Gina Lollobrigida, l’eredità e il processo contro il suo assistente

Foto dell'autore

Di Stefano Delle Cave

Dopo la morte ieri a 95 anni della grande diva del cinema resta aperta e aperta la complessa questione dell’eredità di Gina Lollobrigida. La Lollo era già finita nell’occhio del ciclone a causa del processo contro il suo assistente, accusato dal figlio di avergli sottratto beni fino a 3 milioni di euro e finito a processo per cincovenzione d’incapace. Era stata effettuata anche una perizia psichiatrica sulla Lollobrigida che attestava “l’indebolimento della sua corretta percezione”, come riportato da Corriere della Sera.

Gina Lollobrigida e il caso dell’assistente

Gina Lollobrigida e Andrea Piazzolla, fonte tag24.it

Tutto è iniziato con la denuncia del figlio di Gina Lollobrigida Andrea Milko Skofic nel 2018 contro l’assistente. Si tratta di un giovane che da semplice addetto allo scarico merici di una casa automobilistica era divenuto il factotum della Lollo. Secondo la denuncia di Skofic ci sarebbe stato una vera e propria espoliazione di beni da parte del sedicente giovane poi finito a processo per circonvenzione d’incapace. Secondo le indagini dell’accusa l’uomo avrebbe sottratto dal patrimonio della diva tra il 2015 e il 2018 3 milioni di euro. A coordinare l’inchiesta la pm Laura Condemi. Le indagini hanno dimostrato che solo nel 2015 avrebbe venduto 3 appartamenti a piazza di Spagna per oltre 2 milioni di euro.

A questo si aggiungerebbe un approfondimento della finanza per l’ultima espolizione di beni e opere d’arte pari a 300 mila euro trasferiti in capo ad alcuna case d’asta. Infine l’assistente, secondo l’ultimo filone investigativo, rischierebbe anche un altro processo per autoriciclaggio perchè per gli inquirenti avrebbe ostacolato “concretamente l’identificazione della provenienza” dei beni affidatigli e poi fatti sparire.

La perizia psichiatrica e l’amministratore del tribunale

Dopo le accuse contro l’assistente, la Lollo se l’era presa con il figlio accusato a sua volta di essere “un debole”. Per questo la Condemi, come riporta il Corriere, aveva disposto una perizia pischiatrica per la diva. Lo psichiatra forense Massimo Di Genio ha aveva affermato che la Lollobrigida soffriva di “indebolimento della corretta percezione della realtà tale da configurare una condizione di deficienza psichica e di menomazione del potere di critica”. Di Genio faceva inoltre sapere che la Lollo “pur senza sconfinare in una condizione di infermità mentale, presenta una personalità con caratteristiche disarmoniche in cui sono emersi tratti di tipo narcisistico, ossessivo, compulsivo, istrionico e paranoideo”, riportate da Corriere della Sera.

Alla Lollobrigida era stato infine assegnato un amministratore dal tribunale che salvaguardasse i beni rimasti. La Lollo si era opposta, assistita da Antonio Ingroia, perdendo in Cassazione. Ora la morte dell’amata diva e gli interrogativi su cosa rimane della sua cospiscua eredità e chi andrà che saranno risolti solo con la lettura del testamento.

Stefano Delle Cave

Seguici su Google News