Dopo gli Academy Awards dello scorso 25 aprile, anche in Italia in occasione del 66° David di Donatello vediamo per la la prima volta la cadidatura di due donne nella cinquina candidata alla Migliore Regia.
Accanto ai candidati Fabio e Damiano D’Innocenzo per “Favolacce“, Gianni Amelio per “Hammamet” e Giorgio Diritti per “Volevo nascondermi“, vediamo infatti le registe Emma Dante per “Le sorelle Macaluso” e Susanna Nicchiarelli per “Miss Marx“.

Fabio e Damiano D’Innocenzo ai David di Donatello con la “favola nera”
I fratelli D’Innocenzo, candidati quest’anno anche per la Migliore Sceneggiatura Originale, hanno già ottenuto l’Orso d’Argento alla Berlinale 2020 (Festival internazionale del cinema di Berlino). I giovani registi sono candidati con la loro seconda opera “Favolacce” che, pur se scritta prima de “La Terra dell’abbastanza” (2018), ha raggiunto il pubblico ad aprile 2020 direttamente su Amazon Prime.
“C’era una volta una favola nera” leggiamo dal sito del David di Donatello all’inizio della sinossi ufficiale. Si tratta di una favola contestualizzata nello squallore della periferia di oggi, abitata da famiglie il cui tratto distintivo è lo smarrimento che travolge genitori e figli. Secondo Damiano D’Innocenzo “Favolacce” è un film animato dalla rabbia, “uno ‘svuotatoio‘ di tutto ciò che [abbiamo] vissuto e in cui lo stile andava cercato nelle pieghe di una storia molto complicata da mettere in scena“, una fusione tra “l’ipnosi e lo stallo della provincia […], di quel lasciarsi andare molto rancoroso“.

Gianni Amelio per “Hammamet”: biopic che recupera la memoria di un uomo politico
Gianni Amelio concorre invece con “Hammamet” il biopic sulla figura del politico Bettino Craxi, “un gran rimosso degli ultimi vent’anni“, nelle parole del regista. Il film prende il proprio titolo dalla località tunisina di Hammamet, dove il “Presidente” (Craxi) trascorre un volontario esilio per sfuggire alla giustizia italiana.
La pellicola non intende indagare la parabola politica di Craxi entrando nel merito delle sue azioni, bensì restituire alla memoria collettiva un uomo politico su cui è piombato “un silenzio assordante, ingiusto. Si possono esprimere opinioni contrarie in modo non fazioso, a me non interessava raccontare Bettino Craxi degli anni Ottanta, io non l’ho mai visto come una star, ma come un politico negli ultimi sei o sette mesi della sua vita. Il film descrive la lunga agonia di un uomo che ha perso il potere e va verso la morte”.

Emma Dante per “Le Sorelle Macaluso”: “un film sulla memoria” ai David di Donatello
Emma Dante partecipa alla competizione con “Le Sorelle Macaluso“, trasposizione e reinterpretazione cinematografica del suo omonimo testo teatrale. La pellicola si concentra sulle vicende delle sorelle Macaluso nelle tre età delle loro vite, gioventù, maturità e vecchiaia, guardando all’ultima non come ad un’età di decandenza bensì come a un traguardo da celebrare.
La regista guarda a “Le Sorelle Macaluso” come ad “un film sulla memoria. Sulle cose che durano. Sulle persone che restano anche dopo la morte». E la morte, il lutto, il dolore, sono in effetti elementi non secondari della narrazione, che parla di un trauma infantile che si incide nei corpi. Come sottolinea infatti la stessa Dante: “Il dolore trasforma. […] Il trauma trasforma fisicamente“.

Susanna Nicchiarelli con “Miss Marx”: storia di una lotta fra ragione e sentimento
Secondo biopic in gara, “Miss Marx” di Susanna Nicchiarelli s’incentra sulla figura di Eleanor Marx, ultima figlia di Karl Marx e attivista combattiva. Sottolineando l’attualità del film la regista sottolinea come “nel film sia molto attuale il messaggio di autoaffermazione di Elinor, la sua lotta per i più deboli, per i diritti degli operai e dei bambini“.
Ciò che tuttavia sembra aver colpito e appassionato di più Nicchiarelli durante le ricerche e le riprese è quel rapporto di conflittualità tra dimensione pubblico-politica e dimensione privata, la sua “lotta fra ragione e sentimento“: “L’interesse del personaggio di Eleanor è proprio nella sua contraddittorietà. Era una donna estremamente intelligente, carismatica, interessante, ma in realtà, nonostante fosse così energica, era molto fragile dal punto di vista dei sentimenti.“

Giorgio Diritti ai David di Donatello con “Volevo nascondermi”, elogio della diversità
Ed infine, last but not least, concorre per il suo lavoro registico in “Volevo nascondermi” Giorgio Diritti. La storia gira attorno ad Antonio Ligabue, “Toni”, pittore contemporaneo emiliano. Questo terzo film biografico in gara ai David di Donatello è, nelle parole del regista “un elogio della diversità e dell’identità. […] Ligabue sicuramente ha lottato per essere se stesso, forse anche inconsapevolmente in alcuni momenti, ed ha saputo ottenere molto perché ha voluto essere se stesso“.
Nel lavoro dietro il film, racconta Diritti, è stata essenziale l’esplorazione della terra di Toni: “è stato importante stare sui territori, incontrare le persone. Le emozioni che io ho raccolto dalle persone sono diventate anche le mie. Le emozioni visive che ho visto sono diventate anche le mie“. E queste suggestioni, che sono le stesse di Toni nell’idea del regista, “si esprimevano con la necessità di certi ambienti, di certe dimensioni, di certe luci. C’è stato anche un grande lavoro di sintonia con il direttore di fotografia su questo, perchè tutto fosse contemporaneamente reale, emotivo, ma anche un po’ una fiaba.“

Ad aggiudicarsi la statuetta è stato proprio Giorgio Diritti.
Debora Troiani