Il collasso e la crisi dell’India e i falsi tamponi per venire in Italia

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Di Redazione Metropolitan

Nell’ospedale di Bharuch, nello stato occidentale del Gujart in India sono morte almeno 12 persone malate di Covid. Nel loro caso però la malattia non ha nulla a che fare con il loro decesso. Queste 12 persone sono state travolte da un incendio, scoppiato nella struttura in cui erano ricoverati in tutto 50 pazienti. Il 23 aprile un altro rogo in un ospedale, questa volta a Mumbai, ha ucciso 13 pazienti. Nei giorni scorsi un altro incidente aveva causato la morte di 22 pazienti.

Il sistema sanitario è al collasso. Un crollo dovuto all’impennata nel numero dei contagi. Il Paese ha stabilito un nuovo record nella storia di questa pandemia: 401.993 nuovi casi nelle ultime 24 ore. In India vivono 1,366 miliardi di persone. Al momento il numero totale dei casi è arrivato a 19,1 milioni. I decessi nella giornata di ieri invece sono stati 3.523, in totale sono 211.853 dai primi casi di Coronavirus.

La variante indiana rischia di non essere fermata nonostante i divieti messi a punto dal ministero della Sanità italiana. Nell’ultimo volo arrivato a Fiumicino dall’India, il 9% dei passeggeri (compresi due membri dell’equipaggio), è risultato positivo al coronavirus. E questo nonostante avessero tutti un certificato di negatività. Questo è stato possibile perché, come ammesso da alcuni, hanno acquistato un certificato falsificato prima di partire.

A raccontare queste incredibili storie ci ha pensato il quotidiano Il Messaggero che ha sentito diversi passeggeri arrivati mercoledì sera a Fiumicino provenienti da Nuova Delhi. “Il tampone non l’ho fatto, ma ho pagato per farmi rilasciare un falso certificato col timbro”, racconta uno dei 223 passeggeri che però, appena arrivato in Italia è stato subito sottoposto a tampone rapido. 

Per 30 dollari il finto tampone – Così è stato possibile aggirare l’obbligo che è previsto anche in India: si parte solo se si è in possesso di un tampone negativo fatto entro 48 ore dalla partenza. Sono però gli stessi media indiani a raccontare del mercato nero dei certificati fasulli, laboratori che falsificano i rapporti che vengono chiusi dalle autorità. Ma per uno che viene scovati chissà quanti restano ancora operativi e permettono a malati Covid di andare in giro a infettare la popolazione. Chi arriva in Italia dall’India dovrebbe, anche se negativo al test, mettersi in isolamento per 14 giorni. Ma è un sistema che fa acqua da diverse parti. L’assessore della Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, è furioso: “Davvero pensiamo che un lavoratore tornato dall’ India legge l’ordinanza e di sua iniziativa decide di isolarsi? Serve un sistema del tutto differente, bisogna recuperare le liste dei passeggeri tornati dall’India, dal Bangladesh e dallo Sri Lanka, e inviarle alle varie Asl”, dice. Il rischio è quello di ritrovarsi come nell’estate del 2020 quando dal Bangladesh, nonostante le ordinanze, rientravano in Italia persone malate che hanno causato poi diversi focolai. E se davvero la variante indiata del Covid risulta essere tra le più infettanti, allora il rischio di una curva epidemica di nuovo in salita è davvero alto.