Covid, in terapia intensiva no vax che rifiutano le cure

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Di Stefano Delle Cave

La Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione Terapia Intensiva (Siaarti) rivela come in terapia intensiva per Covid ci siano soprattutto no vax e negazionisti che rifiutano le cure. Per questo diminuisce la sopravvivenza dei pazienti in intensiva. D’altro lato medici che devono far fronte a minacce di azioni legali e spesso non ce la fanno più ma che comunque non possono abbandonare i negazionisti.

La terapia intensiva, i no vax e i negazionisti

“Rispetto ad un anno fa e’ cambiato il tipo di paziente ricoverato nelle terapie intensive: 7 su 10 sono no vax, di questi la metà sono anche negazionisti, quindi non negano solo vaccino ma l’esistenza stessa del Covid e l’utilità del cure.E spesso, una volta ricoverati, rifiutano procedure salvavita. Di conseguenza, la sopravvivenza di pazienti Covid che arrivano in terapia intensiva sta diminuendo rispetto a mesi fa”. È quanto ha affermato il presidente della Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione Terapia Intensiva (Siaarti) Antonino Giarratano.

Si tratta spesso di pazienti Covid che rifiutano “ventilazione meccanica, emodialisi o circolazione extracorporea, la flebo con gli zuccheri o l’ossigeno per via nasale, perché ‘non sanno cosa ci sia dentro'”, spiega Giarratano. Per questi “abbiamo un numero inferiore di ricoverati rispetto a un anno fa ma con un disagio più grave perché non sono diminuiti i ricoveri in terapia intensiva non covid, come quelli dovuti a incidenti stradali e sepsi”.

L’altro lato della medaglia

Dall’altro lato, fa sapere Giarratano che chiede una rivalutazione normativa, c’è “una popolazione sanitaria bombardata da minacce di azioni legali, che non ce la fa più. Perché quando hai pochi minuti per intubare o ventilare un paziente, spesso devi scegliere tra sottoporgli il consenso informato o salvargli la vita”. Nel documento “Pandemia e rifiuto dei trattamenti di supporto vitale” la Siaarti richiama gli anestesisti “allo sforzo di spiegare e motivare per tempo, con la massima attenzione e rispetto, in modo chiaro, veritiero e documentato” con “ragionevole insistenza” l’utilità dei supporti di trattamento vitale come la ventilazione meccanica.

Nonostante i continui rifiuti non bisogna abbandonare a se stesso il paziente ma gli si deve sempre garantire un livello adeguato di cure.Tutte le fasi”, è scritto infine sul documento, “le motivazioni e le decisioni relative al consenso a trattamenti diagnostico-terapeutici, compresi quelli di supporto vitale, o al loro rifiuto devono essere documentati di volta in volta nella cartella clinica”.

Stefano Delle Cave