La Commedia della Restaurazione e il teatro, la donna sul palco

Foto dell'autore

Di Alessia Ceci

Il maggiore drammaturgo della Commedia della Restaurazione, William Congreve, nacque il 24 gennaio 1670. Tra le sue opere più celebri La Sposa in Lutto, da cui è tratto il detto: ‘’Il cielo non ha collere paragonabili all’amore trasformato in odio, né l’inferno ha furie paragonabili a una donna disprezzata”. L’anniversario della sua nascita è uno spunto per ricordare un periodo storico interessante, culla di una nuova produzione teatrale, nata in Inghilterra tra il 1660 ed il 1710.

commedia della restaurazione 
Crediti @thebritishlibrary
crediti: The British Library

Le attività teatrali vennero infatti sospese dal 1642 al 1660; secondo l’ottica puritana di quegli anni, il teatro rappresentava la più peccaminosa tra le attività, culla di perdizione e distrazione per i fedeli. Fortunatamente il periodo di stasi durò meno del previsto e terminò con l’ascesa al trono di Carlo II.

Una commedia della restaurazione per far rinascere il teatro

Ma diciotto anni senza teatro resero sfocato il ricordo della disciplina stessa, costretta a ripartire da zero in tutti i suoi ambiti. Le commedie scritte in questo periodo di rinnovamento erano caratterizzate da una studiata amoralità e da un linguaggio sessualmente esplicito, in linea con il clima licenzioso del regno di Carlo II. Rispetto al periodo precedente le donne cominciarono ad avere un ruolo di maggior rilievo, finalmente protagoniste, sopratutto sulla scena in veste di attrici come Nell Gwyn, Elizabeth Barry e Anne Bracegirdle ma anche, in rari casi, fuori-scena come autrici. Aphra Behn è una di queste, la “divina Astrea”, così veniva chiamata dai suoi ammiratori e amici, tra cui lo stesso Congreve. O “poetessa prostituta” proprio perché in grado di vendere il suo ingegno anziché il suo corpo.

La prima necessità fu tuttavia quella di nuove strutture fisiche. Svanì l’edificio teatrale costruito attorno ad una pedana quadrata o rotonda, caratteristica del Globe shakespeariano. E vennero inserite le scene mobili – le odierne scenografie – in grado di cambiare velocemente l’ambientazione. Nacque insomma il teatro come lo conosciamo oggi, con un palco separato dal pubblico grazie all’immaginaria quarta parete.

Il genere di certo più rigoglioso fu quello della commedia, con le sue London comedies, ambientate nella capitale. Le sex comedies, baste sul confronto sociale tra uomini e donne, e le comedies of manners, commedie di costume. I commediografi della Restaurazione, come Congreve, crearono personaggi brillanti in grado di intrattenere il pubblico e, al contempo, di invitarlo ad una profonda riflessione sociale.

Le donne entrano in scena per la prima volta

Ma il più sostanziale progresso nell’attività teatrale derivò – come già accennato – dalla partecipazione delle donne, che entrarono finalmente in scena. La portata artistica e sociale di tale avvenimento fu poderosa. Artisticamente fu possibile attingere da un repertorio drammaturgico che si basava sull’artificio del camuffamento – la donna che finge d’esser uomo per rivelare solo infine la sua vera identità. Socialmente, invece, la partecipazione delle donne alle attività teatrali fu sintomatica di una sempre maggiore intenzione ad uscire dalla zona d’ombra, imposta dalla società patriarcale.

In quel periodo il corpo femminile era considerato “body enclosure”, non apparteneva alla donna, ma ai genitori e poi al marito. La donna virtuosa doveva essere vergine, non doveva parlare, non doveva uscire di casa, era ovvio quindi che non potesse neanche recitare. Tuttavia le licenze conferite ai drammaturghi  Killingrew e a Davenant, specificavano che ‘’tutti i personaggi femminili che in futuro entrambe le compagnie si fossero trovati a portare in scena potevano essere interpretati da donne’’ piuttosto che da uomini travestiti.

Ma si trattava di una forma di emancipazione femminile?

La presenza delle donne in scena fu apprezzata dal pubblico di tutti i livelli della società e diventò una fonte di attrazione. Il motivo? Aggiungevano una nuova sensualità alle rappresentazioni. Sin dai primi anni della Restaurazione vennero sfruttate tutte le potenzialità dei corpi femminili, invertendo addirittura il metodo tradizionale. Le donne iniziarono ad interpretare anche alcuni ruoli maschili travestendosi, indossando pantaloni stretti che mettevano in evidenza le gambe (breeches roles). Le attrici di quel periodo entrarono nella storia del teatro per la loro bellezza e sensualità, piuttosto che per le loro capacità interpretative.

La conseguenza maggiore e inevitabile fu quindi nuovamente l’oggettivazione del corpo femminile, che incoraggiò gli scrittori – uomini – ad includere sempre più donne nelle loro opere. Per il pubblico e anche per lo stesso re, le attrici rimanevano oggetti sessuali, nulla a che vedere con l’idea di uguaglianza. L’apparizione della donna sulla scena suscitò inoltre grande curiosità anche per quanto riguardava la vita privata delle attrici; una confusione tra arte e vita, per la quale le donne venivano identificate unicamente con il ruolo che interpretavano sul palco. La strada per l’autodeterminazione e liberazione della donna nella vita e nell’arte era ancora tutta da percorrere.

Alessia Ceci

Seguici su Google News