Johnny Cash: le mille resurrezioni della fenice in black

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Di Redazione Metropolitan

Come per buona parte del sottoproletariato rurale dei primi anni 30, anche per la famiglia Cash i tempi sono decisamente duri. Di tradizione battista, i Cash sono mezzadri di un fazzoletto di terra coltivato a cotone a Kingsland, Arkansas.

Johnny nasce il 26 febbraio 1932 e, quarto di sette figli, capisce presto qual è la canzone che si canta in famiglia. Lavoro, fatica, quei pochi soldi che non bastano mai. Poco più che neonato, si trasferisce con la famiglia a Dyess, ancora Arkansas. Qui il padre spera di ottenere qualche vantaggio dalle nuove misure di sostengo all’agricoltura istituite dal New Deal del presidente Franklin Roosvelt.

Johnny Cash: le fatiche del lavoro e le fatiche del vivere

Non che cambi granchè, ma nei quindici anni successivi il lavoro di Johnny contribuisce al sostentamento del clan Cash. La vita è estremamente spartana e dura: unico sollievo alle bestiali fatiche quotidiane sono le canzoni folk e religiose che la madre canta appena può, così come i canti di lavoro che spesso si alzano collettivamente dai campi. La madre, Carrie, percepisce che in Johnny la musica possa rappresentare qualcosa di più dell’esorcismo delle fatiche del lavoro. Johnny compone già brevi canzoni. Dodicenne, dopo grossi sforzi riesce a procurarsi abbastanza denaro per iscriverlo a delle lezioni di canto. Le lezioni si fermano a tre: l’insegnante, sorpresa dal naturale e peculiare talento canoro di Johnny, crede che limitarlo in eccessive gabbie formali non possa che snaturarlo.

Parallelamente al lavoro nei campi di famiglia, Johnny trova anche il tempo di studiare a diciottenne, appena diplomatosi, decide per la carriera militare. A S. Antonio, Texas, si forma nella U.S. Airforce e dopo quattro anni viene spedito in Germania Ovest, a Landsberg, dove lavoro nel reparto radio dedicato alle intercettazioni delle frequenze sovietiche. L’inclinazione musicale di Johnny trova nel forte senso comunitario degli ambienti militari il proprio habitat ideale: nascono i Landsberg Barbarians, complesso estemporaneo che crea insieme a commilitoni. “Eravamo terribili” ricorderà a riguardo “Ma la birra Lowenbrau ti fa sentire capace di qualsiasi cosa. Imbracciavamo i nostri strumenti e suonavamo in questi localacci finché non ci sbattevano fuori o scoppiava una rissa”.

Johnny Cash & The Missisippi Duo

Qualsiasi registrazioni di quegli anni è andata perduta: tutto ciò che rimane è una versione senza accompagnamento di “Am I the one?” di Carl Smith che Johnny registra per un marco in una stazione di registrazione di Monaco. Il 7 agosto 1954, di ritorno negli Stati Uniti terminato il percorso militare, sposa la fidanzata Vivian Liberto. La coppia si trasferisce a Memphis. Qui Johnny crea un trio con i colleghi di lavoro Luther Perkins e Marshall Grant. La band funziona e inizia ad allargare il perimetro delle proprie esibizioni. Johnny Cash & The Tennessee Duo iniziano a farsi conoscere. Il 1954 è anche l’anno dell’ufficiale esplosione della Elvis-mania. Elvis ha da poco inciso il proprio disco d’esordio presso la Sun Records, stanziata proprio a Memphis, e ha immediatamente raggiunto lo status di semi-dio laico.

Anche Johnny Cash & The Tennessee duo hanno fatto visita alla sede della Sun Records a caccia di un contratto. Qui presentano due pezzi a Sam Phillips, capo della compagnia. Nonostante una formazione di natura gospel che non interessa particolarmente, i due pezzi autografi “Cry, Cry, Cry” e “Hey Porter” lo convincono e le parti si accordano. Il giro è quello giusto. Il 5 agosto 1955 è in programma un concerto del Re all’Overton Park Band Shell. Il manifesto riporta nel sottotitolo “In apertura Johnny Cash suonera “Cry, Cry, Cry”. Il concerto è un successo, tanto che lo stesso Elvis propone a Johnny Cash e soci di seguirlo in tour. L’aggregazione al carrozzone di Presley rappresenta per Johnny Cash la prima di tante svolte, positive e negative, della sua lunghissima carriera. Johnny Cash & the Tennessee duo iniziano a vivere costantemente in tour.

Il successo debilita l’uomo

Dopo il primo LP con la Sun, “Hot and Blue Guitar”, nell’agosto del 1958 firma con la Columbia e con loro gli è permesso di esprimere ogni sfaccettatura della propria sensibilità. Album a tema religiosi (“Hymns by Johnny Cash” 1959), canzoni di protesta (“Old Apache Sqaw” 1959), concept album (“Ride this train” 1960) e tradizioni country (“Now there was a song” 1960). Nel 1961 ha l’occasione di esibirsi assieme alla Carter Family, celebre gruppo vocale country a conduzione famigliare, tanto da vivere almeno tre configurazione diverse dello stesso progetto nel passaggio generazionale dei suoi membri. June Carter è talentuosa e Johnny è infatuato di lei da tempo immemore.

Il concerto è l’occasione ideale per nuovi progetti, e June accompagna Johnny e la band come corista per diverse date successive e una collaborazione continua, spesso incentrata intorno alla sensibilizzazione rispetto alla condizione dei nativi. Nel 1963 Johnny incide “Ring of fire”, quella che forse è la sua canzone più iconica. Resterà in classifica per più di sei mesi. La carriera è un successo, il resto è un disastro. Tra denunce per traffico di droga, incidenti d’auto, incendi colposi e tutto il dispensario del country outlaw, Johnny divorzia da Vivian nel 1966, madre di quattro bambine. Questo è anche l’anno in cui registra il celeberrimo “Johnny Cash at Folsom Prison”, che divora posizioni su posizioni anche nella classifiche generaliste. Il tentato suicidio del 1968 e il matrimonio con June Carter lo stesso anno rappresentano l’ennesima risurrezione del Cash uomo. Rimane pulito per anni e sfonda anche sul piccolo schermo. Il “Johnny Cash Show” va in onda sulla ABC per due anni e diventa un’ottima palcoscenico per i migliori prodotti del music  business USA.

The Man in Black

Diventa definitivamente il man in black, polarizzando intorno alla sua nera figura sul palco tutti quegli elementi che negli anni ne hanno composto la materia espressiva: il rebel country, il fatalismo religioso, la vicinanza agli ultimi, la funebre consapevolezza della propria imperfezione.  Gli anni 70 rappresenteranno il suo climax in termini di visibilità – biografie, partecipazioni a film, punto di riferimento popolare cui tenere conto anche per i politici più in vista – e l’inizio della discesa. A 48 anni l’uomo è fisicamente a pezzi e l’artista ne paga il prezzo. L’ennesima, intensa trafila di impegni e  tournèe con i The Higwaymen sono il colpo di grazia. Diabete, problemi cardiaci, un’infezione che ne cambierà la conformazione del volto. Johnny si ritira finalmente dietro le quinte a leccarsi le ferite.

Almeno fino al 1994 quando Rick Rubin, guru bianco dell’hip hop prima e della sua commistione con il rock poi, vede più lontano di chiunque per rilanciare una carriera che sembra arrivata agli sgoccioli. I sei capitoli dei loro “American Recordings” si sviluppano nell’arco sedici anni e, tramite la sapiente commistione di eccezionali cover di pezzi alieni alla sua tradizione ed altri nuovi di zecca, la fenice Johnny Cash risorge per l’ennesima volta dalle proprie ceneri ed entra nell’immaginario di nuove generazioni di giovanissimi. June Carter muore nel maggio del 2003 dopo una lunga malattia, mentre Johnny sta incidendo le ultime tracce del sesto episodio di “American”. “Una volta morta June, avrò bisogno ogni giorno di qualcosa da fare, altrimenti non mi rimarrebbe davvero nulla.” ricorderà Rubin in una confidenza che Johnny gli fece poco prima della dipartita della moglie. Il man in black morirà poco dopo, il 12 settembre 2003.

Andrea Avvenengo

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