Il 17 novembre del 1930 a Orciano di Pesaro nasceva Giorgio “Giò” Pomodoro, scultore, orafo, incisore e scenografo italiano. La sua particolare ricerca formale lo ha confermato tra i principali scultori del Novecento, insieme al fratello maggiore Arnaldo.
Dalle medaglie in bronzo alle sculture monumentali, questo artista ha reso vive le superfici superando i limiti che la materia impone. Alternando pieni e vuoti, linee sinuose a linee spezzate, Pomodoro ha reso il suo tratto inconfondibile e noto in tutto il mondo.
Giò Pomodoro, oreficeria e scultura
Giorgio dimostra una spiccata passione per l’oreficeria fin dai primi anni di studio a Pesaro. Nel 1954 si trasferisce a Milano e da quel momento prende il via un’incessante attività espositiva, spesso in collaborazione con il fratello. Inoltre con Arnaldo prende parte alla rivista “Il Gesto”, testata fondata dal Movimento Nucleare a cui collaboravano altri importanti nomi dell’epoca come Giulio Turcato e Lucio Fontana.
Tuttavia tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60, se ne distacca per seguire una personale ricerca scultorea sulla continuità tra materia e spazio, alternandone l’applicazione nei gioielli e nelle sculture di grandi dimensioni. Finisce così per distaccarsi totalmente anche dal fratello, esponendo insieme per l’ultima volta durante la XXXII Biennale di Venezia nel 1964.
Scultura sociale e luoghi scolpiti
Molte opere di Giò Pomodoro, in pietra o in bronzo, sono presenti in collezioni pubbliche e private, come per esempio al Museo del Novecento di Milano e al Museo di arte moderna di Città del Messico. Ma la sua fama internazionale è legata soprattutto alle monumentali opere pubbliche, dedicate quasi sempre al sole e all’astronomia e realizzate nel corso di tutta la sua carriera.
Convinto del fondamentale ruolo civico dell’arte, realizza quelli che lui stesso definisce “luoghi scolpiti” ovvero spazi pubblici plasmati e restituiti carichi di significato ai cittadini. Il primo esempio è stato realizzato nel 1977 ad Ales (OR), dove un’intera piazza è stata arricchita con simboli ed elementi tipici del suo linguaggio. Tra i lavori più noti anche Sole-Luna-Albero del 1986 a Monza, Scala solare – Omaggio a Keplero del 1993 a Tel Aviv.
di Flavia Sciortino
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