In occasione della Giornata della Memoria il sermone di Martin Niemöller, Prima vennero. Nel nuovo appuntamento della rubrica Letteratura per l’Infanzia, una poesia falsamente attribuita a  Bertolt Brecht che origina da un discorso del pastore tedesco teologo e oppositore nazista.

Prima vennero, Martin Niemöller e l’indifferenza verso la sofferenza altrui

Martin Niemöller Prima Vennero
Photo Credits – Wikipedia

Esclusione, discriminazione, barbarie. Il Giorno della Memoria, ogni anno, ricorda come certe dinamiche che dovrebbero essere confinate nel passato, e da cui gli uomini dovrebbero aver appreso, siano invece attuali più che mai. Uno fra i più grandi testimoni dell’Olocausto, Primo Levi, diceva:

L’indifferenza alle ingiustizie è il male più grande.

Ogni regime totalitario è un male. Ma cos’è il silenzio di un uomo di fronte alla sofferenza di un suo simile? Quando nel 1938 sono state promulgate le Leggi Razziali molti degli intellettuali del tempo, cattolici o laici, di fronte alla truculenza di azioni che, da lì a poco avrebbe sommerso il mondo, hanno preferito tacere.

Il teologo e pastore tedesco  Martin Niemöller, in un primo momento, appoggia l’ideologia nazista salvo poi combatterla quando comprende la realtà degli intenti di Hitler. Arrestato, rimane per ben 8 anni fra Sachsenhausen e Dachau. Successivamente, è liberato 4 maggio del 1945.  Martin Niemöller è famoso per il testo Prima vennero e per l’insegnamento semplice, ma fondamentale, che il sermone veicola.  Mai tacere di fronte ai soprusi, alle ingiustizie, alla lesione della dignità e dei diritti altrui.

L’atteggiamento passivo di fronte al male

Parafrasando Hannah Arendt nel libro La banalità del male, sono gli uomini mediocri e comuni coloro i quali possono compiere atti feroci. Chi non ha memoria degli errori passati è destinato non solo a ripeterli ma a non possedere la forza di non cedere ai comportamenti passivi, di fronte alla crudeltà. Si obbedisce ciecamente senza discutere il contenuto della presunta regola; si diventa schiavi di un sistema, ci si aliena al suo interno, non ascoltando né ricordando la legge morale che dovrebbe guidare ogni uomo, nella propria interiorità. Prima vennero, con uno stile semplice e con delle immagini d’impatto ma suggestive, spiega il risvolto del silenzio di fronte alla crudeltà umana. Questo è il testo più citato:

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare“.

Tuttavia, i versi originali sono:

Quando i nazisti presero i comunisti, io non dissi nulla perché non ero comunista. Quando rinchiusero i socialdemocratici io non dissi nulla, perché non ero socialdemocratico. Quando presero i sindacalisti, io non dissi nulla, perché non ero sindacalista. Poi presero gli ebrei, e io non dissi nulla perché non ero ebreo.Poi vennero a prendere me. E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa.

Alcune ricerche sostengono che il testo appartenga ad alcuni discorsi tenuti da Martin Niemöller nel 1946. Tuttavia, nonostante la sua stesura contenga numerose controversie, il fulcro del discorso che il teologo vuol veicolare è uno; lo sguardo che si distoglie da un’azione malvagia se la messa in pratica di tale atteggiamento o atto non tocca qualcuno in prima persona. Dall’altro lato evidenzia le empietà che si riversano su quelle persone che si ritengono lontane dal proprio essere, quasi normalizzando il tacere, se non si ha una appartenenza con il loro quotidiano. Un testo oltremodo attuale che acclara quanto ancora si taccia, si sposti lo sguardo verso l’evidenza di un’ingiustizia sociale dilagante che altro non è che un’apatia politica, sociale e umanitaria che genera bestialità.

Stella Grillo

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