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Firestarter, la recensione: Stephen King tra triller e horror

È uscito al cinema Firestarter, film diretto da Keith Thomas e adattamento del romanzo di Stephen King, “L’Incendiaria”. Non è però il primo adattamento del romanzo. Nel 1984, infatti, uscì nelle sale “Fenomeni paranormali incontrollabili”, con protagonista una giovanissima Drew Barrymore. Questo nuovo remake, tuttavia, per risultare più credibile non è ambientato negli anni ‘80, ma ai giorni nostri. 

Firestarter: la trama

La trama è molto simile a quella del romanzo e del precedente adattamento. Vicky (Sydney Noel Lemmon) e Andy (Zac Efron), genitori di Charlie (Ryan Keira Armstrong) sono fuggiti per più di dieci anni da un’agenzia federale che vuole sfruttare i poteri di loro figlia. Charlie, infatti, è in grado di innescare fuochi, anche se non riesce a controllare questo suo dono. Al compimento del suo undicesimo compleanno, la bambina avrà sempre più difficoltà nel gestire le sue abilità. Nel frattempo, l’agenzia federale è decisa a catturare lei e i suoi genitori per poter usare i suoi poteri come arma di distruzione di massa.

Ritmo serrato ma senza guizzi

Il film, descritto come un thriller-horror, sembra mancare, fatta eccezione per un paio di jumpscare e qualche colpo di scena, di quella componente spaventosa tipica dei racconti di King. Tuttavia, mantiene un ritmo serrato: lo spettatore è invogliato a guardare e a capire come finirà l’avventura di Charlie. La sceneggiatura risulta essere un po’ debole, ma tutto sommato il prodotto si difende bene: forse, però, gli manca un po’ di innovazione. Per tutto il film sembra di essere davanti a un qualcosa di già visto e non troppo incisivo. Una buona pellicola, ma tutto sommato innocua. 

Il difetto non è tanto nella storia raccontata che, negli anni ‘80 era sicuramente innovativa ed un unicum. Tuttavia, al giorno d’oggi, in un panorama in cui i film horror e su personaggi dotati di superpoteri, Firestarter non riesce a distinguersi e ad essere incisivo. Viene facile fare un parallelismo tra Charlie e Eleven di Stranger Things (il personaggio interpretato da Millie Bobby Brown, infatti, si ispira proprio alla protagonista de “L’incendiaria”). Entrambe sono dotate di una forza sovrannaturale, sono speciali e in ambo i casi i loro poteri vogliono essere sfruttati per scopi bellici. Eleven, però, è un personaggio approfondito, con i suoi pro e i suoi contro, i suoi rimorsi e le sue paure. Charlie, anche a causa della brevità a cui costringe il cinema, non sembra mai provare rimpianti, preoccupazioni, tristezza. Tutti gli eventi le scivolano addosso senza una vera e propria rielaborazione. 

Regia, effetti speciali e colonna sonora

La regia non ha particolari guizzi ed elementi di sperimentazione che avrebbero sicuramente aiutato a costruire maggiore tensione nel corso della storia. Gli effetti speciali, però, sono ben curati e ben realizzati e anche la fotografia si difende bene. Elemento positivo è sicuramente la colonna sonora, curata dal maestro dell’horror americano John Carpenter. 

Il film, quindi, è un prodotto senza infamia e senza lode. Intrattiene senza essere troppo avvincente e senza particolari approfondimenti psicologici nella scrittura dei suoi personaggi. È anche vero che trasporre dalla carta alla pellicola un’opera di Stephen King è sempre un azzardo. Forse, quell’elemento di tensione tipico della sua scrittura è intraducibile e si perderanno sempre le sfumature di horror psicologico che solo lui sa tratteggiare.

Carola Crippa

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