sono già qui (e sono molto più importanti)”.
Il continente africano è fortemente influenzato dai cambiamenti climatici “il che è paradossale, dato che l’Africa, dopo l’Antartide, è il più basso emettitore di emissioni di CO2 di tutti i continenti”.
Nakate ha poi parlato della necessità di azione, di un’azione concreta e “non di conferenze vuote, dove si sventola solo il denaro”. Tra le conseguenze dei cambiamenti climatici ci saranno estinzioni di animali e vegetali e le migrazioni climatiche saranno migliaia. “Who is going to pay?“ (chi pagherà?). L’attivista ugandese ha ripetuto più volte questa semplice frase.
A fine ottobre uscirà il libro di Vanessa Nakate: “A Bigger Picture: My Fight to Bring a New African Voice to the Climate Crisis”.
Foto di Getty Images
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