Katherine Mansfield e il lato femminile del Modernismo inglese

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Di Stefano Delle Cave

Benvenuti nell’universo femminile di LetteralMente Donna. Prendiamo il nostro aereo ed andiamo Inghilterra, più precisamente agli inizi del ventesimo secolo. In questa puntata vogliamo parlarvi di una donna che è stata uno dei più importanti esponenti del Modernismo. Vogliamo parlarvi di una scrittrice capace di emozionare il pubblico con i suoi racconti. Abbiamo dedicato questa puntata a Katherine Mansfield.

Katherine Mansfield e il Modernismo

Nata in Nuova Zelanda Katherine Mansfield cambiò per sempre la sua vita trasferendosi a Londra ed entrando in contatto con i più grandi di scrittori del tempo. Anzitutto ebbe una amicizia molto importante con una grande scrittrice e leader del Modernismo inglese come Viriginia Woolf con cui condivise la casa editrice e che rappresentò la svolta totale nella sua carriera. La Woolf pur definendola di primo acchito “sgradevole, ma energica e totalmente prova di scrupoli” ammirava lo stile della Mansfield. Fu lei infatti da introdurla alla sua case editrice, la Hogarth Press, e commissionarle il famoso racconto “Preludio

Un altro elemento importante per la vita e la carriera della Mansfield è stato senza dubbio l’incontro con le opere del famoso scrittore russo Anton Cechov. Da qui infatti la Mansfield carpisce tutte le infinite potenzialità e possibilità del racconto attraverso cui trova quello che considera il compito di ogni scrittore, quello di porre domande. A questo si aggiunge il superamento degli stili narrativi degli scrittori inglesi della sua epoca considerati troppo materialisti e poco attenti all’interiorità in favore dell’amore per la letteratura russa.

Il canarino di Katherine Mansfield

Lo stile narrativo della Mansfield

Ciò che risalta subito guardando lo stile narrativo della Mansfield sono i personaggi vivi , i dialoghi brillanti e le descrizioni vivaci. Come emerge dal suo famoso racconto “Preludio” e dalle successive raccolte di racconti brevi “Bliss” e “The Garden Party”, la abilità di questa scrittrice era sopratutto quella di nascondere ma al tempo stesso di rivelare. Ne scaturiva una rottura definitiva con la continuità logica e la convezione narrativa dei suoi primi lavori a vantaggio di una maggiore complessità dei personaggi.

Al centro delle opere narrative della Mansfield è l’esperienza attraverso si coglie un momento ed uno stato d’animo ben preciso. Un esperienza che, come scrive sulla scrittrice neozelandese Grazia Livi nel suo saggio “Da una stanza all’altra“, è spia folgorante e elusiva della profondità della vita. Anche lei, come Joyce, come la Woolf, aspira ad afferrarla, elaborando un sentimento del momento di essere, o del momento reale”. Una realtà per la Mansfied, morta a soli 35 anni a causa di una tubercolosi, segnata dal dolore.