COP 15: proteggere il 30% della biodiversità entro il 2030

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Di Martina Cordella

Così l’ISPRA descrive la Convenzione sulla Biodiversità: “un trattato internazionale giuridicamente vincolante con tre principali obiettivi: conservazione della biodiversità, uso sostenibile della biodiversità, giusta ed equa ripartizione dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche”. Alla conclusione della COP 15, le nazioni del mondo hanno concordato uno storico pacchetto di misure fondamentali per affrontare la perdita di biodiversità e ripristinare gli ecosistemi naturali.

COP 15: gli obiettivi per il 2030

COP 15 - Photo Credits cbd.int
COP 15 – Photo Credits cbd.int

La COP 15 si conclude con l’obiettivo di conservare e gestire efficacemente almeno il 30% delle terre emerse, delle acque interne, delle zone costiere e degli oceani del mondo, che dovranno essere ripristinati entro il 2030. Particolare attenzione verrà posta alle aree di particolare importanza per la biodiversità e al funzionamento e servizi degli ecosistemi. Inoltre, si pone l’impegno di dimezzare lo spreco alimentare e di ridurre la produzione di rifiuti, così come i rischi derivati da pesticidi e sostanze chimiche.

Per quanto riguarda gli impegni economici, entro il 2030 si punta ed eliminare o riformare le sovvenzioni che danneggiano la biodiversità di 500 miliardi di dollari annui. Di pari passo, bisognerà aumentare gli incentivi per la sua conservazione. Consequenzialmente, le aziende dovranno monitorare, valutare e rendere trasparenti il proprio impatto sulla biodiversità. Particolare importanza dovrà essere data alla prevenzione delle specie esotiche invasive, riducendone l’introduzione e l’insediamento di almeno la metà e controllando quelle già presenti.

L’accordo sulla biodiversità si conclude con l’adozione di 4 obiettivi globali e 23 traguardi

Il primo punto prevede che entro il 2050 l’integrità e la resilienza degli ecosistemi siano mantenute, migliorate o ripristinate, aumentandone l’area. Inoltre, l’estinzione dovuta dall’essere umano si dovrà interrompere e bisognerà mantenere la diversità genetica nelle specie selvatiche e domestiche. Con il secondo obiettivo, si prende l’impegno di gestire la biodiversità in modo sostenibile, valorizzando il contributo delle persone.

Infine, il terzo e il quarto punto si pongono, rispettivamente, gli obiettivi di: condividere in modo equo i benefici monetari e non derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche anche con le popolazioni indigene; garantire a tutte le parti mezzi adeguati per attuare il quadro globale sulla biodiversità, in particolare ai paesi in via di sviluppo.

Martina Cordella

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