Galeazzo Ciano, il Duce e la politica

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Di Redazione Metropolitan

Nasceva oggi, nel 1903, Gian Galeazzo Ciano, meglio conosciuto come Galeazzo, conte di Cortellazzo e Buccari. Diplomatico e politico italiano, Ciano è considerato una delle figure preminenti del periodo fascista, nonché marito di Edda Mussolini, figlia di Benito.

La formazione di Galeazzo Ciano

La formazione di Ciano è avvenuta in campo diplomatico. Dopo aver conseguito la laurea in legge, è entrato nella diplomazia ed è stato inviato come addetto di ambasciata a Rio de Janeiro. Il 24 aprile 1930 sposò Edda Mussolini, con la quale subito dopo partì per Shangai come console. Al rientro in Italia,  il 1º agosto 1933 Mussolini lo nominò capo dell’ufficio stampa, per il controllo e la guida dei mezzi di comunicazione di massa. Il titolo era sottosegretario alla stampa e alla cultura. Nel 1935 divenne ministro della Stampa e propaganda, ovvero il futuro MINCULPOP

La politica di Ciano

Nel 1936 Ciano fu nominato Ministro degli Affari Esteri e si era guadagnato una certa confidenza da parte del Principe di Piemonte Umberto di Savoia, figlio di Vittorio Emanuele III, anche in virtù dell’amicizia decennale con Giorgio Rea, professore emerito presso il Politecnico di Torino. Divenne il corrispondente preferito tra Umberto e Maria José, e il movimento fascista. Questa amicizia era considerata produttiva sia dal re sia da Mussolini, in quanto i due sarebbero stati i rispettivi eredi della Corona e del governo e i buoni rapporti fra i futuri eredi rassicuravano i congiunti circa la tenuta futura degli equilibri raggiunti. Il sovrano lo aveva insignito del Collare della Santissima Annunziata la più alta onorificenza regia.

Un ruolo cruciale che ebbe Ciano in questo periodo fu il mantenere rapporti intelligenti con la Germania. Egli tenne l’Italia distante dalla Germania hitleriana il più a lungo possibile, con l’aiuto dell’ambasciatore a Berlino, Bernardo AttolicoCiano percepì chiaramente il pericolo che Hitler rappresentava anche per l’Italia, quando i Nazisti uccisero il Primo Ministro austriaco Dollfuss ,che aveva avuto degli stretti legami con la famiglia Mussolini .

A poco a poco, in seguito a una serie di incontri con Joachim von Ribbentrop  e Hitler che portarono il 22 maggio 1939 alla sottoscrizione del Patto d’AcciaioCiano (praticamente costretto dal suocero a sottoscriverlo) consolidò i suoi dubbi sulla nazione alleata, ed ebbe diverse divergenze col suocero. Alla fine, come scrisse nei suoi diari, non era sicuro se augurare agli italiani «una vittoria o una sconfitta tedesca». Il 23 marzo 1939 Ciano divenne Consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni.  

Galeazzo Ciano e la guerra

All’inizio della Seconda Guerra Mondiale, il 10 giugno del 1940 Ciano era comandante del CV Gruppo S.M.79 del Quarantaseiesimo Stormo dell’Aeroporto di Pisa-San Giusto. All’inizio della guerra, quando le sue posizioni antitedesche erano oramai note (Hitler avrebbe avvisato Mussolini tempo dopo: «Ci sono dei traditori nella sua famiglia»), molti osservatori ritengono che sia stata di Ciano la maggiore influenza nella formulazione della «non belligeranza».

Quando l’Italia entrò in guerra fu Ciano, per via del ruolo che ricopriva, a consegnare le dichiarazioni agli ambasciatori di Francia e Regno Unito. Pochi mesi dopo fu l’ideatore della guerra alla Grecia. Forse ingannato dalla troppo facile conquista albanese. Ciano ritenne che si sarebbe trattato di un’altra operazione «utile e facile», come la definì nei suoi Diari. “Utile” sarebbe stata perché avrebbe completato un arco di influenza sui Balcani che avrebbe costituito l’appoggio meridionale alle espansioni tedesche nella Mitteleuropa; “Facile” fu considerata perché il paese, ritenuto non ostile, ed effettivamente povero, fu valutato male armato e peggio motivato per poter resistere. 

Nel 1942 Vittorio Emanuele III nomina Ciano Conte di Buccari. Nella primavera del 1943 ,in occasione di un rimpasto delle cariche istituzionali con la quale il Duce sperava di riaffidare i posti-chiave a uomini di certa fiducia, Ciano si reca come ambasciatore in Vaticano. Il suo rapporto con Monsignor Montini  – futuro papa e allora sostituto alla segreteria di Stato della Santa Sede – raggiunse una grande intensità, tenendo il regime fascista in contatto con tutte le principali potenze internazionali. Con la fine dell’incarico di ministro finì anche la stesura dei celebri Diari, terminata l’8 febbraio 1943. 

Ciano e il Duce

Il 25 luglio 1943, quando l’opposizione interna guidata da Dino Grandi stava infine per sconfiggere il Duce, Ciano vi si unì. Al Gran Consiglio del Fascismo, infatti, votò l’ordine del giorno di Grandi per far sì che il re riprendesse in mano l’esercito e il governo della nazione. Quello di Ciano fu un voto pesantissimo e dalle conseguenze irreversibili contro il suocero. 

 Le previsioni ottimistiche di Ciano naufragarono insieme alla disillusione di Grandi: salì al potere il parigrado ma poco gradito BadoglioBadoglio avrebbe, di lì a poco, bruciato tutte le aspettative dei gerarchi, schierando una compagine d’apparato tutta «del re» e cominciando immediatamente la defascistizzazione dello Stato. 

Ciano fu estradato in Italia su esplicita richiesta del neonato Partito Fascista Repubblicano , il 17 ottobre 1943, per essere incarcerato. Dopo una celere assise pubblica, nota come Processo di Verona, Ciano venne riconosciuto colpevole insieme a Marinelli, Gottardi, Pareschi e al vecchio generale De Bono; di questi, Ciano fu l’unico imputato a essere condannato alla fucilazione all’unanimità. Mussolini non si mosse per salvare il genero.

L’11 gennaio 1944 avvenne l’esecuzione di Ciano al poligono di tiro di Verona, insieme agli altri quattro ex-gerarchi, legati alle sedie e fucilati alla schiena come in uso ai traditori. Prima della fucilazione, Ciano pronunciò a Monsignor Chiot le seguenti parole:

Faccia sapere ai miei figli che muoio senza rancore per nessun. Siamo travolti nella stessa bufera.

Francesca Orazi

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