Nello spazio di LetteralMente Donna una donna che ha fatto la storia del teatro tra 800- 900 essendo una delle sue interpreti più famose e originali di tutti i tempi. Il suo nome è Eleonora Duse e questa è la sua storia.
Eleonora Duse, un talento giovanissimo
“Ho proprio ora visto l’attrice italiana Duse in Cleopatra di Shakespeare. Non conosco l’italiano, ma ella ha recitato così bene che mi sembrava di comprendere ogni parola; che attrice meravigliosa!”
Sono parole, come riportato da Vanilla Magazine, di Anton Cechov, che pienamente ci fanno comprende la porta rivoluzionaria all’epoca di Eleonora Duse e la sua forza interpretativa tale da essere compresa in tutto il mondo nonostante la sua recitazione fosse solo in Italiano. Un talento che mostrò sin da giovanissima quando a 4 anni iniziò ad interpretare la piccola Cosette de “I miserabili” nella compagnia dove lavoravano il padre e la madre e a 12 anni sostituì la madre nel ruolo di Francesca da Rimini facendo di fatto il suo ingresso nel mondo adulto del teatro. Poi quando fu grande incominciò a prediligere gli autori francesi dell’epoca come Alexandra Dumas Figlio iniziando ad affrontare quelle tematiche difficili come il sesso e il denaro allo scopo di rappresentare, fornendo una rielaborazione originale, la crisi dei valori borghesi e la miseria che si nascondeva dietro la società perbenista dei suoi tempi.
Un’interpretazione anticonformista e rivoluzionaria
“La sua recitazione era ridotta alla più pura e limpida essenzialità, assolutamente scevra dei tanti barocchismi e capricci vocali cari alle attrici sue contemporanee”. Così scrisse di lei il regista Sergio Tofano, come riportato da Enciclopedia della donne . Parole che ci fanno comprendere quando fosse innovativa e i coinvolgente la recitazione di Eleonora Duse. Una donna che il critico critico Jules Lemaitre definì “bella. D’un pallore opaco e un po’ olivastro, la fronte solida sotto le ciocche nere, le sopracciglie serpentine, i begli occhi dallo sguardo clemente, una bocca grande, pesante nel riposo ma incredibilmente mobile e plastica […] La voce è chiara e fine”
Nelle interpretazione della Duse del suo vasto, eterogeneo e moderno repertorio ,come ad esempio “La principessa di Bagdad” e “Casa di bambola” spicca un uso totalmente nuovo del corpo che insieme alla voce la fa da padrone in scena. La Duse utilizzava un metodo recitavo personale basato sull’istinto in cui tutto dove essere il più naturale possibile. Ecco perchè a volte camminava in scena e a volte parlava ed usava movimenti anticonformisti rispetto all’epoca come le mani lungo i fianchi e la forte gestualità. Le scene inoltre erano ridotte al minimo e , a differenza delle altre attrici, la Duse non si truccava mai . Il risultato di tutto questo per chi assisteva alle interpretazioni della famosa attrice era, come scrive Mirella Schino in “Eleonora Duse. Storia e immagini di una rivoluzione teatrale”, il vivere un’esperienza esistenziale e umana segnata da un vero e proprio turbamento interiore.
La divina e D’Annunzio
Gabriele D’Annunzio definì Eleonora Duse “la divina”. La Duse fu infatti la persona alla quale il Vate deve una parte della sua carriera e con la quale ebbe una tormentata storia d’amore. Quello tra la Duse e D’Annunzio fu innanzitutto un sodalizio artistico in cui la celebre attrice interpretò e produsse molti drammi d’annunziani come “La Gioconda” e “La figlia di Iorio” assicurando il successo di critica a anche all’estero. Poi fu una relazione difficile che si concluse nel 1904 con la Duse che scrisse nonostante le colpe dello stesso D’Annunzio, come,ad esempio nella prima di “La ville morte” quando le preferì Sarah Bernhardt di perdonargli “di avermi sfruttata, rovinata, umiliata. Gli perdono tutto, perché ho amato.”.
Stefano Delle Cave
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