Oggi si ricorda la nascita di Marguerite Guggenheim, meglio conosciuta come Peggy Guggenheim (1898 –1979), una tra le più grandi collezioniste d’arte. La brillante e irrequieta ereditiera americana Peggy dedicò la sua vita, le sue passioni e i suoi soldi all’arte e agli artisti emergenti. Era brillante, audace e tanto originale da sembrare folle. Con indosso abiti e orecchini stravaganti, collezionava artisti-amanti e quadri, lanciando nuove tendenze nell’arte e nella moda. Fu lei a importare la Pop Art americana in Italia e a scoprire Jackson Pollock.
Peggy Guggenheim e l’amore profondo per l’arte
Un amore per l’arte che nasce in tenera età. Peggy ha solo vent’anni, nel 1918, quando inizia a lavorare alla Sunswine Turn, una piccola libreria di New York. E’ proprio qui che la futura collezionista inizia ad entrare in contatto con esponenti dei circoli artistici e intellettuali della città. Tre anni dopo, con il trasferimento a Parigi, inizia la sua avventura nel mondo dell’arte contemporanea e l’incontro di una serie di amicizie per la vita: Constantin Brancusi, Djuna Barnes, Marcel Duchamp. ‘’L’arte moderna mi ha conquistata non appena l’ho conosciuta, ne ero diventata dipendente, non era mai abbastanza’’, diceva.
La prima tappa di Peggy: Londra
Nel gennaio 1938, dopo un divorzio e la morte del suo secondo amante, Peggy Guggenheim si trasferisce a Londra dove inaugura, insieme con Jean Cocteau, la galleria Guggenheim Jeune. Si tratta della prima di una serie di collezioni che renderanno Peggy una delle più grandi sostenitrici dell’avanguardia europea. A Londra, infatti, espongono Yves Tanguy e Vasilij Kandinskij, ancora poco conosciuti. Tra i nomi più celebri si ricordano anche Jean Arp, Henry Moore, Antoine Pevsner, Alexander Calder, Henri Laurens, Pablo Picasso, Raymond Duchamp-Villon, Georges Braque, Max Ernst e Kurt Schwitters.
La seconda tappa: Parigi
Nel 1939-40, abbandonato il progetto di un museo a Londra, Peggy ritorna a Parigi, dove si impegna nell’acquisto di opere per la sua collezione, determinata nel suo intento di “comprare un quadro al giorno”. In un momento storico bellico di grandi difficoltà per il mondo intero, acquista alcuni capolavori, come i quadri di Georges Braque, Salvador Dalí, Robert Delaunay, Piet Mondrian e Francis Picabia.
Nel luglio del 1941 lascia la Francia occupata dai nazisti per ritornare a New York non prima di aver acquistato Uomini in città (1919) di Léger nel giorno in cui Hitler invade la Norvegia e Uccello nello spazio (1932-40) di Brancusi mentre i tedeschi si avvicinano a Parigi. Oltre al rischio di esporre opere d’avanguardia – considerate ‘’degenerate’’ dai canoni estetici nazisti – Peggy affermava il motivo del suo impegno ad aprire gallerie d’arte in periodo bellico:
‘’Sono del tutto consapevole della responsabilità insita nell’aprire questa galleria e la collezione al pubblico, mentre le persone stanno combattendo per salvarsi e per la libertà. Questa iniziativa avrà assolto il suo compito solo se riuscirà ad essere d’aiuto al futuro e non a registrare il passato’’.
Art of this century la galleria di Peggy Guggenheim a New York
A New York inaugura la galleria chiamata Art of this century. Della serata inaugurale Peggy scrive: “Indossai un orecchino di Tanguy e uno di Calder, per dimostrare la mia imparzialità tra l’arte surrealista e quella astratta”. Nelle collezioni compare il nome, allora sconosciuto, di Jackson Pollock. È grazie a Guggenheim che egli, così come altri artisti statunitensi, entrerà in contatto con l’avanguardia europea e con il Surrealismo dal quale prenderà ispirazione. E così Peggy e la sua collezione svolsero a tutti gli effetti un ruolo chiave nello sviluppo del primo movimento artistico americano di importanza internazionale: l’espressionismo astratto.
Peggy torna in Europa, Venezia la sua ultima casa
‘’Amavo l’Europa più dell’America e quando la guerra finì sentii che dovevo tornare per forza. […] In viaggio decisi che Venezia sarebbe stata la mia patria futura: l’avevo sempre amata più di ogni altro posto su questa terra e sentii che lì da sola sarei stata felice’’.
Peggy Guggenheim alla fine della guerra torna in Europa, a Venezia. Qui nel 1948 la sua collezione viene accolta alla Biennale ed esposta nel padiglione della Grecia. Non solo è la prima volta che in Europa si ha occasione di vedere le opere di artisti come Arshile Gorky, Pollock e Rothko, ma la collezione racchiude opere cubiste, astratte e surrealiste. Il padiglione diventa l’esposizione più completa del modernismo mai presentata in Italia.
Ma Peggy non è ancora sazia. Poco dopo compra sul Canal Grande Palazzo Venier dei Leoni, edificio settecentesco incompiuto in cui sposta la sua collezione in maniera definitiva. Nel 1949, infatti, apre ufficialmente al pubblico la Collezione Peggy Guggenheim, ad oggi uno dei maggiori musei d’arte moderna al mondo. Le ceneri di Peggy sono collocate proprio lì, in quello stesso angolo di giardino in cui la donna era solita seppellire i suoi numerosi cani. Ceneri che custodiscono il luogo e testimoniano quanto le sue iniziative, il suo sostegno e la sua passione abbiano contribuito allo sviluppo di movimenti artistici che altrimenti sarebbero rimasti tristemente in disparte.
Alessia Ceci
Seguici su Google News