Diego Armando Maradona: ‘na cosa Grande

Foto dell'autore

Di Sabrina Baiocco

Menotti lo descriveva come uno che «usa soprattutto il sinistro ma gli basta e avanza». La stampa Argentina lo definì “il Pelè bianco degli argentini”. Il mondo intero lo chiamò el Pibe de Oro. Nel 1984, data ormai storica, fa il suo ingresso nello stadio e nei nostri cuori un ragazzo dai riccioli lunghi e ribelli, con volto e occhi scuri. Piccolino e tarchiatello, indossa la mitica maglia bianco celeste. Lascia quel campo nel 1991 mentre dai nostri animi non è mai andato via. Diego Armando Maradona nasce il 30 Ottobre 1960 e muore nel giorno di oggi di due anni fa. Alcuni dei suoi successi con l’Argentina e con la maglia del Napoli entreranno negli annali.

Maradona e i primi successi

Maradona con la coppa The world cup
Azteca Stadium, Mexic, Luglio 1986

 Gioca con la nazionale di casa ben quattro Mondiali: 1982, 1986, 1990 e nel 1994. L’Argentina di Diego vince nel 1986. Epico lo scontro con l’ Inghilterra ai quarti di finale dove riesce a segnare con la mano (Mano de Dios). Pochi minuti dopo regala ai tifosi un’altra rete strepitosa che gli varrà “gol del secolo”.

Ha un Animo rabbioso. All’età di 15 anni racconta lui stesso che, alla fine di una partita era talmente adirato con l’arbitro che avvicinandolo, lo applaudii e gli disse «le faccio i miei complimenti, continui così e diventerà un arbitro internazionale»

Maradona ha origini molto umili. A tal proposito ci racconta che sicuramente qualche cosa nella sua vita è cambiata. Fino ad allora aveva sempre avuto un solo pantalone, lo teneva da parte per il Sabato. Poi di colpo può comprarsi di tutto: camicie, scarpe.

Sulla condizione passata di Diego,  Francesco Molina ex giocatore spagnolo disse: «E’ uno che viene da molto basso, credo. E si prende per più che un re. Qui noi abbiamo visto re, presidenti, primi ministri. Ma uno come lui…»

Il re di Napoli

II 5 Luglio 1984 fa il suo ingresso ufficiale allo stadio San Paolo. Ci sono ad aspettarlo circa ottantamila persone. Non era mai successo. Si appoggia alla sua Claudia sussurrandole «Aiutami a sopportare quest’onda d’amore. Aiutami a non deluderli. Aiutami, perché sono così simili a me»

Il mito è finalmente giunto a casa.

Il Napoli con l’arrivo di Diego raggiunge da subito una posizione di rilievo in classifica, in poco tempo sono terzi in classifica.

Ad allenare all’epoca c’era Bianchi. Con Maradona in campo il Napoli vince il suo primo scudetto nel 1986, stagione in cui riesce a battere dopo lunghi anni di attesa la Juventus in casa. Nasce così un idolo. Arriva anche la terza Coppa Italia. Fino ad allora solo Torino e Juventus si erano portate a casa sia scudetto che Coppa. È Re di Napoli.

Nella stagione 1987 Maradona fu capocannoniere con 15 reti all’attivo. Nel 1989 si sfiora la tripletta, finendo secondi in Coppa italia e Coppa Uefa.

Nello stesso anno finisce il sodalizio con l’allenatore Bianchi. Quando fu quasi sul punto di trasferirsi all‘Olympique Marsiglia, Ferlaino riesce a bloccargli il contratto. A Bianchi subentra Albertino Bigon e la stagione comincia con la vittoria nella Super coppa del 1990 battendo la Juventus. L’esperienza italiana di Maradona finisce purtroppo nel 1991 dopo un controllo antidoping a cui risulta positivo alla cocaina.

Rivedremo Diego a Napoli solo 14 anni dopo per l’addio al calcio di Ciro Ferrara. Anche in quell’occasione viene accolto con un’ovazione dall’intero stadio.

 Il declino del campione

Dopo l’addio al Napoli, l’arresto per detenzione di cocaina e il suo ritorno in patria, torna in Nazionale con un ineceppibile assist nello spareggio con l’Australia. Infine, il Mondiale nel 1994. Diego torna in campo perdendo molto peso in poche settimane. Esulta felice nella telecamera dopo aver fatto gol alla Grecia ma viene squalificato e allontanato dal Mondiale per doping.

Nel 2000 la FIFA gli conferisce il titolo di miglior calciatore del 20° secolo a pari merito con Pelé. Nel 2008 diventa commissario tecnico della nazionale argentina, fino alla sconfitta della squadra ai Mondiali del 2010.  Durante la sua carriera, Maradona si mostra spesso di sinistra,  sostenendo più volte  Fidel Castro, con cui aveva gran confidenza. Aveva perfino un tatuaggio ritraente Castro sulla sua gamba.

Furono molte le accuse fatte nei confronti del campione di frequentare ambienti camorristi. Negli anni sono state scattate foto che ritraevano Maradona con noti mafiosi, nei loro locali e alle loro feste.

Tanti o pochi che furono i suoi sbagli a partire dal consumo smisurato di cocaina e alle sue frequentazioni negli ambienti sbagliati, ricordiamo quest’uomo come il Dio del calcio e come primo fra i napoletani.

Maradona ci lascia un ricordo indelebile

 Muore improvvisamente per un edema polmonare causato da insufficienza cardiaca.

Diego ci lascia il 25 Novembre di due anni fa. E’ stato sepolto nel cimitero Jardín de Bella Vista di Bueno Aires. La bara è stata avvolta con una bandiera argentina.

Tra i presenti c’erano le figlie Dalma, Gianina e Jana e l’ex moglie Claudia.

Ad abbracciarlo per l’ultima volta con bandiere e striscioni i suoi tifosi.  Applausi, cori e fuochi d’artificio hanno accompagnato Maradona nel suo ultimo viaggio.
Lo stadio San Paolo di Napoli dal Dicembre 2020 cambia nome in stadio Diego Armando Maradona in sua memoria.
Nelle vie di Napoli ancora oggi si possono sentire inni che intonano: «Oh! mamma, mamma, mamma, sai perché mi batte il corazon? Ho visto Maradona, ho visto Maradona! Oh! Mamma, innamorato son». 

Lui da lassù gli sorride di sicuro.

Sabrina Baiocco

Seguici su Google News