F1, WeRaceAsOne perde l’arcobaleno e si evolve

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Di Redazione Metropolitan

La bellissima iniziativa di F1 “WeRaceAsOne (Noi corriamo come se fossimo una cosa sola), nata a giugno 2020 come grido in difesa delle diversità, si evolve ma scomparirà dalle vetture di sicurezza della F1 (Safety e Medical Car) e dalle livree delle monoposto. Cosa cambierà? Innanzitutto si rinuncerà al simbolo dell’arcobaleno, che identificava l’unione tra le comunità, per acquisire nuovi valori: sostenibilità, inclusione e comunità. Questo sarà il messaggio che la massima categoria automobilistica sa di poter trasmettere a livello mondiale.

Un’evoluzione dettata dalle circostanze

L’arcobaleno che adornava Safety e Medical Car, oltre che alle monoposto, verrà però abbandonato nel 2021. Il motivo risiede nel fatto che gli orizzonti dell’iniziativa si sono allargati e l’arcobaleno non inquadra più sufficientemente lo scopo. Decisiva è stata infatti la dichiarazione da parte di F1 di abbattere la propria impronta ecologica negativa entro il 2030, cosciente di quanto sia importante il suo ruolo di avanguardia per la produzione di serie (sempre più elettrica). A questo scopo quest’anno verranno utilizzati carburanti ecosostenibili per motori ibridi, verranno ridotti l’utilizzo di plastica monouso e lo spreco di cibo e minimizzati i consumi negli spostamenti del Circus.

Un’altra novità nei valori di “WeRaceAsOne”, sarà l’inclusione dei gruppi scarsamente rappresentati. Si cercherà di rendere più popolare la W series e il progetto FIA Women in Motorsports, verrà aumentato il numero di tirocini ed apprendistati nel mondo Formula 1 e saranno sostenuti economicamente gli studenti di ingegneria provenienti da gruppi scarsamente rappresentati. Ci sarà maggiore attenzione anche verso i piloti talentuosi del karting, cosicché grazie a un accordo con FIA possano giungere alla massima categoria più facilmente.

L’idea di WeRaceAsOne

“WeRaceAsOne” era nata dall’idea di rendere la Formula 1 più attuale e vicina alle tematiche sociali e ai propri fan. È infatti un mondo sofferente, quello con cui si specchia pubblicamente la F1: discriminazioni, pandemie, inquinamento, povertà. Un contesto opposto, quasi avverso a quello in cui vive la lussuosa categoria. Nel corso di un 2020 assai tragico, la scelta di volgersi al sociale è stata azzeccata, appoggiata positivamente da squadre e piloti. Un esempio è stata l’idea del team Renault F1 di mettere a disposizione le proprie competenze ingegneristiche per contrastare la Covid-19, con la progettazione della “Oxford box”.

Inizialmente l’intento, pubblicamente espresso dall’ex presidente e CEO di F1 Chase Carey, era quello di ringraziare, citiamo testuali parole: “Il coraggio e l’unità che ognuno nel mondo ha mostrato in questo periodo inedito” facendo così capire che il razzismo deve finire. Il testimonial della campagna non poteva che essere il pluricampione in carica Lewis Hamilton, ormai considerato tra le 100 persone più influenti del pianeta, fortunatamente già molto attivo su queste tematiche e membro attivo del movimento “Black Lives Matter”.

Domenicali: “Ciò che conta saranno i fatti”

Come può però la Formula 1 badare così tanto alle tematiche sociali sensibili e poi inserire in calendario il GP in Arabia Saudita? Come sappiamo, l’Arabia Saudita è su un’altra linea di pensiero rispetto all’occidente quanto a emancipazione femminile e diritti umani, ciò andrebbe in contrasto con la direzione sociale presa da F1. Vedremo se questa potrà essere un’occasione di apertura (della mente) da parte del Regno Saudita.

Formula E arabia saudita
La Formula E è lo sport motoristico FIA che ha una propria gara in Arabia Saudita – Photo Credit: Formula E.com

Intanto Stefano Domenicali, nuovo presidente e CEO F1 dal 2021, ha preso in carico non solo la dirigenza ma con orgoglio anche il neonato progetto ecosostenibile e sociale, ampliandolo con tutte le modifiche di cui abbiamo parlato sopra. Credendo fortemente all’iniziativa e a un riscontro concreto nel breve periodo, si è espresso così a riguardo:

“La piattaforma WeRaceAsOne ha avuto molto successo nell’aumentare la consapevolezza riguardo tematiche socialmente importanti. Ne siamo molto fieri e le squadre hanno tutte colto positivamente l’iniziativa. Il nostro impegno a parole è chiaro, ma ciò che conta sono i fatti. Abbiamo già fatto progressi nel piano di riduzione dell’impronta ecologica e vedrete molte azioni in tal senso anche quest’anno. Sappiamo di dover continuare ad affrontare queste tematiche e l’intero sport è unito nel darsi da fare nei prossimi mesi ed anni”.

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Giorgia Capaccioli