Johannes Gutenberg: la stampa a caratteri mobili

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Di Ginevra Alibrio

In merito a Johannes Gensfleisch zum Gutenberg scarseggiano le informazioni biografiche. Non è chiara nemmeno la data di nascita, collocata (e non accertata) genericamente nel 1400 perché un documento del 1420 lo cita come maggiorenne. Ciò che è certo è che oggi ricorre la sua morte, avvenuta il 3 febbraio 1468 a Magonza, la sua città natale.

Altra certezza è che Gutenberg abbia rivoluzionato la storia dell’editoria, vantando l’invenzione della stampa a caratteri mobili.

Gutenberg orafo, a Strasburgo l’idea rivoluzionaria

"Johannes Gensfleisch Gutenberg che inventa la stampa", dipinto di Jean Antoine Laurent, 1830, Grenoble, Museo delle Belle Arti.
Johannes Gensfleisch Gutenberg che inventa la stampa, dipinto di Jean Antoine Laurent, 1830, Grenoble, Museo delle Belle Arti.

Figlio del mercante Friele Gensfleisch zur Laden, appartiene a una famiglia di patrizi che abita l’edificio della “corte di Gutenberg”, da cui prende il nome, e che si occupa principalmente di conio e lavorazione dei metalli. A causa di tensioni scoppiate in città per volontà degli artigiani, la famiglia Gutenberg si trasferisce precocemente a Strasburgo, dove Johannes inizia a lavorare come orafo.

Realizzando souvenir per i pellegrini e trasmettendo la sua arte ad altri apprendisti dietro compenso, si guadagna presto un’ottima fama. Nel frattempo gli sorge l’idea di sperimentare degli espedienti per velocizzare il processo di stampa.

Gutenberg e i primi esperimenti in segreto

I caratteri mobili richiesero assoluta segretezza per molto tempo. Il perché è semplice: chiunque avrebbe potuto soffiargli l’idea, dal momento che il “brevetto” non esisteva ancora. C’è però un’altra ragione. Il 1400 è un secolo di superstizione e caccia alle streghe, nonché di ricerca della “pietra filosofale” per la produzione dell’oro. Ciò scaturiva una forte diffidenza nei confronti di qualsiasi innovazione e invenzione che non rispettasse i canoni del già noto. Insomma, finire sul rogo era cosa semplice e ricorrente in tale contesto storico.

Gutenberg sperimentò vari tipi di carta e diversi inchiostri, testando leghe diverse per verificarne la resistenza ad alte temperature. Scontato dire che questi esperimenti gli costarono una fortuna. Il fine era elevato: non voleva soltanto una stampa veloce, ma anche esteticamente impeccabile.

In cosa consiste la stampa a caratteri mobili?

Questa tecnica esisteva già altrove: il primissimo inventore fu il cinese Bi Sheng (intorno al 1041), che diffuse questo metodo in Asia. La lega di Gutenberg si compone di piombo, stagno e antimonio. Resistente alla pressione della stampa e veloce nel raffreddamento. I caratteri mobili sono ottenuti in rilievo da una matrice, non singolarmente ma in serie, utilizzando il punzone da orefice. Il macchinario prescelto come modello del torchio tipografico è la pressa a vite, in precedenza usata per la produzione del vino. L’inchiostro, infine, non è più ad acqua, ma presenta l’ausilio dell’olio.

Gutenberg sviluppa un vero e proprio processo: allineare singolarmente i caratteri, cospargere la pagina di inchiostro e infine pressarla su un foglio. La grande novità è quella di poter riutilizzare i caratteri, cosa non possibile in xilografia.

Gutenberg, dalle prove alla stampa: La Bibbia a 42 linee

Tornato a Magonza, Gutenberg chiede l’aiuto dell’orafo Johannes Fust per finanziare (ben 1.600 fiorini olandesi!) un’officina piena di operai: con la fusione di quasi trecento caratteri e l’apporto fondamentale dell’incisore Peter Schöffer, nel 1455 viene stampata la Bibbia a 42 linee. 180 copie ciascuna in tre volumi per un totale di 900 fogli ad esemplare. 42 righe per pagina, testo su due colonne, in caratteri gotici.

Ad oggi, 48 di queste edizioni originali esistono ancora e valgono circa 10 milioni di dollari ciascuna.

«La proteggo, Elsa. Questa Bibbia è il primo libro che sia mai stato stampato. Rappresenta l’aurora dell’era della ragione. E per quanto mi riguarda, la lingua scritta è la più grande conquista dell’umanità. Ridi pure, ma se la civiltà occidentale è finita, io ne voglio salvare almeno un pezzettino»

– Citazione tratta da The Day After Tomorrow

Un sodalizio finito male

La stampa fu un successo, ma Gutenberg ebbe uno screzio con Fust, che richiese indietro i fiorini prestati accaparrandosi anche parte dell’attrezzatura e i caratteri (che Johannes aveva usato come garanzia per il prestito) nonché tutte le entrate della Bibbia. Come se non bastasse, Fust e Schöffer aprirono una loro officina tipografica e Gutenberg si trovò da solo.

Provò anche lui ad aprirsi una tipografia, ma le finanze scarseggiavano. In più, a Magonza scoppiò una guerra civile che condusse in miseria la famiglia Gutenberg.

L’eredità di Gutenberg

Oggi è possibile visitare a Magonza il Museo Gutenberg, che conserva due copie originali della Bibbia a 42 linee. Interessanti sono la ricostruzione dell’officina di Gutenberg e la collezione sulla storia della stampa dalla Cina a oggi.

Nel 1971 l’informatico Michael Hart ha dato il via a un progetto denominato PG o Progetto Gutenberg, che realizza una biblioteca digitale di opere letterarie significative e di riferimento. Nel 2020 ha raggiunto la soglia di ben 60 000 e-book. Inutile spiegare perché la scelta del nome sia caduta proprio su Gutenberg.

Ginevra Alibrio

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