Feronia, la dea romana della natura a cui era caro il mese di Novembre

Foto dell'autore

Di Stella Grillo

La Dea Feronia, protettrice della fertilità e divinità della natura onorata dai Romani e dai Sabini. Nel nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente, la figura portatrice di armonia fra gli uomini e nella natura.

Feronia, la dea dai molteplici aspetti protettrice della natura selvaggia

Dea Feronia
Photo Credits: icicero.it

Protettrice della natura selvaggia, la dea Feronia è una divinità molteplice. Signora delle piante e delle erbe medicinali, Feronia è una Virgo Sacra, ovvero, vergine e non soggetta ad unioni matrimoniali. Spesso è rappresentata accompagnata dal Picus, il suo sacro picchio, portatore del fuoco celeste collegato all’energia auto-fecondante. Tuttavia, anche figura esperta dei luoghi in cui crescono le piante preposte alle guarigioni. La sua figura divina è posta a tutela della natura selvaggia in ogni suo aspetto; per cui, i boschi e gli stessi animali selvaggi ( da cui, appunto, ”ferae””Feronia”),le messi e gli schiavi liberati. Questo aspetto peculiare e inconsueto è connesso alla sua natura divina, connessa ai mutamenti di stato. Sia a Roma che in Etruria, infatti, la dea Feronia è anche simbolo della custodia del fuoco e della fecondità di animali, uomini e terre. Anche le acque sorgive sono padroneggiate dalla dea poiché rappresentano lo scorrere spontaneo e impetuoso della vita, di cui Feronia è tutrice.

Il tempio dedicato alla dea era situato nei pressi di Campo Marzio e, pare, la sua edificazione risalga al 13 Novembre intorno al 217 A.C. Proprio per questo motivo i festeggiamenti in onore della dea avvenivano questo stesso giorno. Uno dei maggiori luoghi di culto di Feronia era a Capena, nei pressi del Monte Soratte. Un altro, invece, sorgeva a Terracina. La presenza della dea a Terracina risulta anche in diverse fonti letterarie: Virgilio, principalmente, ma anche Orazio e Plinio.

I luoghi di culto immersi nella natura

I diversi luoghi di culto dedicati alla dea avevano delle caratteristiche peculiari; per prima cosa, i santuari erano tutti immersi nella natura e circondati dai lucus (boschi) sacri. Queste particolarità erano da imputare al fatto che, Feronia, fosse protettrice anche della natura selvaggia, del verde rigoglioso e, per questo motivo, i vari templi dovevano essere edificati in zone incontaminate e nei pressi dei corsi d’acqua. Chiunque poteva accedere per rendere omaggio alla dea ma, tuttavia, vi era una clausola: nessuno poteva contaminare con edifici o costruzioni quei luoghi sacri, simbolo di oasi di pace. Qualora si fosse disobbedito la dea avrebbe scagliato la sua collera sugli uomini.

Plinio il Vecchio racconta, esattamente, di un episodio che vede protagonista Feronia e lo sdegno nei confronti degli uomini. Questa particolare circostanza narrata dal filosofo e scrittore naturalista si svolge a Terracina, nei pressi di un tempio dedicato alla dea. Pare che alcuni romani stavano erigendo in quelle aree delle torri; d’un tratto le fortificazioni sono colpite da un fulmine che distrugge le edificazioni, costringendo chi stava lavorando a interrompere i lavori. Pare infatti che la saetta fosse stata indirizzata dalla stessa Feronia.

 

Stella Grillo

Seguici su Google News