Il film sul dio del calcio: Zlatan, la storia

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Di Maddalena Barnaba

Dal campo al grande schermo, il film che racconta la vita del dio del calcio Zlatan esce nelle sale italiane nel novembre del 2021, ma è stasera che si affaccia per la prima volta in tv, alle 21.20 su Tv8. Una delle carriere più complicate quella del giocatore Ibrahimovic, idolo calcistico dal carisma fuori dal comune.

Il regista svedese Jens Sjörgen ricostruisce il carattere fortemente temprato del protagonista dalle prime vicende del ragazzino Zlatan. Se la fama del calciatore raggiunge ogni angolo del mondo, l’intento del regista è proprio quello di mostrare la vita antecedente al suo esordio.

Zlatan,il film: un’infanzia difficile

Zlatan film
Photo Credits: mymovies.it

Il piccolo calciatore, figlio di immigrati jugoslavi, deve affrontare numerose sfide, e non tutte si svolgono sul campo. La pellicola racconta non soltanto la crescite esponenziale di un fenomeno calcistico, ma mette a fuoco le difficoltà di un adolescente alle prese con i suoi coetanei, in un contesto precario e in cui spesso è molto più semplice prendere la scelta più facile che quella più giusta.

La fama di Ibra è senza dubbio indistruttibile, ma l’obiettivo di questo film è quello di scoperchiare il vaso di pandora della celebrità: sacrifici ed errori, fatica e ambizione, un dualismo cocente, ma che ha fatto la differenza in quel giovane pieno di sogni, ma anche di un certo grado di consapevolezza delle proprie capacità, che non sempre ha portato del bene alla sua carriera, ma fonte di tensioni anche negli spogliatoi. Il protagonista, nonostante gli sbagli commessi, riesce comunque ad ottenere le opportunità che ritiene di meritare, e, spesso, se la scampa impunito.

Gli ultimi minuti del dio del calcio

Granit Rushiti interpreta Zlatan per cento minuti, escluso quelli iniziali, che vedono protagonista Dominic Bajaraktari Andersson nel ruolo del piccolo Ibra, e quelli finali, in cui vengono proiettate le imprese del vero Zlatan, la stella più luminosa di quel cosmo verde che lo vede danzare in perfetta armonia con il pallone. Icona mondiale, idolo indiscusso, ma è anche vero che questo non basta a rendere “il dio del calcio Zlatan” niente di più che un docufilm.

La narrazione si sofferma decisamente troppo su dettagli adolescenziali trascurabili, con un ritmo lento, cadenzato da eventi quasi ciclici, che certamente esprimono una determinata volontà nell’esaltare gli aspetti più crudi e crudeli della vicenda, ma sicuramente allo stesso tempo non lasciano spazio ai sognatori che tanto vorrebbero assaporare le glorie di un uomo che si è fatto da solo e che non ha dato la vita al calcio, ma ha fatto si che la sua vita fosse il calcio.

Per quanto possano essere nobili le intenzioni del regista, il film non registra il successo sperato, ma può comunque ritenersi soddisfatto: si limita al secondo posto nel box office italiano, arrivando secondo ad Eternals ed incassa 157 mila euro.

Maddalena Barnabà

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