Inverno, le parole intraducibili che descrivono la bellezza poetica della stagione del gelo

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Di Stella Grillo

La solennità dell’inverno descritta da cinque parole intraducibili da tutto il mondo. Se per qualcuno la rigidità delle temperature genera tristezza, per altri è il momento perfetto per godere del tepore di un camino e concedersi del tempo in assoluto relax.

Le parole intraducibili dell’inverno: quando il lessico riflette il modo di vivere la stagione invernale

Parole intraducibili inverno - Credits: overnature.net
Photo Credits: overnature.net

Esistono numerose parole riferite all’inverno, spesso intraducibili in lingua italiana o in altre lingue. Questa peculiarità rende affascinante la lessicografia e il mondo delle lingue in genere ma, soprattutto, dà uno spunto sul modo di vivere la stagione invernale, sulla cultura e sui retaggi di una determinata comunità. Il meteo, poi, è un argomento che spesso si utilizza per avviare una conversazione; quindi quale miglior modo di rompere il ghiaccio introducendo nel discorso questi vocaboli curiosi e particolari.

  • Friolero: una delle parole intraducibili riguardanti l’inverno è, sicuramente, questo aggettivo spagnolo riferito a coloro i quali posseggono una sensibilità, percettibilità  e suscettibilità intensa al freddo; sia alla sua esposizione diretta sia a un ambiente o luogo in cui le temperature sono molto rigide. Il termine deriva dal castigliano antico “frior” e dal suffisso “ero” che indica una qualità o caratteristica. Letteralmente, quindi, si rende con ”molto sensibile al freddo”.

  • Gluggaveður: una bellissima parola islandese appartenente ai termini composti. La sua etimologia deriva da gluggi ( finestra ) + ‎ veður  ( meteo ). Letteralmente, infatti, questo termine si traduce con ”meteo da finestra”, indicando una giornata in cui le condizioni meteorologiche rimangono troppo rigide nonostante l’apparente luce solare. Per cui, si può godere della fallace condizione climatica dietro una finestra, nel tepore delle proprie mura di casa

  • Hygge: una delle parole intraducibili più popolari in quanto entrata, ormai, nei registri linguisti universali. Questo vocabolo danese, etimologicamente, deriva dal norvegese antico il cui significato si traduceva con benessere. Descrive una condizione di accoglienza e calore corredato da un ambiente confortevole; per esempio, essere davanti al camino a sorseggiare cioccolata calda. Una parola perfetta per descrivere l’inverno, anche se il periodo d’oro dell’Hygge rimane quello natalizio.

La malinconia invernale e la pigrizia che sopraggiunge nelle gelide giornate

Le parole intraducibili riguardanti l’inverno citate in precedenza, si riferivano alla condizione climatica e meteorologica che il periodo invernale comporta. Questo ulteriore decalogo di vocaboli, invece, descrive i sentimenti e le sensazioni spesso sperimentate durante questo periodo dell’anno.

  • Herbstmelancholie: una parola tedesca che indica la tristezza che sopraggiunge con l’arrivo della stagione invernale e tutte le consuetudini che essa comporta. L’accorciarsi delle giornate, il freddo, le intemperie: diventano motivo di malinconia per chi prova la sensazione descritta da questo lemma. Etimologicamente, questo lemma deriva da herbst che, in lingua tedesca, si rende con ”autunno” e melancholie la cui traduzione è malinconia.
  • Fuyugomori: fra le parole intraducibili dell’inverno non poteva mancare questa bellissima espressione giapponese che accomuna un po’ tutti; il desiderio di rimanere in casa quando fuori fa troppo freddo. Questo vocabolo descrive il senso di felicità domestica e la voglia che si ha di rimanere al caldo e al riparo da tutto. La sua etimologia consta del suffisso –籠り-komori che significa “isolarsi dal mondo, ripararsi; e da fuyu che, in lingua giapponese, significa proprio inverno.
  • Wintercearig: questo termine proveniente dall’inglese antico e traducibile come ”dolore invernale” si compone di winter +‎ ċeariġ – l’attuale aggettivo inglese chary – ovvero, inverno + triste, addolorato, doloroso. La parola è presente all’interno de I racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer. I predecessori anglosassoni lo utilizzavano in riferimento al senso di tristezza che la stagione fredda reca.

Stella Grillo

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