È purtroppo di pochi giorni fa la notizia della morte di Elena Fanchini, sciatrice che nel 2017 si era vista diagnosticare un tumore al colon. Sembrava poter uscire vincitrice dalla battaglia contro questo male, ma purtroppo il male si è ripresentato e le cure non si sono rivelate efficaci. Questo è anche una testimonianza di come il tema dei tumori sia stato spesso dibattuto anche in ambito sportivo. E se esiste una cosa che Elena Fanchini avrebbe continuato a fare, è battersi per la prevenzione.
Elena Fanchini e l’importanza della prevenzione
Secondo gli studi condotti dall’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro, se non ci saranno delle operazioni ed interventi mirati, il dato sui casi di tumori è destinato ad aumentare di oltre il 24% entro il 2035. Questo significa che diventerebbe la prima causa di morte all’interno della Unione Europea. Sempre più spesso si è sentito parlare anche della diffusione della malattia nel mondo dello sport, in ultima analisi con la scomparsa di Elena Fanchini. La domanda dunque resta, cosa si può fare per porre un freno alla situazione?
La sciatrice, che aveva scoperto di avere un tumore al colon nel 2017, si era battuta per la prevenzione e per la ricerca. Collaborava come testimonial dell’AIRC da diversi anni, nella speranza che si potesse trovare quella soluzione che avrebbe giovato al mondo. Lo sport in primo luogo, se esercitato almeno 2,5 ore a settimana riduce il rischio di tumore, ma il passo per trovare il rimedio adeguato ancora non lo si è potuto compiere e solo gli investimenti sulla ricerca potranno avvicinare quel momento.
“Mi sono data uno scopo: volevo tornare a sciare”
Il cancro ti colpisce nel profondo. Distrugge tutto quello che è dentro di te e attorno a te e le cure, i trattamenti chemioterapici sono altrettanto devastanti. Così Elena Fanchini provava a farsi coraggio e a pensare sempre allo step successivo, ovvero visualizzare la guarigione. Nella lettera di saluto pubblicata dall’AIRC si legge proprio questo attraverso le parole della sciatrice: “Mi sono data uno scopo: volevo tornare a sciare. Pensavo a quello mentre facevo le terapie e ogni cura rappresentava un passo in avanti verso le mie amate piste innevate. Lo consiglio a tutti quelli che combattono contro il cancro: ponetevi un obiettivo, un sogno, anche piccolo. In fondo, chiunque ne possiede uno, e in questi momenti bui bisogna ‘rispolverarlo’: è la meta a cui tendere.”
Quel sogno a lei è stato tolto, ma perché il suo battersi non sia stato vano non possiamo che agire e provare a contribuire alla ricerca, con ogni mezzo possibile.
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