Cinema

François Ozon, la seduzione del cinema

Estate ’85 (Été ’85), vincitore del “Premio del Pubblico BNL” alla Festa del cinema di Roma, è l’ultimo lavoro del controverso François Ozon. Il regista parigino si conferma così uno dei cineasti francesi più apprezzati all’estero, e il suo film sarà probabilmente quello che la Francia sceglierà infine di proporre all’Academy per concorrere come (così si chiama adesso), “miglior lungometraggio internazionale”.

L’estate nostalgica di due adolescenti degli anni ’80 è la storia che Ozon voleva raccontare fin da ragazzo. E il rimando a Chiamami col tuo nome è quasi obbligato, perché per di più il capolavoro di Guadagnino era stato accolto come un film che sembrava portare il marchio di fabbrica di François Ozon stesso. La sensuale intensità che lo anima è infatti vicina a quella che, facendosi pellicola dopo pellicola, attraversa tutto il suo cinema.

François Ozon - Photo Credits: Financial Times
François Ozon – Photo Credits: Financial Times

Il trionfo di François Ozon con 8 donne e un mistero

Dopo essersi laureato in storia del cinema nel 1993, Ozon si diletta in innumerevoli cortometraggi, per poi farsi conoscere con qualche lungometraggio e arrivare infine al plauso internazionale con 8 donne e un mistero. La commedia noir che mescola generi e stili diversi, dal dramma al musical, vede un cast di attrici francesi tra le quali spicca Catherine Deneuve, e racchiude i toni grotteschi, la carica sessuale e la satira che ritornano sempre nel suo cinema.

Di questi colori il regista si serve per scavare dentro la corporeità dei suoi personaggi e creare uno stile che è solo suo. Uno stile che diventa poi il mezzo che ha di rappresentare, e spesso denunciare, attraverso la macchina da presa gli istinti animali della realtà sommersa in cui viviamo. E gira allora Swimming Pool, Il tempo che resta e Il rifugio, film che lo consacrano come figura di riferimento del mondo LGBT.

Una scena di “Nella Casa” (“Dans la maison”) – Photo Credits: Quinlan

Erotismo e denuncia

Presente pressoché ogni anno ai César, senza mai riuscire a vincere, nel 2012 con Nella casa (Dans la maison), Ozon riceve tre nomination, tra le quali quella come miglior sceneggiatura. Il regista, che scrive i suoi film quasi sempre in solitario, con questo thriller satirico e indimenticabile condensa il suo cinema all’interno del microcosmo di una casa. Per poi espandersi nuovamente all’esterno con Giovane e bella e scolorirsi in bianco e nero con Frantz.

Seguono poi Doppio amore, col suo scandaloso erotismo, e nel 2019 Grazie a Dio. Film attesissimo, col quale il regista ha raccontato l’orrore della pedofilia nel mondo ecclesiastico, senza limitarsi nelle accuse asciutte nei confronti della Santa Sede. Ma questo d’altronde è il cinema di François Ozon, e questo è ciò che giustifica gli sguardi ammirati e sedotti del suo sempre più folto seguito.

Seguici su MMI e Metropolitan cinema
Manuela Famà

Pulsante per tornare all'inizio