I Floralia, noti anche come Ludi Florales, erano delle feste celebrate dal 28 aprile al 3 maggio dedicate alla fioritura delle messi. Nel nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente, le celebrazioni in onore del culto della dea romana Flora, divinità della primavera.
Floralia, le celebrazioni romane dedicate alla fioritura
Celebrati dal 28 aprile al 3 maggio di ogni anno, i Floralia o Ludi Florales, erano feste in onore del culto della dea Flora, protettrice dei boccioli e delle fioriture. La prima celebrazione risale al 238 a.C. a opera degli edili plebei come responso oracolare, appartenente alla consultazione dei Libri sibillini, a causa di una carestia. I Floralia si contraddistinguevano da altri festeggiamenti romani proprio per le cerimonie sfrenate: molti, infatti, erano riti orgiastici dal tema pastorale. Durante le celebrazioni si poteva bere più del dovuto e vi erano profusi una gran quantità di scherzi. I rituali dei primi cinque giorni comprendevano i ludi scaenici, le rappresentazioni per eccellenza del teatro latino, spesso collegate alle festività religiose. L’ultimo giorno era la volta dei giochi del circo. Le donne si abbigliavano con colori sgargianti imitando il colore dei fiori nascenti, mentre gli uomini si adornavano il capo con ghirlande. Fra i divertimenti tipici dei Floralia vi era la partecipazione di mimae e nudatio mimarum: ovvero, la pratica di spogliarsi da parte delle attrici delle rappresentazioni su richiesta degli spettatori. Dopo il teatro le cerimonie continuavano al Circo Massimo; in seguito, spargevano semi di fave o lupini offrendoli a Flora, considerata anche Dea della Fertilità.
Floralia e culto della dea Flora
A Roma i Floralia furono presieduti dal flamine floreale, sacerdote preposto al culto di Flora. Dea romana e italica, fu protettrice della fioritura dei cereali, delle piante utili all’alimentazione, come i vigneti o alberi da frutto, ma nel tempo anche considerata dea della Primavera. Il nome deriva dal latino flos, floris (“fiore”). Secondo Marco Varrone fu Tito Tazio a introdurre a Roma il culto di Flora. Il Tempio in onore della dea si trovava, invece, nei pressi dell’attuale piazza Barberini. Mentre, nel 17 d.C., l’imperatore Tiberio consacrò un tempio dedicato alla dea presso il Circo Massimo, ricostruito sulle rovine di quello precedentemente innalzato dagli edili Lucio e Marco Publicio. Il carattere annuale della festa fu decretato dai consoli Lucio Postumio Albino e Marco Popilio Lenate nel 173 a.C. Alla dea Flora è anche dedicata la fondazione della città di Firenze, la Florentia Romana.
Parallelismi fra la Flora greca, italica e romana
La figura della dea Flora pare sia molto antica; il suo culto, infatti, appartenne prima di tutto ai popoli italici: fu venerata sia dai Sabini che dai Vestini. Si riscontra la sua presenza anche all’interno della cultura greca: secondo Omero fu Flora a permettere la nascita di Ares. La dea Era, gelosa della nascita di Atena dalla testa di Zeus, si fece donare dalla dea Flora un fiore: il solo contatto con il bocciolo era capace di fecondare una donna. Proprio grazie a questo fiore Era generò Ares senza il bisogno di unirsi a Zeus. Oltre i Sabini e i Vestini, la dea si celebrava anche presso il popolo italico dei Sanniti; qui, Flora, si menziona nella Tavola di Agnone con il nome Fluusai Kerriiai: Flora di Cerere. Un legame esistente anche a Roma in quanto, la dea, si considerava ”ministra di Cerere”. La traboccante presenza del culto presso svariati popoli italici è indizio di un’arcaica esistenza della figura, percepita come dea della fioritura primaverile.
La dea Flora in epoca romana e la polemica di Lattanzio
Nel descrivere i rituali dei Floralia appare evidente come, le manifestazione e le cerimonie, fossero connotate da una smisurata allegria. Tali festeggiamenti goliardici non erano visti di buon occhio dai moralisti del tempo. Nel III secolo lo scrittore cristiano Lattanzio sostenne a scopo denigratorio, screditando la religione romana, che Flora fosse un meretrice. La critica di Lattanzio si rivolgeva al culto: secondo lo scrittore la dea avrebbe lasciato tutto il proprio patrimonio interamente al popolo romano. Di conseguenza, per gratitudine, i romani avrebbero istituito i Floralia. Tuttavia, Lattanzio nella finalità di condannare la dissolutezza della festa, confuse la storia di Acca Larenzia, personaggio della mitologia romana, con la leggenda di Clori narrata nei Fasti di Ovidio. Il poeta romano crea una fusione fra la leggenda greca di Clori e la tradizione italica di Flora. Utilizzando l’espediente letterario della teofania, usato da Ovidio altre volte sempre nei Fasti, invoca la divinità. Flora si manifesta rivelando la sua natura e i motivi della sua celebrazione; dichiara di essere la ninfa Clori, sposa di Zefiro, e che la pronuncia latina ha modificato la lettera iniziale del nome dalla ”C” in una ”F”.
Oggi son detta Flora, ma ero una volta Clori
nella pronuncia latina fu alterata la forma greca del mio nome.
E, Clori, ero una Ninfa delle Isole Fortunate, ove tu sai che
felicemente visse gente fortunata.
È difficile alla mia modestia dire quanta fosse la mia bellezza
essa donò a mia madre per genero un Dio.
Si era di primavera, e io me ne andava errando; mi vide Zèfiro,e io mi allontanai;prese a inseguirmi, e io a fuggire.
Ma fu più forte di me.
Stella Grillo
Foto in copertina: Floralia – Photo Credits: wikipedia