Nata a Colonia, il 16 ottobre 1938, Christa Päffgen sarebbe diventata una delle voci più belle degli anni Settanta e Ottanta. Divenne la musa ispiratrice di Andy Warhol e si presentò al mondo con il nome Nico. Una bellezza nordica all’apparenza delicata, capace di sprigionare un’energia contagiosa.
Dalle passerelle della moda alla Factory di Warhol
Christa Päffgen è una modella molto bella e famosa. Sfila per Coco Chanel, e lavora con riviste molto in voga all’epoca come Elle e Vogue. Christa prese il nome “Nico” quando il regista Nikos Papatakis si innamorò follemente di lei. L’amico fotografo Herbert Tobias iniziò a chiamarla con il nome di Papatakis, per schernirla e lei decise di mantenerlo per tutto il resto della sua carriera artistica.
Dalle passerelle della moda al cinema il passo è breve. Nico fa la comparsa in alcuni film, tra cui La Dolce Vita di Fellini, che l’aveva notata e la volle fortemente nel cast. Tornata a New York, decise di intraprendere anche la carriera musicale. Durante un’esibizione conobbe Andy Warhol che la coinvolse subito per l’album di debutto dei Velvet Underground.
Warhol era il produttore della band, nonostante di musica ne capisse il giusto, come racconterà qualche anno più tardi Lou Reed: “Andy stava seduto in regia a guardare rapito tutte le luci lampeggianti. Lui non sapeva niente di produzione discografica, musica, accordi. Appena si sedette disse: ‘Oooh, ma è fantastico!’. Il vantaggio di aver avuto Andy Warhol come produttore è stato che, proprio perché era Andy Warhol, tutto doveva essere lasciato allo stato puro.”
The Velvet Underground & Nico
Erano gli anni Sessanta: Warhol impose ai Velvet Underground di prendere con loro Nico. Chiaramente il gruppo non era del tutto convinto di questa scelta, ma furono costretti ad accettare. Nico cantò nei brani Femme Fatale, I’ll Be Your Mirror e Sunday Morning, ma il rapporto con la band non fu mai roseo.
Uno dei problemi, pare, fosse che Nico necessitasse di molto tempo per prepararsi in camerino, aveva diversi rituali da rispettare, come ad esempio quello di bruciare una candela prima di salire sul palco e tendeva a causare ritardi per le performance.
L’album THE VELVET UNDERGROUND & NICO oggi è un classico, ma Nico decise di cambiare strada. Si allontanò dal gruppo molto tempo prima della pubblicazione del secondo album del gruppo WHITE LIGHT/WHITE HEAT. Nico, ha una visione diversa della storia, e negli anni dirà che “i Velvet Underground avevano alcuni problemi di identità e volevano sbarazzarsi di me perché ricevevo più attenzione di loro da parte della stampa.”
Essere Nico
Divenne presto famosa per il suo essere una performance vivente. La sua abilità era essere Nico. Il suo magnetismo era irresistibile, tutti la volevano e desideravano averla vicina per respirare la chimica che sapeva emanare.
La collaborazione con Warhol si trasforma in una vera e propria amicizia. L’artista provava una sorta di adorazione nei sui confronti, per via del suo aspetto e dei suoi modi di fare. Nico e il figlio Ari, furono tra i protagonisti del lungometraggio Chelsea Girls, diretto dallo stesso Warhol.
Decide di continuare la carriera musicale come solista, registrando diversi album, senza, però, mai raggiungere i successi commerciali che meritava. Il primo disco pubblicato fu Chelsea Girl del 1967, colonna sonora per l’omonimo film di Warhol, contenente brani scritti da Lou Reed, John Cale e Jackson Browne.
Il secondo album, nonché primo lavoro scritto interamente da lei, è The Marble Index, che propone un’originale commistione di elementi folk, musica classica e testi drammatici.
Nel 1970, uscì quello che sarà considerato dalla critica specialistica il capolavoro dell’artista: “Desertshore”, che anticipa il genere gotico.
Del 1974 è invece The End, l’album che contiene una reinterpretazione dell’omonimo brano dei Doors, presenta una versione allucinata e dissonante dell’inno nazionale tedesco.
Tutta la creatività degli anni sessanta e settanta, purtroppo, svanisce con gli anni ottanta. Dopo sette anni di inattività, nel 1981 esce “Drama of Exile” e nel 1985 esce l’ultimo disco di Nico: “Camera Obscura”. I suoi dischi cominciarono ad avere successo e a essere apprezzati, soprattutto nell’ambiente punk di quegli anni.
Tra amori travagliati, viaggi e un talento innato che le garantì sempre il successo, Nico ebbe una vita piena di momenti bui. Scoprì l’eroina e ne divenne dipendente per oltre 15 anni ed iniziò il figlio all’uso di stupefacenti. Una vita di eccessi, successi, grandi amori da gossip e tantissimi demoni che si nascondevano nell’armadio ed erano pronti ad uscire alla prima occasione utile.
La carriera di Nico era appena iniziata, ma non durò a lungo. A fermarla, la tossicodipendenza e la morte, a soli 50 anni, a causa di una brutta caduta dalla bicicletta nella sua Ibiza. Il mondo però la ricorda per tutta la bellezza che ha saputo portare con sé. Oggi, l’artista riposa, finalmente in pace, in un cimitero immerso nella foresta, a Berlino.
Alessandro Carugini
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