Con la prima edizione tenutasi nel 1929, i Premi Oscar (o Academy Awards) sono la conquista più ambita del mondo del cinema. Questo, se sei un uomo. L’Academy infatti perpetra una non troppo velata misoginia che discrimina di anno in anno le donne del settore cinematografico.

Nonostante quest’anno sia stata “rivoluzionata” la tendenza, con 72 nomination al femminile, e la categoria di Miglior Regista che ha visto nella rosa dei nominati due donne su cinque (Chloé Zhao ed Emerald Fennell), il caso più recente di misoginia risale solo all’edizione del 2020: nella stessa categoria appena menzionata, infatti, non compariva alcuna donna.

Gli Oscar contro le donne: l’inchiesta del “Guardian”

Proprio l’anno scorso il “Guardian” ha aperto un’inchiesta per mettere nero su bianco dei dati incontestabili. Grazie a questi è stato possibile mostrare che, nonostante si spendano in continuazione belle parole, la parità di genere è ancora lontana. Analizziamo insieme la situazione.

Diecimila nomination: quel timido 14%

Kathryn Bigelow con l'Oscar per "The Hurt Locker" © Matt Sayles/AP/REX/Shutterstock via variety.com
Kathryn Bigelow con l’Oscar per “The Hurt Locker” © Matt Sayles/AP/REX/Shutterstock via variety.com

Dal 1929, le nomination agli Oscar sono state oltre diecimila. Il numero è davvero folle, ma lo è ancora di più se facciamo una scrematura: se togliamo infatti quelle relative ai singoli uomini e ai team, ci rendiamo conto che soltanto il 14% delle candidature riguarda le sole donne. Le donne nominate agli Oscar, dunque, sono poco più di 1400.

Ma ancora più imbarazzante è il dato relativo alla nomination come Miglior Regista. Su 449 nomination, vediamo che le donne sono comparse soltanto 5 volte. L’unica ad aver vinto la statuetta, che è una delle più ambite dopo quella per il Miglior Film, è stata Kathryn Bigelow.

Miglior Film: una questione spinosa

La statuetta per il Miglior Film viene comunemente portata a casa dal produttore della pellicola, benché assegnata anche al regista. Fino al 1950 erano tuttavia proprio le case di produzione a ricevere il premio, senza alcuna menzione al regista: una situazione davvero all’avanguardia per i tempi, considerando che non veniva lasciato posto ad alcun divario di genere. Dopo quella data, invece, le cose cambiano: la statuetta viene assegnata e ritirata dal regista del film. Abbiamo un totale di 379 nomination, e solo in 13 figurano delle donne: nessuna ha mai vinto l’Oscar per il Miglior Film.

Al peggio non c’è mai fine

Rachel Morrison © Jordan Strauss/Invision/AP via indiewire.com

Se i dati precedenti vi hanno fatto impallidire, frustrare, arrabbiare, aspettate di vedere i prossimi.
Gli Oscar relativi alla musica hanno visto un totale di 23 categorie, per 1238 nomination: le donne ricoprono solo l’1,6% di questa cifra. Il dato peggiore, però, è senza dubbio quello per la Miglior Fotografia: su 609 candidature, le donne compaiono una sola volta. Rachel Morrison è stata nominata nel 2018, “alzando” il dato a un critico 0,16%.

La ragione dei dati: il cambiamento parta dal basso (e dai festival indipendenti)

Il motivo di questo forte divario è presto detto: innanzitutto non sono molte le donne registe, ma la ragione vera e propria è da ricercare nei soldi impiegati nella realizzazione di una pellicola. In primis, ci sono ancora forti discriminazioni di genere in ambito salariale: in parole povere, il lavoro di una donna dietro la macchina da presa viene pagato meno rispetto a quello di un uomo.

Inoltre, il discrimine più pesante risiede nelle case di produzione, che decidono quali film finanziare e quali necessariamente escludere: non è un caso che i festival indipendenti pullulino di pellicole girate da donne con budget bassi. Non avendo perciò una major a coprire finanziariamente le spalle e a dirigere le campagne pubblicitarie, va da sé che i film girati da donne non raggiungano il clamore necessario per essere proiettati in sala e visti dal pubblico. Neanche la giuria degli Academy ha perciò modo di visionare questi film, che restano relegati al circuito indipendente senza ricevere il riconoscimento che meritano.

A partire dalla prima cerimonia degli Oscar, i dati relativi alle nomination femminili sono rimasti invariati: 93 anni in cui non si è visto neanche un accenno di cambiamento. Questa è l’ennesima discriminazione che affligge il mondo cinematografico (non dimentichiamo infatti le accuse di razzismo). Parlando di discriminazioni di genere, tuttavia, la cosa si fa più complessa: essendo assodato che la maggior parte delle nomination va a persone caucasiche, viene automatico concentrarsi maggiormente sulla vergognosa assenza di rappresentanti di altre etnie. Ecco quindi che la mancanza di figure femminili diventa l'”elefante nella stanza”: quel problema tanto grande e presente, impossibile da non notare, che tuttavia si finge che non esista.

Che sia questo l’anno del cambiamento?

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Crediti fotografici: cinematographe.it, variety.com, indiewire.com

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