Una giornata qualunque alla cattedrale laica che per la prima volta entra nell’immaginario popolare italiano: i grandi magazzini. Dipendenti e clienti, quadri e dirigenti, cialtroni e disperati.
Nel 1986 Castellano & Pipolo portano in scena un pezzo nuovo, e non così secondario, dell’Italia che è e che sarà. Un All Stars Game della comicità popolare della seconda metà degli 80 messa in piedi da Mario e Vittorio Cecchi Gori, capaci come nessun’altro di cogliere lo spirito più cheap e a buon mercato della commedia da incassi dell’epoca.
“Grandi Magazzini”: Cecchi Gori festeggia se stesso
Per il 125esimo film prodotto la Cecchi Gori decide di raccogliere il maggior numero di attori con cui ha lavorato in passato e dare forma ad una sorta di antologia della propria storia. Una quantità esorbitante di nomi della commedia, dello starlettismo nazionalpopolare, di bellocci/e dell’epoca e di attori di livello in cerca di un ingaggio facile. L’idea del grande magazzino fa da collante per una serie di sketch che mettono l’interprete di turno nelle condizioni di esprimere la propria comicità in una manciata di minuti. Il risultato è un film interminabile. Quasi due ore nelle quali gli scarichissimi Castellano & Pipolo non si sono certo dovuti scervellare in fase di sceneggiatura, limitandosi dove possibile a rendere meno evidenti i segni di sutura tra uno sketch e l’altro.
Scartato Neri Parenti, già occupato con il sempre cecchigoriano “Scuola di ladri” le due vecchie volpi vennero ingaggiate anche per la regia. Nino Manfredi – sostituto dell’ultimo minuto di Alberto Sordi che rifiutò il ruolo – lavora a giri minimi nei panni dell’ex grande attore alcolista ingaggiato per un video promozionale; Paolo Villaggio con il fido Gigi Reder la butta tutta sullo slapstick nell’interpretazione del “robot umanoide costruito nelle Germania dell’est”; Alessandro Haber è un capo del personale protagonista di una commedia degli equivoci a cui ha dato il via la moglie Elèna (Laura Antonelli). Il film rappresenta anche l’esordio cinematografico di Sabrina Salerno, Francesca Dellera, Iaia Forte e Heather Parisi, alla sua unica apparizione in una pellicola italiana.
Oh happy, happy, happynesse
Un film il cui presupposto celebrativo minimizza almeno in parte i molti colpi a vuoto, ma che ha anche saputo regalare momenti presto diventati cult. Su tutti quelli che coinvolgono Lino Banfi e la figlia Rosanna artisti di strada senza un soldo, le peripezie di Renato Pozzetto corriere espresso. Ed Enrico Montesano che incarta un water. Sostanzialmente debole e pretestuoso, ha acquistato negli anni un indubbio potere fatto di nostalgia e amarcord per le generazioni nate a cavallo dei 70 e 80.
Andrea Avvenengo Dalberto
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