John Lennon, con lui vola via il suo messaggio di pace e libertà

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Di Redazione Metropolitan

John Lennon venne assassinato l’8 dicembre del 1980. Uno degli omicidi più tragici della storia. Sebbene molteplici siano le teorie architettate su questo crudele atto di cronaca, la verità è purtroppo una sola, ed è tanto semplice quanto folle. Così folle che risulta inconcepibile, impensabile. E forse è proprio per questo che sono stati creati svariati complotti infondati sulla morte di una leggenda ineguagliabile. 

Come asserisce il frontman degli Afterhours, Manuel Agnelli, “insieme a John Lennon, quarant’anni fa morì il coraggio, la speranza, la sfrontatezza di mettere a repentaglio la propria vita pur di affermare le idee in cui si crede. Se ne andò la libertà di mettersi in pericolo, l’avventura di contraddire il senso in cui gira il mondo, e al loro posto arrivarono improvvisamente i sintetizzatori e le discoteche, e iniziò tutta un’altra stagione, quella degli anni ottanta.”

L’omicidio, le teorie

Le tesi alternative concernenti la morte del geniale poeta vanno da teorie che vedono protagonista dell’assassinio il noto scrittore Stephen King a teorie secondo le quali John Lennon sarebbe stato ucciso in seguito alla visione di un ufo e conseguentemente degli alieni. Sono, è evidente, complottismi piuttosto campati in aria e improbabili. L’unico che potrebbe apparire più veritiero è quello che teorizza la presenza subdola della Cia.

Tale tesi sostiene che Mark David Chapman, il reale assassino di Lennon, fosse stato ingaggiato proprio dalla Cia, poichè John cominciava a diventare un personaggio alquanto fastidioso, essendo esposto radicalmente contro la guerra del Vietnam, nonché per la posizione pacifista e anti-nucleare. Portavoce dunque di un messaggio di pace e libertà, John divenne infatti il simbolo del movimento pacifista; le frasi di canzoni come Imagine o Give Peace a Chance ne divennero il manifesto.

John Lennon- Photo Credits: liberopensiero.eu
John Lennon- Photo Credits: liberopensiero.eu

La verità

La dura e cruenta realtà dei fatti è purtroppo molto meno fantasiosa: John Lennon fu assassinato da Mark David Chapman con quattro colpi di pistola alla schiena. Morì tra le braccia della moglie Yoko Ono, davanti al portone della loro casa: un lussuoso palazzo nell’Upper West Side di New York. Il motivo di questo folle gesto venne spiegato da Chapman stesso, in una nota intervista nella quale dichiara che “mi sembrò l’unico modo per liberarmi dalla depressione cosmica che mi avvolgeva. Ero un nulla totale e il mio unico modo per diventare qualcuno era uccidere l’uomo più famoso del mondo, Lennon“.

“Mi sentivo tradito, ma a un livello puramente idealistico. La cosa che mi faceva imbestialire di più era che lui avesse sfondato, mentre io no. Eravamo come due treni che correvano l’uno contro l’altro sullo stesso binario. Il suo ‘tutto’ e il mio ‘nulla’ hanno finito per scontrarsi frontalmente. Nella cieca rabbia e depressione di allora, quella era l’unica via d’uscita. L’unico modo per vedere la luce alla fine del tunnel era ucciderlo”.

Mark David Chapman, l’ossessione per John Lennon

Mark David Chapman era un fan dei Beatles che sviluppò una vera e propria ossessione malata per John Lennon. Era difatti un uomo che aveva disturbi mentali, oltre a problemi di tossicodipendenza. Nella sua mente si scatenò lentamente, col progredire degli anni, una rabbia furiosa e repressa nei confronti del cantante, poiché vedeva in lui tutto ciò che non poteva raggiungere da sé.

Inoltre, attraverso gli occhi di una mente ormai compromessa, Chapman vedeva Lennon come una sorta di traditore di quel messaggio di pace e amore che professava, in quanto colui che decantava l’abolizione della proprietà privata si era “lasciato imborghesire” dall’influenza di Yoko Ono, scegliendo di adagiarsi in una vita da ricco. E, non riuscendo a superare questa “deludente sconfitta”, si compì quella notte dell’8 dicembre il folle gesto per il quale il mondo intero si ritrovò privato di un genio che avrebbe potuto regalarci ancora tanto.

Il messaggio di John Lennon, speranza di un futuro senza conflitti 

https://www.youtube.com/watch?v=he-EFFVvwME

John Lennon ha scritto moltissimi testi straordinari, sia nel periodo di collaborazione con i Beatles, sia successivamente, dopo aver lasciato il gruppo. Le sue canzoni raccolgono all’interno tutta la sua vita e tutte le tematiche che a lui stavano a cuore: le idee a cui lui si aggrappava, i dogmi che voleva superare e confutare, le battaglie che portava avanti, nell’utopistico sogno di un mondo senza conflitti.

“You may say I’m a dreamer | but i’m not the only one | I hope somedays you will join us | and the world will be as one.” -Imagine

https://www.youtube.com/watch?v=oCLsa98D7iU

Per i Beatles, John Lennon ha scritto brani come Revolution, Lucy in the sky with diamonds. Ancora Tomorrow never knows, Strawberry fields forever, A day in a life, Help. Canzoni che sono diventate dei monumenti per la cultura occidentale, dei capisaldi della storia della musica. Dopo aver lasciato i Beatles, invece, ha inciso Imagine, God, Working class hero, Jealous guy, Mind Games, Istant Karma, e molte altre.

Canzoni che rimarranno incise nella nostra memoria e nella memoria dei posteri. Canzoni che non smetteranno mai di essere emblema della speranza: quella speranza di vivere, un giorno, in un mondo dove non c’è alcun motivo per cui uccidere o per cui morire, nessuna religione, solo un mondo di pace e fratellanza. 

Giulia Scialò

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