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Ottobre 22, 2024, martedì

L’inno alla primavera di Virgilio nel poema epico-didascalico le ”Georgiche”: dolcezza e potenza creatrice

L’ Inno alla primavera di Virgilio è l’esempio classico della letteratura latina raffigurante la stagione della rinascita. Nel nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente, di seguito, il testo del poeta latino contenuto nelle Georgiche.

L’inno alla Primavera di Virgilio, fra natura e mitologia

Inno alla Primavera di Virgilio contenuto nelle Georgiche - Photo Credits: wikipedia
Inno alla Primavera di Virgilio contenuto nelle Georgiche – Photo Credits: wikipedia

Il testo che caratterizza l’Inno alla Primavera di Virgilio è, per lo più, una lode alla stagione della rinascita. La porzione di testuale in analisi appartiene alle Georgiche, noto poema dell’autore latino,nello specifico al Libro II. Le Georgiche sono un poema epico-didascalico di 2183 esametri in 4 libri, manifesto della poesia didascalica per eccellenza di tutta la letteratura latina. Il tema centrare dell’opera è l’attività agricola e campestre. Ogni libro contiene un prologo e una conclusione che riprende una favola mitologica. Il messaggio delle Georgiche è di natura politica e dottrinale basata su un’ideologia che verte sui valori propri del mos maiorum: laboriosità, concordia, devozione. Lo scenario è la campagna, luogo in cui è possibile mettere in pratica i valori del mos maiorum. Nelle Georgiche vi è un’esaltazione della vita rustica; al contrario delle Bucoliche, contrassegnate da ambienti straordinari ispirati alla mitica regione greca dell‘Arcadia.

Un elemento fantastico in un poema volto alla concretezza

Nonostante Virgilio esalti, nelle Georgiche, la serenità da ricercarsi nella vita rustica, colloca l’Inno alla Primavera come unico elemento fantastico del poema. Il tributo alla stagione del risveglio crea un momento di sospensione dall’eccessivo realismo, facendo addentrare il lettore in un’atmosfera arcadica e mitica:

Alle selve, alle foglie dei boschi è dolce primavera; a primavera
gonfia la terra avida di semi.
Allora il Cielo, padre onnipotente, scende
con piogge fertili nel grembo della consorte,
immenso si unisce all’immenso suo corpo,
accende ogni suo germe. Gli arbusti remoti risuonano
del canto degli uccelli, e gli armenti ricercano Venere,
e i prati rinverdíscono alle miti aure di Zèfiro.
E i campi si aprono; si sparge il tenero umore;
ora al nuovo sole si affidano i germogli.
E il tralcio della vite non teme il levarsi degli austri
né la pioggia sospinta per l’aria dai larghi aquiloni,
ma libera le gemme e spiega le sue foglie.
Giorni uguali e cosí luminosi credo brillarono
al sorgere del mondo; fu primavera, allora.
primavera passava per la terra. Ed Euro
trattenne il soffio gelido quando i primi
animali bevvero la luce, e la razza degli uomini
alzò il capo nei campi aspri, e le belve
furono spinte nelle foreste e le stelle nel cielo.

Il reale lascia spazio all’ideale: si risveglia la terra assopita dall’inverno. Tutto è un rifiorire: la presenza di Venere si intravede negli arbusti, nei canti melodiosi degli uccelli che celebrano la mite stagione; i prati rigogliosi e verdeggianti accolgono le tenui folate di Zefiro che circonda i nuovi, teneri, germogli.Tutto è un pullulare di vita: l’aria è tersa, gli aquiloni e le gemme si librano nell’atmosfera incantata, sinonimo di rinnovata esistenza. Virgilio paragona la luminosità dei giorni primaverili al sorgere del mondo: è lì che nacque la primavera.

Stella Grillo

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Immagine in copertina: lacooltura.com

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