Colette Guillaumin, le relazioni di dominio e la concezione di ”sessaggio”: perché razza e sesso non esistono

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Di Stella Grillo

La sociologa femminista Colette Guillaumin, insieme a Christine Delfy e Monique Witting, è stata una delle più importanti esponenti del femminismo materialista. Nel 1978 pubblica l’articolo Pratica del potere e idea di Natura in cui che teorizza l’appropriazione della classe delle donne da parte della classe degli uomini, non solo come ”forza lavoro”, ma come una vera propria appropriazione del corpo femminile inteso come macchina di lavoro produttivo.

Colette Guillaumin, il rapporto uomo-donna e la teoria del sessaggio

Colette Guillaumin - Credits:   Julie Bois
Photo credits – Facebook, pagina ufficiale Julie Bois

Fra i contributi teorici di Colette Guillaumin si deve la creazione di diversi neologismi; Guillaumin introduce il termine razzizzata per riferirsi al meccanismo per il quale si designano quei processi sociali e culturali atti ad assegnare a una persona le caratteristiche peculiari che la renderebbero parte di un gruppo di minoranza. Razzizzata è, quindi, la percezione che un dato gruppo ha di una persona, indipendentemente da chi realmente essa sia, secondo caratteristiche peculiari che appartengono a quest’ultima, come il colore della pelle, la sessualità e la religione.

Ne consegue che questo atteggiamento discriminatorio derivi dall’assegnazione a un gruppo di minoranza. Nel testo  L’ideologie raciste, genèse et langue actuel, Colette Guillaumin mette in discussione il concetto di razza come categoria naturale, in quanto tale concezione non è la base del razzismo ma un suo prodotto derivato.

Il razzismo, quindi, è la base di ogni relazione di dominio: proprio da questo concetto rapporta il razzismo a diversi equilibri di potere asimmetrico, trasponendolo anche nella rapporto uomo-donna. Le analogie fra gruppi di dominanti e dominati portano la sociologa francese alla formulazione della teoria del sessaggio.

Anche in questo caso, il vocabolo sessaggio è un neologismo che rimanda, semanticamente, a due lemmi: da un lato esclavage (schiavitù) e, dall’altro, servage (servaggio); in questo caso, il termine, si riferisce a quel meccanismo per cui la classe degli uomini sfrutta e domina la classe delle donne. Non si tratta solo di forza lavoro ma del corpo femminile; in quest’ottica la donna subisce un’appropriazione del corpo stesso in quanto oggetto di lavoro produttivo, procreativo e riproduttivo in termini sociali. Nel testo Il corpo costruito Guillaumin scrive:

[…] La relazione fisica che gli uomini e le donne intrattengono è di fatto una relazione di confronto asimmetrico ove si mettono in opera gli apprendimenti dell’infanzia così metodicamente e costantemente praticati. Negli spazi comuni, siano essi pubblici (la strada, i mercati, i caffè, i luoghi di divertimento, e ancora e sempre la strada … ) o privati (la casa, l’automobile, il domicilio di amici e parenti. .. ) le donne restringono continuamente l’uso che fanno dello spazio, mentre gli uomini lo massimizzano. […] Più semplicemente, vi si può vedere l’effetto concreto di una fabbricazione corporea che ha insegnato agli uni la padronanza dello spazio e la proiezione del corpo verso l’esterno, alle altre il ripiegamento sul proprio spazio corporeo, l’evitare il confronto fisico.

Un meccanismo che si cristallizza più concretamente se riferito a donne povere, non bianche, e che non appartengono a contesti di privilegio.

Rapporto di sessaggio e rapporto di classe, le differenze

La differenza sostanziale fra rapporto di sessaggio e rapporto di classe è che il primo si impernia sull’appropriazione fisica: la classe degli uomini domina, appropriandosi, il corpo femminile. Il corpo della classe delle donne è visto come ”materiale” poiché produce forza lavoro, a differenza del rapporto di classe che si basa esclusivamente sulla forza lavoro prodotta come, per esempio, avviene nel caso del proletariato. In  Sesso, razza e pratica del potere Colette Guillaumin afferma:

«Il corpo è un serbatoio di forza lavoro e, in quanto tale, è appropriato. Non è la forza lavoro, distinta dal suo supporto/produttore e dunque, misurabile in “quantità” (di tempo, di denaro, di compiti da svolgere) ad essere accaparrata, ma la sua origine: la macchina-forza-lavoro»

Mentre nel testo Il corpo costruito sostiene:

L’uso del tempo degli individui femmine è molto più strettamente sorvegliato di quello degli individui maschi. La sorveglianza che viene esercitata sugli individui femmine, poi, continua per tutta la vita, assumendo il marito il ruolo dei genitori.

Il matrimonio, infatti, consiste in una forma privata di appropriazione dove per la donna non esiste alcuna limitazione rapportata al tempo: numero di figli, mansioni da eseguire e quant’altro. Ne consegue l’appropriazione del tempo, l’obbligo sessuale, la cura di soggetti all’interno della famiglia non auto-sufficienti. Il sesso e la razza sono, quindi, categorie esistenti solo se rapportate al concetto di appropriazione; la persona appropriata risulta, in questa visione, dominata e svilita allo stato di oggetto.

Stella Grillo

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Foto in copertina: CreditsFacebook, pagina ufficiale Julie Bois