C’è un complesso quadro geopolitico che lega i combattenti Houthi in Yemen, la sicurezza commerciale europea e il conflitto tra Israele e Palestina (ormai diventato un Genocidio sulla striscia di Gaza). Non è facile tirare le somme, ma cercheremo di orientarci.

Cosa sapete della missione Aspides? Perché a quanto riportano le fonti si farà. L’Aspides è (in brevissimo) un’operazione militare dell’Unione Europea che difende le navi mercantili dai combattenti yemeniti Houthi. L’operazione si basa sull’articolo 44 del Trattato UE. L’articolo autorizza il Consiglio UE a incaricare un gruppo di Paesi membri di interventi militari. Lo scopo è mantenere la pace e prevenire conflitti, nel rispetto della Carta Onu. L’Aspides ha una buona estensione territoriale: va dal canale di Suez allo stretto di Hormuz, coinvolgendo Italia, Francia, Germania, Portogallo, Danimarca, Grecia e Paesi Bassi con navi e infine personale della missione Agenor (una missione di monitoraggio marittimo guidata dalla Francia con l’obiettivo di proteggere i flussi marittimi attraverso lo Stretto di Hormuz).

Tajani (vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale nel governo Meloni):

Le navi saranno autorizzate ad aprire il fuoco solo per difesa”.

Ma che significa esattamente? Sicuramente l’Italia darà due (forse tre) navi allo scopo per la protezione dagli attacchi yemeniti. Ne avevo scritto qui ma serve sicuramente più background per capire la questione. Se leggerete tutto questo approfondimento credo che vi renderete conto di quanto questa situazione geopolitica sia cruciale anche per l’Europa. Cruciale, forse, anche nel Genocidio Palestinese a opera di Israele (qui scrivo delle accuse in sede ONU).

Sulla missione Aspides e un possibile “uso della forza”:

Gli Houthi sono un gruppo ribelle yemenita di confessione zaidita, una branca dello sciismo. Sono stati coinvolti in un conflitto con il governo yemenita sostenuto da una coalizione guidata dall’Arabia Saudita. Il nome della milizia deriva da quello del suo fondatore, Ḥusayn Badr al-Dīn al-Ḥūthī, diventato agli occhi dei suoi appartenenti un martire dopo essere stato ucciso dalle forze statali yemenite nel 2004. La crisi in Yemen è (molto brevemente) stata alimentata da diverse dinamiche, tra cui disaccordi politici, instabilità economica e rivalità regionali. La regione del Mar Rosso è stata un punto di attenzione a causa delle rotte marittime cruciali, con il conflitto che ha influenzato il traffico navale e la sicurezza nella zona. La regione del Mar Rosso, in cui è coinvolto il conflitto in Yemen, è strategicamente significativa in termini di rotte marittime, incluso il passaggio attraverso il Mar Rosso e il Canale di Suez.

Tajani (al tg4):

“L’Italia è fortemente determinata a difendere il traffico commerciale che attraverso il Canale di Suez passa nel Mar Rosso”

L’obiettivo è quindi difendere il tratto di mare che garantisce alle navi commerciali di arrivare al Canale di Suez. Come tutti sappiamo, il Canale di Suez è una via navigabile artificiale situata in Egitto. Il canale collega il Mar Mediterraneo al Mar Rosso. È di grande importanza nella politica internazionale perché funge da corridoio chiave per il trasporto marittimo internazionale. Soprattutto, permette alle navi di evitare il lungo percorso intorno all’Africa. La sua ubicazione strategica rende il Canale di Suez cruciale per il commercio mondiale, facilitando il transito delle merci e riducendo i tempi di viaggio. Controllo e accesso al canale sono stati oggetto di tensioni e interessi geopolitici nel corso della storia. Il tutto con vari attori internazionali che cercano di influenzarne la gestione e la sicurezza.

L’operazione Aspides sarà quindi (ovviamente) un’operazione navale e dovrebbe avere meramente una natura difensiva. Quindi, non ci saranno incursioni aeree o missilistiche all’interno del territorio dello Yemen, a patto che da lì non arrivino minacce alcune. Perché nel documento finale dovrebbe essere specificato che l’uso della forza avrebbe eventualmente solo uno scopo difensivo.

Tajani:

“C’è un crollo nel traffico mercantile, noi siamo un Paese esportatore e abbiamo il dovere di difendere le nostre navi. Non facciamo la guerra a nessuno ma difendere le nostre navi è un dovere della Repubblica e del governo.”

 La parola Aspides significa “scudi”. La missione fa perno su un mandato delle Nazioni Unite e sugli articoli 42, 43 e 44 del Trattato dell’Unione europea (Tue). Ancora siamo lontani dal capire cosa lega tutto questo con gli Houthi in Yemen e con l’invasione della Striscia di Gaza da parte delle truppe dello stato di Israele, ma ci arriveremo.

Art. 44 del trattato UE (etc.):

Il Trattato sull’Unione Europea (TUE) è uno dei trattati fondamentali dell’Unione Europea (UE). Stabilisce i principi fondamentali, gli obiettivi e le istituzioni dell’Unione. È stato firmato a Maastricht, nei Paesi Bassi, il 7 febbraio 1992. Dopodiché è entrato in vigore il 1º novembre 1993.

I principi fondamentali del TUE includono:

  • la creazione di un’Unione sempre più stretta tra i popoli europei,
  • il rispetto dei principi di libertà, democrazia e uguaglianza,
  • lo stato di diritto e il rispetto dei diritti umani

Si può dire che il trattato ha introdotto l’Unione Europea come concetto, oltre a quello di “Comunità Europea”. Successivi trattati, come quello di Lisbona nel 2009, hanno ulteriormente rafforzato l’integrazione europea , che è il principale obiettivo. Per capire bene l’articolo che ho citato (Art. 44) bisogna prima osservarne un altro:

Art. 5 TUE:

Il Consiglio può affidare lo svolgimento di una missione, nell’ambito dell’Unione, a un gruppo di Stati membri allo scopo di preservare i valori dell’Unione e di servirne gli interessi. Lo svolgimento di detta missione è disciplinato dall’articolo 44.

In altre parole, questo articolo fornisce la base giuridica per l’incarico di un gruppo di Stati membri per il perseguimento degli obiettivi e degli interessi comuni dell’Unione Europea. Gli stati sono selezionati dal Consiglio.

Art. 44 TUE co.1

1. Nel quadro delle decisioni adottate in conformità dell’articolo 43, il Consiglio può affidare la realizzazione di una missione a un gruppo di Stati membri che lo desiderano e dispongono delle capacità necessarie per tale missione. Tali Stati membri, in associazione con l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, si accordano sulla gestione della missione.

La politica di sicurezza e difesa comune è una parte essenziale della politica estera e di sicurezza dell’Unione Europea. La sua funzione (art. 43) è assicurare che l’Unione abbia la capacità di agire usando sia risorse civili che militari. Questi mezzi possono essere impiegati in missioni all’esterno dell’Unione per mantenere la pace, prevenire conflitti e rafforzare la sicurezza internazionale, seguendo i principi della Carta delle Nazioni Unite. Per attuare questi compiti, l’Unione si basa sulle capacità fornite dagli Stati membri. L’alto rappresentante UE per gli affari esteri (supervisionato dal Consiglio), coordina gli aspetti civili e militari della missione. Ma è il consiglio a decidere obiettivi e strategie principali (art. 44 co.2)

Il coinvolgimento dell’Italia con gli Houthi in Yemen (ma anche Israele):

Quindi, se il Consiglio può affidare la realizzazione di una missione «a un gruppo di Stati membri che lo desiderano e dispongono delle capacità necessarie per tale missione», sempre in coordinamento con l’Ue (art. 44) questo potrebbe significare qualcosa in particolare? La possibilità è che il quartier generale potrebbe essere ospitato… dall’Italia (nel caso dimostrasse di avere le “capacità necessarie”). Il lancio ufficiale dell’operazione è previsto per il 19 febbraio:

Tajani:

Aspides non è solo una missione di polizia internazionale. È un importantissimo segnale politico della Ue: siamo sulla direzione della difesa comune europea, che è il vero tassello necessario per la politica estera comune.

La crisi del Mar Rosso è una crisi iniziata il 19 ottobre 2023, quando gli Huthi, gruppo armato dello Yemen, hanno iniziato una serie di attacchi contro il sud di Israele e contro navi nel Mar Rosso. Ora vediamo nuovi attacchi aerei e missilistici su larga scala da parte Usa e Regno Unito. Chiaramente contro le strutture dei ribelli Houthi nello Yemen, in risposta ai loro raid contro le navi nel mar Rosso.

Le parole Hizam Al-Assad ,membro del consiglio politico yemenita di Ansarullah, all’emittente qatariota Al-Araby:

“Le nostre forze continueranno ad attaccare le navi israeliane. Gli avamposti yemeniti attaccati stanotte erano aree aperte o ex basi”.

Il primo novembre aveva anche lanciato un messaggio online con scritto “le sorprese stanno arrivando”. La risposta di USA e Regno Unito sul territorio è stata durissima.

Perchè è importante e…

La sicurezza e la stabilità nella regione sono fondamentali per il transito sicuro delle navi commerciali attraverso il Mar Rosso e il Canale di Suez, che rappresentano vie navigabili cruciali per il commercio internazionale. Eventuali tensioni o instabilità nella regione potrebbero avere impatti sulla sicurezza del traffico marittimo e influenzare la navigazione attraverso il Canale di Suez, con conseguenze economiche e logistiche a livello globale. La crisi nel Mar Rosso preoccupa Europa e Usa: anche perché si inserisce tra tutti i problemi che gravano da mesi sulla rotta Asia-America.

Già dalla scorsa missione (Prosperity Guardian) la preoccupazione verso la zona stava salendo. Gli USA sono decisi a sconfiggere le milizie che impediscono i commerci nel Mar Rosso. Il punto è che, oltre alla sicurezza c’è, ovviamente un’altra questione in gioco: un pezzo rilevante dell’economia mondiale… Soprattutto quella occidentale. Per capire la portata possiamo ricordare qualche numero del sistema commerciale globale. Esempio: l’80% delle merci al mondo viene spedita via nave, certifica l’Onu, e quindi le posizione marittime strategiche sono una risorsa territoriale preziosissima.

Alberto de Benedectis a Open:

Le spedizioni via nave hanno costi irrisori rispetto a qualsiasi altra alternativa. Basti tener presente che il costo di un intero container dalla Cina all’Europa si aggira oggi attorno ai 3-4mila dollari. E che le nuove maxi-navi di operatori come Maersk portano fino a 18mila container.

Questo enorme transito commerciale si fonda tuttavia su basi non sempre solide, perchè (come vediamo) gli stretti commerciali sono situati spesso in zone del mondo dalla forte instabilità politica e sociale.

Esistono sia lo Stretto di Bab el Mandeb che il Canale di Suez. Naturalmente, questi due punti chiave nel Mar Rosso rappresentano le principali vie di collegamento tra Europa e Asia. È da queste rotte che si stima transiti circa il 12% del traffico marittimo globale e circa un decimo delle navi petrolifere. Si tratta di qualcosa che non può essere ignorato: la totalità delle spedizioni di petrolio e gas liquefatto che dal Medio Oriente arriva in Europa passa da lì. Ora vi interessa degli Houthi in Yemen?

…Cosa c’entra con gli Houthi e lo Yemen Israele:

Anzitutto occorre specificare una cosa: nel documento c’è anche un accenno al conflitto tra Israele e Hamas in Palestina. I motivi sono ovvi. Finora l’azione terroristica degli Houthi sciiti ha ridotto del 66% il volume dei container in transito nel Mar Rosso (dove ricordiamo passa il 12% del traffico mondiale!). Da tempo, i miliziani sciiti attaccano le navi in transito. Gli attacchi continuano anche dopo lo scoppio del conflitto tra Israele e Hamas (che ha portato al genocidio a Gaza). Il tutto attraverso lanci di razzi e tentati dirottamenti. Dopo l’attacco del 7 Ottobre (specificatamente alla fine del mese stesso) abbiamo visto un nuovo attore alla “tenaglia” anti-Israele di Hamas e Hezbollah. Nel silenzio internazionale è sceso in campo anche lo Yemen. Per meglio dire è scesa in campo la milizia Houthi che se ne proclama al governo dopo la guerra civile che ha straziato per anni il Paese. 

Possiamo dire per gli Houthi in Yemen ci sono due grandi nemici (religiosi e politici) che sono gli Usa e Israele. Non a caso nei suoi briefing con la stampa sin dall’inizio della guerra Netanyahu menziona esplicitamente anche gli Houthi tra i proxies dell’«Asse della Resistenza» che l’Iran utilizzerebbe per far guerra “da remoto” allo Stato ebraico. Oltretutto possiamo dire che Teheran negli anni ha fornito (anche) agli Houthi molte armi in grado di impensierire da sud lo Stato ebraico. D’altro canto, Washington e Londra hanno lanciato nella notte un attacco contro gli Houthi nello Yemen. Nel silenzio internazionale ciò è avvenuto qualche settimana fa, due giorni dopo che i ribelli hanno rigettato l’ultimatum che li costringeva a fermare i raid contro le imbarcazioni nel Mar Rosso. 

Gli Houthi hanno il sostegno dell’Iran (inoltre hanno preso il controllo di San’a, la capitale yemenita). Questo gruppo sciita è stato un asset cruciale per l’Iran. Così ha potuto espandere la sua influenza nella regione. In Yemen gli Houthi combattono localmente per il controllo del paese. Inoltre regionalmente si schierano contro il fronte sunnita guidato dall’Arabia Saudita. L’Iran ha fornito agli Houthi armamenti, inclusi missili, in grado di minacciare Israele e le forze navali statunitensi nella regione. Questo allargamento di conflitto (o meglio, questa riaccensione di conflitti latenti) arriverà in un modo o nell’altro a toccare anche le porte dell’Europa (ad ora ci preoccupa per le conseguenze che potrebbe avere nel commercio). Quindi dico solo che… Dovremmo sentirci coinvolti. Il quadro è molto complesso e spero (a fatica) di essere riuscita a tracciare un percorso che ne tiri le fila. Adesso non ci resta che aspettare.

Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine

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