Il diavolo non veste solo Prada, ma anche Yves

Foto dell'autore

Di Sabrina Baiocco

Pierre Bergè ha dichiarato che nel momento stesso in cui vide Yves ebbe immediatamente dimenticato e tirato una riga sopra gli otto anni passati con Bernard Buffet. Otto anni. In una frazione di secondo la sua vita cambia direzione, non è più la gravità ad attirarlo verso il centro della Terra ma un volto fino ad allora sconosciuto

Yves Saint Laurent come il sacro Graal

Yves Saint Laurent
Yves Saint Laurent

Pierre trattò sempre Yves Saint Laurent come il Sacro Graal da dover proteggere da tutti. Si dedicò a lui anima e corpo, a un uomo che  impiegò il suo lato migliore solo al lavoro sopraffatto da droga e depressione, che visse la sua omosessualità in maniera drammatica, che lo tradì con Jacques De Bascher. Minacciò il suo amante, avrebbe fatto di tutto per non perdere Yves, l’uomo che gli rubò anche la sanità mentale.  Non sarebbe importato cosa avrebbe dovuto fare per non perderlo. Amore malato si potrebbe dire. E chiuderla lì. E se invece il “povero” Pierre avesse svolto la sua vita esattamente nella maniera in cui gli piaceva ,salvando sia la maison che il cattivo ragazzo, raccogliendolo ogni volta da terra e rimettendolo in piedi, passando sopra a tradimenti, mangiando veleno e osannando il suo grande amore anche quando nei suoi momenti d’ira si scagliava contro i più deboli, i suoi dipendenti. Amando senza vergogna chi non restituiva. Servendo chi non ricompensava. L’ossessione di quell’amore era per lui come la vita stessa. È una scelta. E Pierre fece a sua. Solo una scelta. Scegliamo quello che è meglio per noi anche quando non lo è. Se Yves non fosse stato stato un mix di solitudine e angoscia, un genio indiscusso che viveva in modo febbrile non sarebbe probabilmente stato “la sua persona”. Se quell’amore non fosse stato dannato, se non lo avesse fatto scendere agli inferi probabilmente non avrebbe mai amato così tanto.

L’uomo con l’animo in bianco e nero

Di tutt’altro avviso che rabbrividirebbe al sol pensiero di darsi così per qualcun altro è l’immenso Kaiser. Lagerfeld, che di scendere negli inferi per qualcun altro non ci avrebbe pensato manco per sbaglio,  che si sarebbe fatto una risata all’idea, ha sempre amato “ l’ IO” in maniera maniacale  e come buon coinquilino di se stesso non ha mai avuto intenzione di sposarsi. Odiava essere toccato. La solitudine lui l’ha sempre adorata, ha sempre pensato che è brutta se non sei in pace con te stesso, se sei irrisolto, se non hai di che vivere. Altrimenti è un lusso. A tal proposito dichiarò che il suo “ vero lusso” fosse quello di non doversi giustificare con nessuno. L’uomo che disse che “i soldi delle tasse dovrebbero essere devoluti allo shopping” amò sempre la solitudine, anche quando scelse come compagno l’amante di Yves Saint Laurent, De Bascher sopravvissuto alla diatriba con Bergè, con il quale trascorse 18 anni fino a che quest’ultimo non morì. Lo definì un personaggio mefistofelico con il volto di Greta Garbo. Non ha mai desiderato figli perché “se suo figlio non avesse fatto le cose per bene quanto lui non lo avrebbe amato”.   Karl non sapeva perdonare e lo esternò liberamente, non le piacevano i bambini (esseri umani di seconda classe). Ne aveva per tutti, da Adele, un po’ troppo grassa all’epoca per indossare Chanel a Pippa Middleton della quale sarebbe stato meglio mostrare il lato B invece che il viso brutto e inespressivo. Non vuole responsabilità e non se le prende. Lascia l’eredità a Choupette la sua gatta adorata a cui giurò amore eterno. Egoista? Forse. Come Narciso ha abbracciato la propria immagine riflessa nello stagno? Sicuramente. Ha affogato miseramente anche lui nella palude della solitudine? No ma certamente ci ha sguazzato dentro ben contento di farlo.

E poi ci sono gli eterni innamorati ed eterni compagni nel mondo della  Moda. Ambasciatori della Sicilia, gli Dei del carretto Siciliano, non c’è D senza G.

Potrebbero scrivere un libro intitolato “L’amore e il suo equilibrio” e probabilmente insegnerebbero qualcosa a tutti noi. Da anziani, dicono, saranno ancora insieme come Gianni e Pinotto. E noi tutti ci crediamo. Dopo aver cavalcato vent’anni di amore insieme hanno tramutato il sentimento in un’amicizia inossidabile. Non dormono più insieme ma, incredibile, si amano ancora. Possibile? Con il giusto cervello probabilmente si. Uno la famiglia dell’altro  anche ora;  condividono ancora tutto: case, azienda, progetti e perfino le vacanze insieme con i rispettivi fidanzati. Scherzando si paragonano alla Coca Cola, non si possono scindere i due nomi. Abitavano in un monolocale a Milano, solo un tavolo dove poter creare. Dicono di aver raggiunto il successo grazie al coraggio e al loro amore, quello reciproco e quello per l’azienda. Sulla loro separazione dicono di essere stupiti loro stessi di come hanno affrontato la rottura, di non essere caduti in ripicche e di non aver scatenato una guerra. Credono che il loro rimarrà il rapporto più importante della loro vita nonostante le relazioni con altre persone. Sono riusciti a restare intelligentemente o furbamente buoni  amici. Sarà stato difficile e non tutto rose e fiori? Probabilmente. Ci sarà stato un punto di non ritorno, avranno toccato il fondo per poi ricominciare da capo. Hanno preso la decisione più giusta anche per l’azienda? Anche. L’amore come l’acqua può assumere molte forme, e loro ne hanno scoperto di certo la formula. Perché come direbbero loro L’amore è bellezza”.

La dannazione di un amore, l’amore per se stessi e l’amore che si trasforma, che con sudore si rimargina e rimane forse per sempre.

Spesso la moda è sorella della morte (Leopardi) ma forse aggiungerei anche dell’Amore.

Sabrina Baiocco

Seguici su Google News