Dal cinema alla chiesa: il fenomeno del Jedismo

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Di Redazione Metropolitan

Della Saga di Star Wars, creata da George Lucas (il cui primissimo episodio Una nuova speranza, il quarto se si considerano anche le successive trilogie prequel e sequel, fu proiettato per la prima volta nel 1977) si conosce praticamente tutto. Ciò che forse si conoscono meno sono i riferimenti religiosi e culturali ai quali la saga si rifà continuamente, ma soprattutto in che modo si è evoluta nel tempo la risposta del pubblico, riuscendo a dare origine addirittura ad un culto oggi estremamente diffuso: il Jedismo. Per avere un’idea della portata del fenomeno basti pensare che solo in Gran Bretagna, nel censimento del 2001, più di 390.000 cittadini hanno indicato Jedi, accanto alla casella other religion

Nel tempo si sono poi diffuse in molti paesi varie comunità religiose che professano i valori della dottrina Jedi e che si rifanno, chi più chi meno, all’originale Church of Jedism. Gli adepti sostengono infatti, come analizzato ad esempio da Gianluca De Sanctis, che i film di Lucas non siano altro che vere e proprie “parabole” alle quali ispirarsi.

Il credo

Il Jedismo presenta effettivamente “sulla carta”, tralasciando forse il più importante, ossia il notevole numero di praticanti, tutti i tratti di una comune (o storica) religione:

  1. è presente un fondatore (George Lucas);
  2. è presente un effettivo testo sacro riconosciuto dalla comunità (i film, o se si preferisce mantenersi sul “cartaceo” la sceneggiatura originale dei film);
  3. è presente una precisa e determinata visione del mondo (esplicitata nel codice di comportamento dei jedi e nel concetto di Forza);
  4. è presente un’istituzione ufficiale, riconosciuta dagli adepti (la Jedi Church).

Nello specifico, tuttavia, il Jedismo non sembra presentare una vera e propria “ortodossia”, piuttosto si tratta un assemblaggio di vari elementi provenienti da diverse culture.

Partiamo dalla Forza, il campo mistico ed energetico che tutto unisce, essa è stata associata sia al concetto malinesiano di Mana che al Chi taoista. Proprio il taoismo viene poi riproposto, ad esempio, nel continuo tentativo di mantenere l’equilibrio nella Forza tra il lato chiaro e quello oscuro (chiaro riferimento alla simbologia Yin e Yang), mentre il principio alla base del comportamento Jedi, ossia il non attaccamento alla dimensione materiale, è invece tipico degli insegnamenti del buddismo. Walter Robinson, ad esempio, sostiene che quando Yoda rimproverò Luke Skywalker esclamando la celebre “NO! Try not! DO or DO NOT, There is no try”, cercò proprio di proiettarlo in uno stato di unità indivisa, simile all’esperienza di illuminazione Zen.

Photo Credits: cinefilos.it

E’ evidente come il sincretismo ideologico sia uno degli aspetti più importanti. Sempre De Sanctis sottolinea come la Forza abbia funzionato da minimo comun denominatore religioso, ma non solo, come riportato dal sociologo francese Adam Possamai è paese come i seguaci tendano a sottolineare la compatibilità della loro religione con le altre fedi, addirittura il Jedismo sembra porsi capace di riunirle tutte ordinatamente e armonicamente.

Il boom

Tralasciando la plausibilità, domandiamoci sulle ragioni del successo del Jedismo come fenomeno sociale. Sempre Possamai ci prova utilizzando il concetto di “Iper-reale” di Jean Baurdillard, secondo cui i mezzi di comunicazione di massa hanno sostituito la realtà con un surrogato artificiale talmente sofisticato da essere scambiata per reale, anzi, più reale del reale. Ogni anno i fan di tutto il mondo celebrano la saga attraverso convention e raduni, ricreando il “proprio mondo reale”, traducendo, trasformando, quindi le narrazioni e i racconti in atti concreti di vita vissuta. Si può affermare che il Jedismo, oltre alle caratteristiche citate in precedenza abbia pertanto, in comune con le altre religioni, i suoi rituali e le sue pratiche in grado di incarnare il credo e testimoniare materialmente la sua esistenza e la capacità di agire nel quotidiano.

Tuttavia…

Per quanto il movimento abbia tutte le potenzialità per essere riconosciuto come religione e nonostante la nota petizione del  2006 dei Jedisti John Wilkinson e Charlotte Law inoltrata all’allora segretario ONU Kofi Annan, nella quale  veniva, in virtù dei numeri crescenti, richiesto il riconoscimento ufficiale, tuttavia la chiesa dei Jedi è tutt’oggi considerata solamente niente di più di una provocazione mediatica. 

Dario Bettati

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